Musica

La musica bisestile. Giorno 123. Vinicius de Moraes & Toquinho

5 Novembre 2018

I più grandi cantori del Brasile moderno, coloro che sono stati capaci di unire poesia lirica e musica, rivolta giovanile degli Occidentali e smania di libertà dei Sudamericani, bossanova e musica popolare europea

 

VINICIUS & TOQUINHO

 

Dalla sterminata produzione del grande poeta brasiliano Vinicius de Moraes non ho scelto il disco migliore (non ne conosco nemmeno la metà), ma quello che aveva mio Papà, che aveva comprato come come cassetta per averlo in auto, pubblicato nel 1974, e che ascoltavo quando ero con lui in viaggio o quando lui, la domenica, costruiva aeromodelli di balsa a casa.

“Vinicius & Toquinho”, 1971

Da ignorante, quale sono, potrei ricostruire alcune righe biografiche per cercare di spiegare l’esistenza di un grandissimo poeta, e del suo fortunato incontro con un musicista giovanissimo che lo adorava, e che trasformò in musica molte delle sue migliori composizioni, di modo da trasformare quel duo nel più grande ambasciatore di un Brasile moderno, consapevole, non circense, intellettuale, malinconico, appassionato, ruggente, che aveva già alle spalle l’incontro con il jazz di Jobim, Chico Buarque e degli altri grandi degli anni 60 ed aveva costruito un incontro tra samba e bossanova che non c’era mai stato prima e morirà con loro. Ma ho già detto troppo.

Perché il mio amore per Vinicius & Toquinho nasce perché rappresenta i giorni più sereni della mia adolescenza. Quelli scanditi da “Gran Varietà”, da “Tutto il calcio minuto per minuto”, dalle grandi pulizie in cui eravamo costretti ad aiutare entro casa, e dai pomeriggi passati insieme a guardare la TV, come in questa foto di quegli anni – che sono tra i pochissimi ricordi sereni di un periodo tumultuoso e disperato della mia gioventù.

Da sinistra: Paolo Fusi, Fabio Fusi (avanti), Marcello Fusi, Sara Fusi (avanti), Elisabetta Fusi (1976)

Vinicius aveva ancora pochi anni davanti a sé, sarebbe morto sei anni più tardi, dopo 67 primavere vissute in una corsa pazza e selvaggia per il mondo, partendo dalla borghesia nascente di Botafogo prima della crisi economica, e passando per l’esilio, la fama internazionale, un dissiparsi che la mia generazione ovviamente ammira… Io avevo tutta la vita davanti, e pensavo che ne avrei fatte di tutti i colori, e mi sognavo, anziano, davanti ad un tavolino con la tovaglia a quadri, un quarto di vino, una chitarra. Ci sono andato vicinissimo, e comunque non sarei mai stato in grado di eguagliare la poesia di Vinicius o la tecnica di Toquinho. Ma questo non importa, il mio amore per loro non l’ho tradito, e li ascolto oggi con la stessa felicità di allora, e la loro musica non invecchia mai.

 

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