Musica
La musica bisestile. Giorno 317. Elio e le Storie Tese
Smettono dopo quasi 40 anni di carriera, e forse era davvero arrivato il momento giusto per farlo. Troppo bravi come musicisti, troppo mediocri come parolieri
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Non mi piacciono. Eppure sono, dal punto di vista tecnico, la band più eccezionale che io abbia mai sentito dopo la fine dei Mothers of Invention di Frank Zappa, che a mio parere sono il vero punto di riferimento di questo progetto. Un progetto natò a metà degli anni 70 al Liceo Einaudi di Milano, e rimasto un progetto culturalmente regionale, qualcosa di difficilmente comprensibile, nei riferimenti scherzosi, se non conosci la Milano da Bere e ciò che è venuto dopo, tra Varese, Bergamo e Brescia. Se non ci fosse questa straordinaria bravura manuale, li considererei musica etnica, come Van de Sfross. Non mi piace la volgarità gratuita, i doppi sensi facili, il ricorso continuo alla coprofagia, sperando di far ridere, quando la band non ha la necessità di usare questi mezzucci.
Ascoltate una qualunque canzone, ci troverete sincopi, salti di ritmo, contrappunti, costruzioni ardite persino per il free jazz, tutte cose stupende da ascoltare, se non ci fosse la voce fastidiosa di Stefano Belisari a dire scempiaggini. Eppure la canzone sul Primo Maggio, un sarcastico sfottò su quei concerti, divenuti un evento del tutto spogliato di significato, è un capolavoro. Da quel brano si capisce bene il discorso della band: suonare delle cover, mischiandole tra loro, con un testo nuovo, il più grottesco possibile. Molti dicono che la fase migliore di Elio e le Storie Tese sia stata prima del grande successo commerciale e della spettacolarizzazione in TV, culminata con la canzone su una nota sola suonata al Festival di Sanremo, che in una carriera seria sarebbe stata la pietra tombale sul gruppo. Se vai a Sanremo, e vuoi sfottere, allora devi avere un pezzo di qualità, non uno che sia più scadente persino della concorrenza, e vendere ciò per snobismo.
Quando, invece, si scherza in modo sottile (come nel “Pippero”, che gioca sulla famosa paventata commistione tra servizi segreti bulgari e lupi grigi turchi nel voler uccidere il Papa), Elio e le Storie Tese sono straordinari, e si dimostrano dei grandi innovatori nelle campionature: alcune delle canzoni nascono con il “taglia e cuci”, ma poi, dal vivo, loro sono già arrivati alla capacità di suonare ciò che prima era un gioco concettuale. Non mi stupisce che la band abbia deciso di smettere, ed è per questo che ho scelto, per presentarli, l’album di addio, che è anche una raccolta di successi. Decidono di smettere perché, oramai, si ripetono, sono monotoni. L’alternativa sarebbe quella di sfidare i propri limiti e mettersi a fare opere teatrali, che raccontino, con l’impareggiabile capacità strumentale della band, i temi fondamentali del mondo contemporaneo. Purtroppo la band non ha chi sia in grado di scrivere i testi per questo salto di qualità, quindi meglio smettere. Ma, dopo tutte queste frasi negative, l’onore delle armi: in questi ultimi 30 anni, in Italia, musicalmente non c’era nulla allo stesso livello.
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