Musica

iRap, quando le rime le scrive un computer

23 Agosto 2022

iRap è l’ultima tecnologia che promette di affiancare ogni rapper – o presunto tale – nella stesura delle sue rime. Si tratta di un software che sfrutta l’intelligenza artificiale per assistere ogni artista in tempo reale. iRap è in grado di ascoltare i versi e proporre parole che facciano rima con l’ultima parola contenuta in essi; di fatto, è come avere un vocabolario reattivo e responsivo, in grado di suggerirci all’istante come continuare il flow – il flusso di parole – nella composizione di una strofa rappata.

Una giovane startup dietro iRap

iRap è il primo prodotto sviluppato dalla giovane startup interamente dedicata al mondo della musica e, in particolare, del genere rap, BrainRap, la quale ha l’ambizione di combinare neuroscienze e musica.

Il loro software utilizza algoritmi piuttosto complessi per suggerire parole oppure frasi basandosi su cadenza, ritmo, significato oppure suono di quanto sia già stato detto. In tal maniera è capace di proporre, in tempo reale, spunti per continuare la strofa finchè si desideri farlo.

I creatori di iRap sono due musicisti: Micah Brown, cresciuto a south London nel sempre stimolante sottobosco grime, prodotto da Sony nel periodo di maggiore stimolo artistico e poi dedicatosi anima e corpo alla tecnologia, e CJ Carr, appassionato di metal e artista amatoriale originario di Boston e poi trapiantato in Gran Bretagna, dopo aver lavorato su progetti innovativi come un generatore di musica death metal basato su algoritmi simili a quelli posti nel cervello di iRap.

L’originale coppia, sicuramente ben assortita, si è incontrata a un evento tenuto a Boston dal MIT, il noto Massachusets Institute of Technology. Dopo aver trascorso alcune ore a fare beatboxing, i due hanno intavolato una conversazione su quanto fosse talvolta difficile, per i rapper, comporre le proprie rime. Dal pensiero di Brown e dalle competenze di machine learning di Carr è nata l’idea che poi, grazie all’incubatrice Abbey Road Red per startup musicali, e a un affiancamento di 6 mesi con gli esperti della branca tecnologica del celeberrimo – ed enorme – studio di registrazione britannico, è infine divenuto iRap.

“La connessione tra Abbey Road e i Beatles è nota a tutti ma qui si è esibito anche Kano. Per me che sono un inglese di colore e un sud-londinese cresciuto con poco, è un’opportunità fantastica quella di potermi formare all’interno di questa incubatrice.”

Ha detto Micah Brown al Guardian. La tecnologia interna di iRap si compone di diversi strati, svariati livelli di tecnologia.

La tecnologia di iRap

Il primo layer di iRap è una piuttosto semplice tecnologia che trascrive il parlato del rapper in forma testuale, visualizzandolo su schermo. La qualità della trascrizione è piuttosto accurata e il software sarebbe in grado di percepire numerosi suoni e pronunce, cosa non sempre scontata nella lingua inglese.

In seconda battuta, quanto detto viene trasferito a un processore il quale, in tempi veramente molto brevi, spezzetta l’ascoltato in parti del discorso, sonorità, sillabe e accenti. Infine, prima di restituire l’output visivo comprendente i suggerimenti per continuare la strofa, quanto udito viene fatto passare attraverso modelli di linguaggio che indicano le parole più adatte al fine di mantenere vivo il flow del rapper. Questa funzione può anche essere allenata, per così dire, aumentando o diminuendo le probabilità che, in risposta a una data parola, ne venga suggerita una specifica.

Dell’algoritmo chiave di iRap è proprietario CJ Carr, che lo ha ribattezzato Phonetilicious:

“È in grado di prendere in esame una frase e sostituirne sostantivi, verbi e aggettivi per massimizzare le allitterazioni senza perdere di significato. iRap può, ad esempio,  trasformare la mia frase ‘grande cane rosso’ in ‘colossale canino color cremisi’ fornendo un’alternativa ben più musicale e musicabile.”

Le rime sono solide ma l’algoritmo dà il meglio di sé con i sinonimi: le alternative sono sempre orecchiabili, piacevoli per il loro suono e pressoché sempre allitterate. Talvolta, però, sono troppo sciocche per essere davvero inserite in una canzone. A test effettuati dalla stampa, talvolta è risultato che iRap sia un pò vittima di alcuni sgradevoli pregiudizi umani: rappando la intro di NY State of Mind, immortale classico di Nas, alla parola “rapper”, il software riporta come sinonimi le parole “criminale”, “pappone”, “magnaccia” e “delinquente.”

Altri limiti sono stati notati ogni qual volta si utilizzi un linguaggio non standard, differente dalle canoniche forme dell’inglese britannico o nordamericano, il che potrebbe essere un problema dal momento che il rap ingloba forme di slang sempre nuove e recenti e terminologie provenienti dallo spagnolo, dal giamaicano o dai numerosi dialetti africani. D’altra parte, però, iRap si basa su processi di machine learning e, dunque, quante più persone lo utilizzeranno tanto migliore sarà la sua comprensione di modi di parlare più desueti.

Creatività del futuro?

Anche iRap entra di diritto nel dibattito su musica e tecnologia. L’intelligenza artificiale sarà un aiuto o una minaccia per il business musciale del prossimo futuro? Carr è decisamente schierato con la prima scuola di pensiero:

“Questi strumenti saranno semplicemente parte della dotazione degli studi di produzione, esattamente come oggi avviene con un sintetizzatore.”

Non tutti gli addetti ai lavori, però, sono d’accordo con lui. Molti infatti ritengono che essere un autore significhi possedere una propria libertà di pensiero e dire quel che si prova, senza farselo suggerire da nulla e nessuno. Diverso è però il discorso per chi scrive per altri.

Un tool come iRap può velocizzare molto l’operato di un autore che, grazie a esso, sarà in grado di trovare il modo di proporre concetti con le parole migliori per esprimerli. In fin dei conti, oggi non è raro che una singola canzone sia scritta anche da 10 diversi autori e avere nuovi stimoli può aiutare moltissimo chi opera in questa professione.

 

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