Musica

Immagina se John Lennon avesse compiuto 75 anni

5 Novembre 2015

Il 9 ottobre scorso, John Lennon avrebbe compiuto 75 anni. Per l’occasione la seconda moglie dell’ex beatle Yoko Ono ha organizzato una catena umana con 4 mila mani allacciate a Central Park per formare un gigantesco “peace sign”. Interpellata in quell’occasione, Yoko ha dichiarato che “John sarebbe stato molto, molto, molto scioccato da quanto sta succedendo nel Mediterraneo e in Europa”.

Ma come sarebbe stato l’avvenire di Lennon se la sera dell’8 dicembre 1980 non fosse stato assassinato all’età di 40 anni?

John aveva grandi progetti per il 1981.

Aveva pianificato di ritornare in studio per il nuovo album solista di Ringo Starr, da sempre rimasto vicino a John con cui molte volte collaborò, e si vociferava che l’ex batterista dei Beatles avesse quasi convinto anche George Harrison e Paul Mccartney  a dare una mano per il suo nuovo progetto. Poteva essere la prima riunione plenaria dei membri dei Beatles da quando fu rilasciato Abbey Road nel 1969, il loro ultimo vero album partecipato da tutti i fab four in studio.

Lennon inoltre stava coltivando un progetto per se stesso: voleva tornare in tour. Era dal tour americano del 1966 che l’ex frontman dei Beatles non prendeva parte ad una tournèe, e avendo scoperto da poco la passione per la navigazione in barca a vela John sperava di poter salpare da porto a porto, invece che usufruire del classico tour-bus da rock star. Un Beatle di nuovo “on the road” sarebbe stato un successo epocale.

Creativamente, John era in un ottimo momento quando tragicamente incontrò la morte. Nello stesso 1980 aveva rilasciato l’album Double Fantasy, una collaborazione con vari artisti e sua moglie Yoko, sancendo il suo ritorno ad un album di inediti dopo Walls and Bridge di quasi sei anni prima. Le idee nascevano nuovamente senza sosta nella sua mente geniale,  in modo straordinariamente naturale che John registrò talmente tanto materiale da comporre un nuovo album, Milk and Honey, uscito pochi mesi dopo la sua morte.

E intanto il mondo sperava in una reunion del gruppo più famoso del mondo. L’idea di una ricomposizione del gruppo aveva ossessionato i media sin dal 1970, quando Paul McCartney diede la notizia della sua dipartita dai Beatles: a John non andò giù che Paul avesse preso l’iniziativa, e pensava che l’avesse fatto in modo opportunistico per attirare attenzioni sul suo nuovo disco solista McCartney.

Ma si sa che il tempo cura le ferite, e nel 1976 l’idea di una reunion non era così improbabile: durante la diretta del Saturday Night Live del 24 aprile di quell’anno, il creatore dello show Lorne Micheals offrì ufficialmente un assegno da 3.000 dollari per avere i Beatles ospiti nel suo show e suonare almeno tre canzoni. Casualmente Paul quella sera si trovava proprio insieme a John nel suo appartamento presso il Dakota Building di New York e l’idea solleticò le menti dei due Beatle. Tuttavia John, che inizialmente propose a Paul di prende un taxi e presentarsi in studio, decise che era troppo stanco per farlo.

Ma nel corso del 1976 le novità per i fans non finirono quella sera. Durante un’intervista alla stazione radio WNEW-FM di New York ,John, alla domanda fatidica circa un’eventuale reunion dei Beatles, rispose in modo positivo. “Perchè no? Ci vedrei bene a fare qualche album. C’è sempre la possibilità di lavorare insieme”.

E ancora nel 1980,durante quella che sarebbe stata la sua ultima intervista, John disse a Rolling Stone che i fab four si sarebbero riuniti ma senza fretta. “Abbiamo un sacco di tempo, giusto?”.

A parte  fare musica e collaborare con i vecchi compagni di Liverpool, senza dubbio la presenza di John sarebbe stata dominante per il XXI secolo. Avrebbe potuto incidere sulle masse grazie alla  rivoluzione digitale come nessun’altra pop star: Lennon aveva un talento naturale nello sfornare slogan e farli diventare pietre miliari per migliaia di persone, basti pensare a “All You Need Is Love”, “Power to the People”, “Instant Karma”, “War is over (If You Want It)”, “Mind Games” e “Imagine”. Se solo Twitter fosse stato disponibile per i suoi anni da attivista!

E verso la fine della sua ultima intervista, John dimostrava di essere maturato e non poco. “La cosa più difficile è affrontare se stessi. E’ più facile gridare Rivoluzione e Potere alla gente , piuttosto che scoprire ciò che è vero e ciò che è menzogna dentro di te… quella è l’impresa più tosta, scovare la bugia che si nasconde dentro la tua vita! Un tempo ero convinto che la colpa fosse degli altri, che il mondo mi doveva qualcosa, che i fascisti oppure i conservatori oppure gli ebrei o i comunisti mi stavano facendo qualcosa di male. Questo è quello che pensi quando sei adolescente. Ora ho quarant’anni, ho capito come cazzo funziona! Pensi di essere il solo a cui la madre, il padre, la società hanno fatto qualcosa, e invece tutti ci sono passati. La maggior parte degli stronzi accetta l’ordine casuale delle cose e altri riflettono su quello che succede. È stato così che ho scoperto che io ne sono personalmente responsabile, che io e loro siamo un tutt’uno, che non c’è separazione e alla fine è sempre con me stesso che devo fare i conti, ogni giorno”.

Nel nostro 2015 John avrebbe compiuto 75 anni, e non ci serve sapere come avrebbe cambiato il panorama culturale moderno per essere certi che l’avrebbe fatto. Ma possiamo certamente immaginarlo.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.