Musica

Il rocker di Detroit che è sopravvissuto alla Ford

29 Ottobre 2021

Mentre, in California, i giovani scoprono il surf, vanno a fare gli hippies nel deserto, scoprono l’impegno politico ed affollano i bar in cui suonano i più grandi di sempre, dall’altra parte dell’America, a Detroit, Bob Seger, finito il liceo, guida un camion che trasporta pezzi di ricambio della Ford. Il posto l’ha avuto perché il sindacato, vista la situazione grave della famiglia (il padre, tecnico alla Ford, era scappato in California con una ragazzina quando Bob aveva 11 anni), ha trovato a lui ed a suo fratello un lavoro per aiutare la famiglia.

Bob ha turni di guida pazzeschi, rotte che lo portano in giro per tutta la costa est, e che lo convincono del fatto che in sindacato stia facendo troppo poco per le migliaia di operai del Michigan che lavorano per il colosso automobilistico. Sogna di fare il hobo, come Woody Guthrie, ed ha imparato a suonare la chitarra e il piano, ma non ha certo molto tempo per girare la sera nei bar. Lo fa lo stesso, con una band di amici del liceo, i Decibels, che suona versioni aggressive della musica folk del Greenwich Village di New York – la musica dei “colletti blu”, gli operai delle fabbriche, contrapposti ai fighetti delle università ed ai colletti bianchi della nascente élite finanziaria della Grande Mela.

Le foto dei manifesti della Silver Bullet Band, con il simbolo dei “colletti blu”

Il suo migliore amico, Glenn Frey, ottiene un contratto come chitarrista di Linda Ronstadt e, quindi, insieme a Don Henley, fonda gli Eagles e va a vivere in California, la Terra Promessa al di là dei canyon della solitudine di quell’America centrale abbietta e terribile che ogni giovane di Detroit sogna di poter scavalcare, un giorno o l’altro, come Sal Paradiso di “On the road”. Ad un concerto di Linda, Bob incontra Edward “Punch” Andrews, un produttore amante dei Beatles che è convinto di poter creare un rock di Detroit fatto di testi politici, di rabbia, di aggressività, ed ha sotto contratto dei ragazzi che si fanno chiamare Grand Funk Railroad e stanno per diventare famosi in tutto il mondo.

Bob ha scritto una canzone, “East side story”, che racconta la disperazione e la solitudine dei ragazzi che non fanno parte dell’epos newyorkese, dove si scontrano (e si mischiano) italiani, irlandesi, latinos, neri, ma vanno quieti, a capo chino, in fabbrica, e passano i weekend non ad ubriacarsi, ma con le famiglie, oppure riposando. La canzone diventa un inno degli operai di Detroit, e convince Punch a far registrare alcune canzoni di Bob. Ci mettono sei mesi, che Bob ogni lunedì mattina alle 5 è col suo camion in fabbrica e torna, se tutto va bene, venerdì pomeriggio, dopo aver guidato, mangiato e dormito nella sua cabina per migliaia di chilometri: “Quando arrivavo in studio puzzavo di olio e benzina, ed a 21 anni mi erano già venuti i primi capelli bianchi. In sala di registrazione picchiavo sui tasti come un forsennato, e ci volevano diverse prove finché mi calmassi e mi uscisse il rumore del motore dal cervello”.

Bob Seger e Bruce Springsteen agli inizi, dopo un concerto a Detrot del 1974

Nel 1968, due anni più tardi, la minuscola casa discografica di Punch viene comprata dalla Capitol Records, che a sua volta viene comprata dalla EMI. Il secondo disco di Bob viene venduto in tutti gli Stati Uniti e lui diventa l’eroe bianco di Detroit, l’unico le cui canzoni vengono suonate anche dalle radio che collaborano con la Motown: “Per gli operai del Michigan non importa se sei nero, giallo o verde. Alla fine della giornata siamo tutti grigi e stremati, ed il soul non era tanto lontano dalle cose che scrivevo, che erano considerate country-rock”. Ma non basta a mantenere la famiglia.

La villa di Bob Seger sulle rive del lago Michigan

Fino al 1972, quando Eric Clapton gli fa aprire i concerti del suo tour, e Bob inizia a lavorare con Aretha Franklin e gli altri grandi del tempo. Il suo nuovo gruppo, la Silver Bullet Band, nel 1975 registra a Detroit un disco doppio dal vivo, “Live Bullet”, che si vende milioni di volte in tutto il mondo. Da quel momento in poi la strada è in discesa, ed oggi Bob è uno dei musicisti più famosi, ricchi e premiati d’America. Quando registrano la sua canzone più famosa, “Old time rock’n’roll”, a recitare nel video ci sono due giovanissimi Tom Cruise e Heidi Klum, oltre al pupazzo Alf. Insieme alla sua quarta moglie ed ai loro due figli, Bob vive ad Orchard Lake, nella periferia di Detroit: “Sono figlio di quest’acqua e di questa polvere che riempie l’aria”.

Non è mai andato a vivere in California: “Non mi piace la gente laggiù. Non mi piacciono i fricchettoni. Sono uno che lavora, ed ho aiutato in campagna elettorale Barack Obama, che considero il più grande presidente degli Stai Uniti. La domenica, con mia moglie, vado a giocare a biliardo al sindacato in cui andavo da ragazzo. Siamo sempre gli stessi, anche se invecchiati. La Ford esiste ancora, ma non è più il mostro di allora, è fallita più volte, è stata venduta alla General Motors e poi ancora e ancora. E noi, invece, siamo ancora tutti lì”. A 75 anni fa ancora politica attiva: “Sono un estremista di centro. Bisogna avere soluzioni intelligenti, non slogan. Bisogna salvare il pianeta e, se possibile, quel poco di umanità rimasta. Di parole come destra o sinistra non so che farmene: non guido più il camion”.

 

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