Costume

‘Il paese dei coppoloni’ di Vinicio Capossela arriva al cinema

15 Dicembre 2015

Nel piccolo ci sta tutto. Ed i 25 anni di carriera di Vinicio Capossela sono un’ottima occasione per fare un quadro di sintesi tra passato e futuro di un’artista che si è perdutamente innamorato delle sue radici. Quelle che lui stesso ha definito radici ‘portabili’, che ci rendono e si rendono riconoscibili ovunque ci troviamo. Perché Capossela, nel suo libro ed in questo film che ne porta il nome, esplora i miti e gli istinti che tengono assieme villaggi e nazioni. “E non è un caso che si animi come non mai quando parla delle sue origini ancestrali”, dichiara Clive Davis sul Times. Questa che arriva al cinema con un’opera originale e inedita che accompagna lo spettatore proprio in quel “paese dei coppoloni” che aveva ammaliato tutti i suoi lettori. Il tutto accompagnato da musiche inedite tratte dal suo prossimo album ‘Canzoni delle Cupa’. Questa produzione cinematografica laeffe, PMG e LaCupa debutterà sul grande schermo con un evento speciale martedì 19 e mercoledì 20 gennaio 2016, distribuito da Nexo Digital (primo elenco delle sale disponibile su http://www.nexodigital.it/1/id_437/Nel-paese-dei-coppoloni.asp).

Un viaggio cinematografico – geografico, musicale e fantastico – narrato, cantato e vissuto in prima persona da Vinicio Capossela, in quel territorio giacimento di culture, racconti e canti che hanno ispirato l’ultimo romanzo dell’artista e da cui trae linfa il materiale del suo prossimo disco di inediti. Un mondo che la Storia ha seminterrato, ma che fa sentire l’eco e il suono se gli si presta orecchio e ci si dispone al sogno. Diretto da Stefano Obino, “VINICIO CAPOSSELA – NEL PAESE DEI COPPOLONI” si svolge in Alta Irpinia, in “quelle terre dell’osso” in cui “un paese ci dice di tutti i paesi del mondo”, tra trivelle petrolifere e case abbandonate, pale eoliche e vecchie ferrovie, boschi, animali selvatici e paesaggi incontaminati. Sono questi i luoghi in cui l’ispirazione letteraria e musicale di Vinicio Capossela è diventata realtà, restituendo il ritratto di un’Italia forse perduta e dimenticata, ma che ancora oggi vuole raccontare la sua storia e la sua energia: le voci, i volti, i personaggi, le tradizioni popolari, gli sposalizi, le musiche che percorrono le vene dei sentieri della Cupa, le litanie delle mammenonne, le cumversazioni in piazza, le chiacchiere dal barbiere, le passeggiate sui sentieri dei muli, la Natura selvaggia e resistente.

Un luogo immaginario che diventa reale, uno spazio fisico che si trasforma in pura immaginazione. Un’occasione unica per seguire il “musicista viandante” Capossela in questo viaggio a doppio filo sul fronte della musica e del racconto in un mondo che affronta ormai da 15 anni, accompagnati da una colonna sonora originale che anticipa cinque brani inediti del suo prossimo lavoro discografico, “Canzoni della Cupa”, la cui uscita è prevista per il 2016, oltre a includere performance live di classici come “Il ballo di San Vito” e “La marcia del camposanto” fino al tributo a Matteo Salvatore, “straordinario cantore dello sfruttamento nel latifondo meridionale”. Ed in questa ricerca delle radici la musica gioca per Vinicio un ruolo essenziale. “Vorrei sapere quanto è stata importante la musica popolare, soprattutto del Meridione e in particolare Irpina. Non poco, a sentire il concerto del Formicoso…”, ha detto lui stesso. Ed ha iniziato da tempo a scrivere un lavoro che si chiama “Canzoni della Cupa”, che per diversi motivi per ora non è stato pubblicato. “Bob Dylan della musica tradizionale diceva che non ha nulla di rassicurante ed è fatta di spine, di creature notturne, di sangue, di cose misteriose. La penso allo stesso modo e scelsi quel titolo pensando alla parte del Meridione dove il sole non batte quasi mai: spesso è lì che si verificano le apparizioni più misteriose, frutto anche dell’immaginario popolare”.

Per questo suo nuovo viaggio discografico Vinicio ha trovato ispirazione in un grande maestro come Matteo Salvatore di Apricena, vicino Foggia, che purtroppo è scomparso tempo fa. “Credo che sia stato una figura unica nella musica tradizionale, che in molti altri casi è troppo influenzata da stilemi folkloristici che io non amo. Mentre amo profondamente la verità disadorna che viene tramandata, che c’è dietro la radice”. Matteo Salvatore, con la sua voce e la sua chitarra, è stato il più straordinario cantore dello sfruttamento della civiltà contadina. Le sue “Canzoni della Cupa” Vinicio le ha già proposte nel 2008 nel concerto per il “Formicoso”, per dare voce a quella terra mitica, un luogo di grano, di vento, di silenzio. E quella serata potrebbe essere stata una anticipazione di questo nuovo disco in uscita nel 2016. Oppure potrebbero essere altre le canzoni di quel sentiero della Cupa su cui Vinicio promette di portarci per mano con le sue nuove canzoni.

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