Benessere
Il misogino Stevie scopre l’amicizia
Nella Birmingham dei primi anni 60, tutti sapevano chi fosse Steve Winwood – Stevie. A 12 anni ha iniziato a suonare in complessini blues, mettendo insieme compagni di scuola cui lui insegnava, canzone dopo canzone, tutti gli accordi, perché suonava l’organo, la chitarra, il basso e (un pochino) il sassofono. Ovvio che, due anni dopo, quando la sua fama era arrivata fino a Londra, lo cercassero le migliori band del paese. Il produttore Chris Blackwell lo convince ad entrare nella band di Spencer Davis, che è tra i primissimi musicisti di blues-rock bianchi. Stevie lo ripaga con tre canzoni di sua composizione che, tra il 1964 ed il 1965, battono i Beatles nelle classifiche dell’epoca.
Suo fratello Muff racconta: “Era un ragazzino terribilmente introverso che passava ore ed ore chiuso in camera a suonare, oppure per strada a correre da solo come un cavallo. Non aveva amici, era spaventato dalle ragazze, anche perché, quando iniziammo a suonare nei locali di Birmingham, lui era un eroe e loro avevano tutte almeno cinque anni più di lui. Era convinto di non valere nulla. Per avere lui, però, Chris prese anche me, che sono meno che mediocre – ma in quei due anni Stevie è fiorito come nessuno credeva fosse possibile, ed a quel punto era certo di una sola cosa: avrebbe vissuto per la musica”.
Sicché, ora che si può scegliere i colleghi, abbandona Spencer Davis e convince alcuni ragazzi di Birmingham, che lui considera i migliori, a creare una nuova band di rock psichedelico, che si chiamerà Traffic. Stevie suonerà il piano, Jim Capaldi la batteria, Dave Mason la chitarra e Chris Woods il flauto ed il sax. Quando affittano un cottage per preparare ei demo, iniziano subito a litigare. Stevie fa come sempre: scrive le parti di ciascuno per ogni brano, assoli inclusi. Ma stavolta ha di fronte a sé adulti che hanno già un nome, e non sono pagati da Blackwell per accettare i comandi di un ragazzino di 17 anni.
Parallelamente Stevie ha iniziato a suonare delle jam sessions insieme ad un certo Eric Clapton, e quindi non trascura occasione di segnalare a Dave che lui, rispetto a “Slowhand”, è una mezza pippa. Naturalmente finisce in caciara dopo una settimana e la nuova band, chiamata Traffic, sembra morta prima di nascere. A quel punto Muff chiama Chris e Nicole Weir – una ragazzina di Birmingham che Stevie aveva convinto ad imparare i cori di alcune sue canzoni: “Non sono solo suo fratello, ma anche il suo calmante. La gente vede il genio incredibile di Stevie e dimentica il fatto che sia un ragazzino spaventato ed insicuro. Chris gli ha fatto da padre, e Nicole, che lo ha capito da subito, è stata per anni l’unica figura femminile nella sua vita misogina”.
Stevie accetta l’autorità di Chris Blackwell, e sotto la sua direzione i Traffic registrano i primi grandi capolavori psichedelici della seconda metà degli anni 70. Finché, durante la registrazione di un album, Clapton lo chiama e gli propone di far parte di un supergruppo, i Blind Faith, nei quali suonerà anche il genio della batteria di quegli anni, Ginger Baker. Detto, fatto. Stevie lascia la band, Mason giura di non volerlo mai più vedere in faccia, i Bilnd Faith registrano un album d’esordio famosissimo e poi implodono, perché Clapton e Baker sono quasi sempre strafatti, e Stevie non prende nulla, nemmeno fuma, e non beve. Quando è teso va in campagna e corre, da solo, come il cavallo che è sempre stato, finché non è sfinito.
Nella primavera del 1970 Stevie ha 22 anni ed ha alle spalle una carriera pazzesca, ma è a un bivio. Litiga con Chris, che sostiene che la cosa migliore da fare è di fare il cantante solista ed organizzargli una band dei migliori musicisti in circolazione per la sala di registrazione e per i tour. Stevie accetta ed inizia a lavorare. Registra due canzoni, poi scompare per due giorni, nessuno sa dove sia finito, alla fine lo segnalano come scomparso alla polizia. Ma lui è a casa dei genitori, e solo Nicole lo sa. Dopo due giorni quasi catatonici, Stevie esce e va a trovare a casa, uno alla volta, Jim, Dave e Chris.
Chiede loro scusa, di essere perdonato, e dice che gli mancano, che vuole tornare a suonare con loro, alle condizioni che loro metteranno: “La parte migliore della musica è quando provi e, improvvisamente, nasce un’armonia perfetta ed inusitata, un miracolo che sospende ed unisce la vita di tutti, una magia indescrivibile. Io l’ho provata solo con i Traffic. Per questo sono andato a cercarli. Nel mio modo introverso, in questo modo ho scoperto il significato della parola amicizia”.
Il nuovo disco, “John Barleycorn must die”, è uno dei pochissimi capolavori della musica rock che, anche dopo 50 anni, è ancora valido come il giorno della sua pubblicazione – un gioiello perfetto, fatto di brani complessi e melodiosi, di un’alchimia perfetta. E si apre con una suite il cui primo brano, un pezzo orchestrale di Stevie, si chiama “Glad”. Felice. Come un ragazzino che, dopo una lunga notte di pioggia, ha scoperto il camino acceso dei suoi amici, e di non essere solo al mondo.
Devi fare login per commentare
Accedi