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Il concorso di colpa – i Rolling Stones a Lucca
Metto subito in chiaro una cosa: io sono un fan sfegatato dei Rolling Stones ed ero presente al concerto di Lucca il 23 settembre. Detto questo, veniamo ai fatti: cosa è successo? Perchè negli ultimi due giorni c’è stata una vera e propria rivolta del pubblico contro l’organizzazione del Lucca Summer Festival?
Facciamo un passo indietro: da vent’anni a Lucca si svolge questo festival musicale tra i più belli d’Italia, al quale hanno partecipato grandissimi nomi nelle edizioni passate (David Bowie, Ray Charles, James Brown, Eric Clapton, B.B. King, Bob Dylan, Elton John…) e la caratteristica atmosfera intima di piazza Napoleone, col palco a ridosso del palazzo comunale, dava quel senso di esclusività e diversità agli eventi rendendoli allo stesso tempo fruibili per tutti, con cifre decenti per i biglietti e senza folle oceaniche da stadio.
L’organizzazione D’Alessandro e Galli decide per il 2017 di provare il colpo della vita: far esibire a Lucca niente meno che i Rolling Stones. Il Comune di Lucca, ovviamente, tenta il colpo insieme a loro e gli sponsor vanno in fibrillazione. E dopo varie difficoltà, il colpo riesce. Ottimo, bravi tutti.
Altro passetto indietro però: i Rolling Stones hanno un’età media di 73,5 anni e il loro ultimo album Blue & Lonesome, composto da cover blues, sembrava dare una (tarda) svolta alla band e dichiarare: “cari amici, abbiamo una certa età, è ora di smetterla di fare i ragazzini con i tour mondiali negli stadi, ritorniamo alle origini, al blues, e inizieremo ad esibirci in location più contenute ma dove potremo suonare ancora per qualche anno come anziani e fenomenali bluesmen”.
Ed eccoci al punto: l’ avidità. I Rolling Stones, davanti alla possibilità di riempire ancora una volta gli stadi di mezzo mondo con cifre di pubblico tra i cinquanta e gli ottantamila paganti, non ci hanno pensato due volte: hanno messo in scaletta due pezzi blues e hanno mantenuto gli altri 18 pezzi rock da stadio fotocopiando le scalette dei precedenti tour (tra l’altro molto recenti). Quindi a Lucca niente piazza Napoleone, bensì un allestimento colossale fuori dalle mura della città, ma senza avere uno stadio (quindi senza gli spalti e gli anelli). Diciamoci le cose come stanno: per i Rolling Stones non esistono leggi di mercato che li obblighino a fare esclusivamente tour da stadio davanti a queste moltitudini. Nel 1995 decisero di interrompere la trafila degli stadi e fare un tour europeo nei teatri. Quindi se vuoi, puoi.
Se il prezzo medio di un biglietto per gli Stones è di circa 110 euro, fate un po’ di conti moltiplicandolo per il numero dei paganti e per il numero delle date del tour. Io non so quale percentuale arrivi nelle tasche di Mick Jagger e soci, ma i numeri di un solo tour sarebbero sufficienti per mantenere la mia famiglia per le prossime dieci generazioni. Figuriamoci se loro quattro ne abbiano ancora bisogno, dopo cinquantaquattro anni di concerti. E invece il guadagno stellare fa da padrone.
A questo punto D’Alessandro e Galli, il Comune di Lucca e gli sponsor seguono a ruota e ognuno di loro percepirà (ipotizzo) percentuali di guadagno molto grosse grazie alla presenza degli Stones nella loro piccola città.
In un mondo ideale e in una dimensione parallela, gli organizzatori avrebbero dovuto tirarsi indietro, pagare le eventuali penali e dichiarare: “per il bene del pubblico e della città evitiamo di ospitare il concerto dei Rolling Stones perchè Lucca non è una città strutturata nel modo adeguato per ospitare in un prato fuori dalle mura 56 mila persone, servirebbe uno stadio come San Siro. Non solo i 3/4 di voi non vedrebbero niente sul palco, ma ci sarebbero anche grossi rischi per la vostra incolumità”.
E’ ovvio che questo non potrà mai accadere, nè in Italia nè all’estero, di fronte a certe percentuali di guadagno. E allora l’organizzazione si è mossa molto bene (a parer mio) nelle settimane precedenti al concerto, inviando a tutti i fan svariate email sull’organizzazione logistica, trasporti extra, parcheggi, regolamenti, tempistiche, per far sì che tutti fossero preparati al meglio e non succedessero problemi di varia entità durante l’evento. Sicuramente sapevano di fare qualcosa al di là delle proprie capacità e con un elevato rischio, forse andando decisamente al di sopra anche delle possibilità economiche sulle spese vive di queste settimane (quindi dovendo versare extra budget in anticipo). Insomma, Davide che cerca di portare a casa Golia, sperando che il gigante non rompa niente, altrimenti poi bisogna fare i conti con mamma.
Una volta arrivato il 23 settembre, sembrava funzionare tutto: le chiusure sequenziali delle strade, il posizionamento degli ingressi, i parcheggi, la viabilità, la gestione della massa di persone gigantesca dentro e fuori le mura. Ad essere onesto, io prima del concerto ho visto solo gente felice di essere lì.
Però la brutta sorpresa era annunciata: si apre il primo ingresso e tutti si schiacciano gli uni sugli altri, perchè vogliono arrivare nel prato B per primi e riuscire ad accaparrarsi un fazzoletto di spazio da cui sia visibile il palco. Quindi senza avere davanti l’enorme regia audio e video e senza avere la vista preclusa dai banner degli sponsor. E questo perchè? Perchè 56 mila persone in una spianata orizzontale non vedranno mai il palco. Solo alcune migliaia che staranno davanti ce la faranno, gli altri guarderanno lo spettacolo sui megaschermi. Ambulanze, soccorsi, problemi.
Poi ci si accorge che i bagni chimici sono pochi e posizionati solo da un lato della location, gli accessi per i disabili sono inadeguati e pochissimi, l’acqua e il cibo vengono distribuiti con il metodo del token (scomodo e costoso) e mancano indicazioni precise per il pubblico una volta all’interno dello spazio. File chilometriche, risse, ambulanze, soccorsi, problemi.
Io però mi sono anche reso conto che come al solito gli italiani non sanno fare una fila, portano con sè tutti gli oggetti che sono vietati (ben sottolineati nelle comunicazioni), scavalcano le transenne per fare i furbi, insultano senza motivo i poliziotti o i ragazzi dell’ organizzazione appena li hanno a tiro, favoriscono il bagarinaggio dei biglietti e assumono tanti altri comportamenti incivili di cui sono stato testimone in quelle ore.
Dato di fatto una volta iniziato l’evento: su 56 mila persone si sono goduti il concerto circa in 20 mila, ovvero chi stava nel prato A, chi stava nei pit, chi nei primi posti in piedi del prato B e gli invitati nei palchetti vip. Alla fine del concerto c’è stata l’apocalisse: nessuno sapeva da che parte uscire, le persone dell’organizzazione non erano sufficienti, non c’erano indicazioni, sono stati chiusi alcuni varchi per sicurezza e si sono scatenate scene da mandrie inferocite nel prato e in giro per le strade. Era come Pamplona a San Firmino. Ho letto anche di atti vandalici sulle proprietà private di Lucca e addirittura di gente che orinava sui portoni delle case della città.
Quando l’ordine e l’organizzazione di un evento vanno fuori controllo, se incontri l’inciviltà e la maleducazione delle persone si forma un mix letale. E’ andata molto bene, alla fine dei conti, che non sia successo niente di gravissimo. Ancora una volta, molta fortuna.
Oggi, 25 settembre, arriva il comunicato del Codacons, praticamente contemporaneo a quello della D’Alessandro e Galli. Questi ultimi ringraziano tutti per il grande successo del concerto, i primi invece fanno un esposto ufficiale contro l’organizzazione annunciando un’azione risarcitoria collettiva congelando i proventi dell’evento tramite la Procura (https://codacons.it/rolling-stones-lucca-codacons-studia-azione-risarcitoria-collettiva-chiede-procura-sequestro-cautelare-dei-proventi-del-concerto/).
Sembra che la D’Alessandro e Galli in un’intervista a Il Tirreno abbia risposto in modo molto arrogante dicendo che se gli spettatori si sono lamentati perchè non hanno visto niente dal prato, allora dovevano spendere di più e acquistare un biglietto per altre zone in cui si vedesse meglio il palco. Faccio presente che il biglietto secondo loro “più basso” costava 115 euro. Se fosse vera questa dichiarazione, sarebbe un grave problema, soprattutto per l’immagine di questa società che da vent’anni organizza uno dei festival musicali più belli nel nostro Paese. La Procura sequestrerà i proventi? E in che parte? Verranno chiesti dei risarcimenti? E a favore di chi? Sicuramente non verranno sequestrate le percentuali di Jagger e Richards.
In conclusione si tratta di concorso di colpa: voglio realizzare quello che non posso, ci provo lo stesso, era meglio organizzare con meno gente, la casa discografica però vuole quelle cifre, gli Stones vogliono spettacolo e incassi da stadio, a noi tutti conviene ma non siamo pronti, vediamo come va. Organizzazione, Comune, sponsor, casa discografica e i Rolling Stones: tutti nel calderone dei colpevoli. Però io ci metto anche parte del pubblico, perchè se si imparasse a comportarsi civilmente ai concerti, allora i disordini non si accentuerebbero.
Concludo dicendo che, nonostante queste riflessioni e i disordini accaduti (e che probabilmente proseguiranno per vie legali) i Rolling Stones si sono esibiti in un grande spettacolo, degno della loro storia e delle loro incredibili capacità da musicisti nonostante l’età avanzata. Hanno intrattenuto per più di due ore tre generazioni estasiate al loro cospetto. Gente di questo calibro non esisterà più nel mondo della musica. Ecco, alla fine è uscito il fan che è in me. Scusate.
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