Musica
I migliori album del 2018
Anche quest’anno volge al termine, e come di consueto ho stilato l’elenco – assolutamente personale – dei migliori album del 2018.
Playlist – Salmo
E’ un ritorno in grande stile quello di Salmo Lebon. E’ un artista che si è evoluto, ma non ha abbandonato la rabbia e la grinta che lo hanno sempre contraddistinto.
Il suo è, senza ombra di dubbio, il miglior disco dell’anno per quanto riguarda le tematiche e la varietà di generi presenti nei suoi brani.
Con queste 13 tracce si afferma come artista a tutto tondo: riadatta le nuove tendenze musicali, come la trap, senza mai cadere nel banale o scimmiottare qualcosa di già sentito, fornendo spunti innovativi, e al contempo restando sempre legato alle proprie radici.
Ogni brano è una potenziale hit, nonostante la varietà stilistica e tematica: arrivando persino a scrivere una canzone d’amore come “il cielo nella stanza”.
“Playlist” mette in risalto l’ipocrisia dell’Italia odierna – con una critica spietata ed ironica – smascherandone le innumerevoli paure: un disco che oserei definire ‘impeccabile’.
Boccadoro – IRBIS 37
IRBIS 37 è il progetto più innovativo ed interessante che possiamo trovare oggi in Italia.
Questo collettivo è nato a Milano nel 2016 ed è composto da Irbis 37 (Martino Consigli), che l’autore dei testi, e da Logos.lux (Davide Fanelli) e d.Noise (Giorgio Miccolupi), che si occupano della produzione. Il loro è un suono consapevole e sofisticato, nonostante la giovane età. Irbis 37 propone una musica istintiva, primitivamente sensoriale, che oserei definirla al limite dello spirituale. Stiamo parlando di pura estetica dell’emozione, una minuziosa ricerca del singolo dettaglio: ogni onda sonora sembra studiata e scientemente collocata, proprio per arrivare dritta allo stomaco di colui che ascolta. Stiamo parlando di uno stile mai sentito, ma che lontanamente lo si può assimilare ad alcune canzoni di Russ come What They Want o Ain’t Nobody Takin My Baby. L’esordio, con Boccadoro, non ha fatto il dovuto clamore, ma è bastato ad attirare l’attenzione di un’etichetta discografica come Undamento che sta avendo una crescita celere e inarrestabile – avendo lanciato artisti del calibro di Coez, Frah Quintale e Dutch Nazari. Dal 2018 sono dunque entrati ufficialmente nel team di Universal publishing e in Undamento, tant’è che hanno aperto i concerti del tour invernale di Frah Quintale, nelle date di Bologna, Milano e Torino. Segnatevi questo nome perché ne sentirete veramente delle belle.
Il fuoco in una stanza – The Zen Circus
Il fuoco in una stanza è il decimo album degli Zen Circus. E’ un disco che parla di legami, o meglio, di catene che ci tengono connessi – o ancorati – alle nostre radici.
Nel 2014 scrissero ‘gli altri siamo noi, gli altri siamo tutti’, e questo album ne è stato la concreta dimostrazione. E’ una raccolta di storie: storie personali e delle persone alle quali sono indissolubilmente legati da catene più o meno invisibili.
Gli Zen Circus sono stati in grado di narrare di quei rapporti uomani che li hanno segnati, rendendoli ciò che sono. E’ un lavoro di quasi due anni, iniziato quattro mesi prima che uscisse “La terza guerra mondiale”, il loro album precedente.
‘Il fuoco in una stanza’ è il disco su cui hanno lavorato di più in studio, e forse – dal punto di vista musicale – il più eterogeneo.
La penna di Appino è sempre la stessa: intrisa di intimità, malinconia, e una sorta di nichilismo attivo, sempre mantenendo il costante obbiettivo di affrontare i fantasmi del proprio passato.
Ripudia le menzogne metafisiche e gli artifici che ci propone la società odierna – accettandone la caoticità – senza arrendersi ad essa.
Durante la sua carriera da solista, Appino, è stato sempre in grado di mettersi più a nudo rispetto alla carriera portata avanti con gli Zen Circus, ma con quest’ultimo album ha esposto maggiormente questa caratteristica.
Gli Zen Circus sono un gruppo che parla di vite e vita, ma per quanto vi sentiate vivi, ricordatevi sempre che tanto ‘vivi si muore’.
Cose Pese – Maiole
Il 26 ottobre, Maiole fa uscire l’album “Cose pese”, anticipato dai singoli “Tinder”, “Crescendo”, e “Sicuro di me”. Il producer e beatmaker casertano – con questo nuovo lavoro – sperimenta, osa e amplia l’utilizzo della propria voce, e si è rivelata una scelta vincente.
Ma cosa c’è di peso in questo album? Lo scopriamo analizzando alcuni dei sette brani basandoci sui commenti realizzati da Maiole stesso in alcuni post su Instagram.
Sicuro di Me è l’unico brano che è stato scritto a Santa Maria e non a Bologna come tutti gli altri. L’artista racconta che “è una canzone per farsi forza: l’estate per me è sempre stata difficile e si prospettava un anno di grossi cambiamenti. Alla fine è andata bene. Mi sembrava anche giusto iniziare il disco con una botta di sicurezza; dal vivo farà tremare le pareti!”.
Cose Pese è l’unico brano che vanta una collaborazione. Stiamo parlando di Masamasa, classe ’97 – anche lui casertano trapiantato al Nord. E’ una canzone d’addio alla sua esperienza bolognese, ed è la ‘canzone simbolo’ – che racchiude il significato dell’intero album. L’intento di questo brano – rivelatosi efficace – è stato quello di sopperire alla necessità di raccontare cose pese, con una narrazione e una composizione frivola. Il rapporto di Maiole col brano ’Tinder‘ è un rapporto di odi et amo, caratterizzata da un’ossessione ambigua. E’ il pezzo che entra in testa con maggiore facilità tra tutte le canzoni dell’album, è delicata, parla dell’amore dei nostri tempi e viene accompagnato da un arrangiamento sinuoso e sensuale. Pippare è un pezzo alquanto didascalico, ed è uno di quei pezzi che più rappresenta la volontà di trattare di quelle ‘cose pese’ in modo leggero. Blue Ray invece è stata la prima canzone che Maiole ha scritto, e che inizialmente non era stata pensata per essere cantata da lui stesso. “É una canzone che parla di noia e problemi del primo mondo ed è il momento del disco in cui mi sono più divertito con l’elettronica e la cassona. Aspettatevi novità riguardanti questo brano”.
Senza ombra di dubbio Crescendo è il miglior brano dell’album, ed è la canzone più pop. Le parole semplici e il beat trascinante sono il giusto mix che da vita a un’atmosfera spensierata.
Blue karaoke – Mecna
E’ un Mecna inedito quello che scopriamo col suo ultimo lavoro, “Blue Karaoke”.
Il suo stile è in costante evoluzione, ma la sua penna è precisa e punta sempre al cuore dell’ascoltatore. E’ uno dei pochi artisti italiani in grado di mettersi completamente a nudo nei suoi testi, raccontano anche di vicende estremamente personali. Se i testi di Corrado possiamo considerarli una costante e una garanzia, ciò che invece varia realmente in questo album è la produzione. L’evoluzione di Mecna è continua, ma sempre abbastanza graduale: partendo da Disco inverno, passando per Laska e Lungomare Paranoia. Invece con quest’ultimo lavoro Mecna sorprende un po’ tutti, inserendo tracce anche molto più dance – molto più ballabili – ma che hanno tra loro una sorta di fil rouge che le lega.
E’ un’artista fuori dal comune, che troppo spesso viene sottovalutato, ma ha tanto da dire se si hanno le orecchie per ascoltare.
Rockstar – Sfera Ebbasta
Quest’anno è stato il suo anno, e tra i migliori album del 2018 non possiamo non inserire Sfera Ebbasta con “Rockstar”. Il trapper di Cinisello si è guadagnato l’appellativo di Re Mida, perché tutto ciò che tocca diventa oro, o meglio, diventa platino.
Conquistando ben due dischi di platino, Sfera Ebbasta, si annovera di diritto in questo speciale elenco, grazie a un disco composto unicamente da hit.
Che siate dei ragazzini o degli adulti – che siate fan o meno – sicuramente avrete sentito parlare di lui, e di certo non solo per la tragica vicenda di Ancona. Piaccia o non piaccia, Sfera è l’artista italiano del momento. Tralasciando le tragedie, e i suoi numerosi e infelici riferimenti alla codeina, per lui parlano i numeri da capogiro che continua a far crescere. La sua sembra un’ascesa inarrestabile, almeno fin quando la trap sarà il genere più ascoltato dai ragazzini.
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