Musica
Ho intervistato Naomi Berrill sul disco ‘Suite Dreams’, sul lockdown e Firenze
E’ uscito venerdì 8 maggio per Warner Music in Casa Musicale Sonzogno ‘Suite Dreams’, il terzo album di Naomi Berrill. Una collezione di 3 suite dedicate al tema delle migrazioni e all’identità in movimento. il violoncello arriva in territori inesplorati: dai ritmi sincopati del jazz alla vitalità del folk irlandese. Con questo nuovo disco violoncellista e cantautrice irlandese porta il suo strumento in territori inesplorati, rendendolo capace di duetti inediti con le vocalità dell’artista, o di adattarsi alle danze folk come mai in passato. Naomi Berrill riesce a immergere lo strumento nelle atmosfere naturali, in un mondo delicato ed etereo, in cui l’arte viene assorbita in modo onnivoro per poi espandersi a tutto tondo attraverso la musica, la danza, la poesia e le illustrazioni. Abbiamo intervistato Naomi Berrill per chiederle alcune cose sul suo muovo disco, sul lockdown che stiamo vivendo e su Firenze.
Cominciamo dal lockdown da cui, forse, siamo appena usciti. Tu l’hai vissuto organizzando una tournée da casa tua, ogni giorno una stanza diversa, fino alla lavanderia. Quanto c’è di questo periodo di isolamento forzato in Suite Dreams?
E’ stato un periodo strano e assurdo ma molto produttivo e in qualche modo di ‘meditazione’. In realtà Suite Dreams era già prodotto ma ho rivissuto molti dei temi, vivo vicino al parco delle Cascine che con i suoi 13mila alberi è il polmone della città e a cui ho dedicato la prima suite…è stato doloroso vederlo chiuso per quasi due mesi ma al contempo ero felice che gli alberi erano liberi di fiorire e produrre ossigeno. Come altri musicisti ho perso molti concerti tra cui l’inaugurazione di Cellissimo, un festival dedicato al violoncello in cui avrei avuto l’onore di condividere il palco con Giovanni Sollima, ho deciso quindi di fare un ironico tour tra gli spazi di casa mia che è stata un occasione per lavorare su un nuovo repertorio e condividere l’intimità della mia casa in un momento in cui le case sono diventate elemento chiave della nostra vita
Il tuo disco è dedicato al tema delle migrazioni e a quello delle identità che sono costrette a cambiare se stesse se vogliono provare a sopravvivere. E’ che parla della natura e alla natura. Qual’è il percorso ideale che intendi far fare con esso al tuo pubblico?
Mi piacerebbe far capire che nessuno è straniero, i parchi italiani sono popolati di alberi di origine cinese, molte razze animali non sono autoctone…e i pomodori di cui gli italiani vanno tanto orgogliosi? Mio figlio (che è un po’ italiano e un po’ irlandese) frequenta le elementari e in classe ci sono una decina di nazionalità ma sono sotto uno stesso tetto e non si pongono il problema di chi è o non è autoctono. La diversità è una ricchezza che dobbiamo coltivare in quanto ci può riservare molte sorprese. Sant’Agostino era algerino…
Questo disco è nato prima che il coronavirus ci chiudesse tutti dentro, quindi sulla base di una ispirazione nata e cresciuta in mondo molto diverso da quello che abbiamo adesso di fronte. Riascoltandolo oggi cosa provi e cosa vedi della Naomi che l’ha composto e suonato?
Ero più in movimento e in viaggio, condizione che mi stimola sempre a creare e scrivere, però questo periodo ci ha dato da pensare sui comportamenti dell’essere umano e spero che dopo il Covid ci sarà maggiore consapevolezza delle proprie singoli azioni rispetto agli effetti sul pianeta e il mondo naturale.
Suite Dreams ha un titolo che richiama la musica pop-elettronica degli anni ’80. Vista la tua voglia di sperimentare, hai mai pensato di affrontare al violoncello anche un repertorio del genere?
Sinceramente no, ma ho fatto una mia versione di Teardrop dei Massive Attack, forse ci va vicino?Però non è detto che prima o poi mi confronti anche con quei generi a loro modo sperimentali, anzi se hai qualche suggerimento mandamelo pure.
Da Galway a Firenze sembra passare un filo rosso, quello di due territori che hanno un forte radicamento nella storia più antica e nelle tradizioni. Quanto hanno dato e stanno dando alla tua musica e alla tua formazione artistica queste due città?
Galway è l’Oceano Atlantico, il vento forte che rinfresca e rinnova cervello e polmoni, la musica folk, e tanta creatività. Inoltre è la mia terra dove ci sono i miei affetti famigliari. Firenze è il luogo in cui ho scelto di vivere, è un luogo vivo ed estremamente affascinante. Senza dubbio sono due forti fonti di ispirazione ed in entrambi posti è possibile vivere come artista…non è poco, è sintomatico di culture aperte, curiose e ricettive. Ho studiato alla Scuola di Musica di Fiesole, in mezzo alla più bella campagna toscana in un luogo che trasuda musica, non avrei potuto chiedere di meglio.
Tu suoni il violoncello pizzicandolo come una chitarra, soprattutto riesci a portare questo strumento su territori abbastanza lontani da quello della musica orchestrale che sarebbe il suo habitat naturale. Qual’è il segreto del tuo ritmo e che tipo di percorso di studio e di pratica musicale per arrivare a questo risultato?
I segreti devono rimanere tali, no? Scherzo, ho avuto una formazione di musica folk da bambina, i miei genitori sono insegnanti di musica e i miei fratelli musicisti folk e jazz (nell’album suona Johnny). La cultura musicale in Irlanda è un patrimonio dell’umanità secondo me, tutti suonano e lo fanno per stare bene assieme non per mettersi in mostra e nell’educazione si riflette questo. Già dall’asilo si impara a suonare il violino o fare le danze tradizionali quasi prima di apprendere l’alfabeto. Ho iniziato con il violoncello a 7 anni e dovevo andare a Dublino per studiarlo (3 ore di treno) poi mi sono specializzata a Glasgow che è un altra città molto stimolante per un musicista. Nel frattempo ho cominciato a suonare jazz, musica contemporanea e anche barocca, insomma penso di essere onnivora e questo mi ha aiutato. Da quando è nato il mio primo figlio ho deciso di seguire un percorso mio e ho cominciato a cantare e accompagnarmi con il violoncello, i brani che sceglievo mi accattivavano per armonia o melodia non perché fossero di un genere o un altro.
Arriviamo alla parte live, avevi già in programma una presentazione in Irlanda al festival Cellissimo che ovviamente è saltata. Quando ti potremo ascoltare e vedere nei teatri con questo tuo nuovo lavoro?
Spero prestissimo, sono convinta che si troveranno delle situazioni temporanee per far ascoltare musica dal vivo, non solo per i musicisti ma per il pubblico che ha bisogno di ‘ispirazione’ in questa fase difficile.
NdA Sul repertorio anni ’80 che potrebbe rendere bene al violoncello qualche suggerimento a Naomi Berrill lo farò avere sicuramente, magari ne viene fuori il quarto disco.
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