Musica
Frank Zappa 26 anni dopo
Frank Zappa è stato uno dei più grandi musicisti e compositori degli ultimi 50 anni, la sua musica e i suoi dischi gli sono sopravvissuti, letteralmente, dato che non smettono di uscire album postumi che vanno ad ampliare ancor di più la sua già sterminata discografia anche dopo la sua morte, avvenuta il 4 dicembre 1993.
L’aspetto più interessante della sua carriera è quello della molteplicità delle forme che è riuscito a dare alle sue composizioni. Si è trattato di esplorare continuamente nuovi mondi, affidandosi alla tecnica ma anche all’improvvisazione, ad una band di professionisti in cui non si poteva entrare se non “puliti” quanto droghe ed altri vizi.
Zappa era un genio a detta di molti, e soprattutto era conosciuto per avere anticipato pressoché tutti con i suoi album che hanno sentenziato quanto il suo genio creativo fosse già oltre qualsiasi moda o qualsiasi cliché del momento. Suonava con i Pink Floyd, con i Beatles, con Jimi Hendrix e con tantissimi altri artisti, molto spesso umiliandoli con la sua creatività e la sua maestria nell’uso della chitarra. Negli anni ’80 arrivò persino a comporre una lunghissima suite eseguibile, secondo lui, solo da un computer. La sua prossima mossa, se non l’avesse portato via il cancro, sarebbe stata la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d’America, e se io fossi stato un americano ovviamente lo avrei votato.
Come tanti altri geni, Zappa ha dovuto confrontarsi con la realtà della sua generazione, con una società del tutto chiusa alle nuove esperienze artistiche e soprattutto con dei “censori” che hanno sempre tentato di imbrigliarlo stretto nelle morse del puritanesimo e politically correct. Il fatto è che Frank è riuscito a prendere in giro tutti, registrando dischi, proponendo concerti che si facevano beffa delle contaminazioni jazz, rock, fusion, classica mescolate insieme ad un teatro dell’assurdo che nessun altro poteva riproporre. Si prendeva letteralmente ostaggio degli spettatori e li guidava in un mondo onirico fatto di suoni e di esecuzioni perfette, calibrate verso un ascolto quanto più possibile partecipato e dinamico.
Siamo fortunati a poter riascoltare le registrazioni di tanti suoi concerti, produzioni da lui fortemente volute ed effettuate con i migliori strumenti possibili. Dobbiamo davvero ringraziarlo se dopo 40 anni possiamo avere a disposizione interi concerti riproposti in digitale in una purezza di suono veramente ad alta definizione. Ma dobbiamo anche riconoscere che sin dai primi dischi ha sempre tenuto di conto una acustica che dovesse immergere l’ascoltatore rendendo totalizzante la sua creatività e la sua composizione. I primi vinili registrati con le Mothers Of Invention si trovano ancora facilmente nelle fiere e nei negozi dell’usato ed è un’emozione poterli ascoltare come si deve, nel proprio soggiorno, sdraiati, sorridendo e pensando a quei simpatici baffi che sono diventati un vero e proprio marchio di fabbrica per le produzioni zappiane. Anche le ristampe sono bellissime, ma hanno un suono differente, meno genuino e forse più artefatto ma comunque sempre grandioso.
Io credo che non si possa non avere dischi come Hot Rats, Apostrophe, Sheik Yerbouti oppure concerti come il Live at Roxy (proposto anche in video e fortemente raccomandato). Zappa è geniale perché può riuscire a far appassionare tutti alla sua musica, avvicinando con il gioco, lo sberleffo e la comicità anche gli ascoltatori più distratti. Bisogna anche dire che lo zio Frank è uno che suonava la chitarra come nessun altro, aveva il suo stile, preciso, folle, coloratissimo e lo potete ascoltare in un pezzo come I’m The Slime o anche in un blues del tutto sui generis come Cosmic Debris, con un assolo che farebbe uscire di testa chiunque.
Nei suoi pezzi ci sono poi strumenti che il rock e la musica pop molto spesso tenevano in disparte, le percussioni prima di tutto, i fiati, i sintetizzatori, gli organi, la danza (!) e soprattutto una coerenza negli intenti e una coesione tra i vari musicisti che ogni volta doveva rasentare la perfezione. Si dice che per poter far parte della band di Zappa si dovessero imparare, ed eseguire, canzoni difficilissime per dei professionisti e che pochi di coloro che ebbero la fortuna di farne parte erano davvero in grado di suonare. Steve Vai, ad esempio, si presentò dopo aver trascritto una partitura pressoché impossibile di Zappa e fu preso, così anche Vinnie Colaiuta fu arruolato solo dopo aver imparato a memoria un pezzo di batteria che, inizialmente scritto per Terry Bozzio, era quasi impossibile da riproporre.
A Frank piaceva esagerare, non ha mai sentito l’esigenza di essere un artista normale, sia dal punto di vista musicale che comunicativo. Era un freak, ma non aveva mai assunto droghe. Era un compositore e non smetteva mai di armeggiare tra pentagrammi e fogli bianchi. Era soprattutto sincero e questo lo ha caratterizzato per tutta la sua vita. A lui non importava di essere famoso come i Beatles, li aveva già superati da una manciata di dischi quanto a creatività, i suoi spettatori erano totalmente dediti alla sua venerazione e all’ascolto di quella Grande Nota di cui egli stesso parlava e che metteva in comunicazione il mondo.
Oggi, per onorarlo, non mi sento di consigliarvi un disco preciso, potete iniziare a conoscere Frank con la bellissima antologia ZAPPAtite (credo sia uscita solo su cd) oppure iniziare con un bel vinile di Hot Rats (per Natale esce un’edizione tutta nuova e bellissima) o le prime avventure con le Mothers of Invention. Nessun disco vi sembrerà lo stesso, uno dopo l’altro potrete iniziare a capire meglio quello che è stato sicuramente uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi.
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