Musica

Festival in Sardegna, a Palau e Seneghe, tra musica e poesia

31 Agosto 2021

 

Sardegna, terra di festival. Pure troppi. Diversi dei quali viaggiano nella mediocrità. Poche idee, zero progettualità. Situazione assai dura quindi per gli emergenti bisognosi di spazi, risorse e incontri. Produzione culturale scarsa e quando esiste fa grande fatica a imporsi. Accade più o meno in ogni campo, dal teatro alla musica, dove le rare eccezioni sono appunto eccezioni. Discorso particolare per  i festival letterari che nell’isola sono spuntati come funghi. Anche perché costa poco allestirli e poi scrittori ed editori hanno interesse a promuovere libri, che in realtà pochi acquisteranno. Certamente meno del numero dei curiosi che indugiano attorno agli stand da fiera, corollario a dibattiti spesso simil televisivi. Questo stato generale delle cose è andato peggiorando progressivamente negli ultimi venti anni. La quasi totalità dei festival più forti sul piano economico ha puntato sul sicuro costruendo in maggioranza i propri palinsesti con le agenzie _ più o meno come avviene in gran parte d’Italia _ e non intende rischiare su artisti giovani. Il risultato finale è una piattezza generale, rassicurante e senza scossoni, un po’ come la musica andina. Hic non sunt leones. Buona parte degli operatori culturali vivacchia alla giornata svolgendo il compitino indispensabile per ricevere alla fine della corsa il guiderdone di mamma Regione. Meglio prenderlo senza troppi stress. Naturalmente ci sono storiche responsabilità di chi ha amministrato senza costruire leggi ad hoc che mettessero punti fermi e regole chiare su ogni comparto, tutelando maggiormente l’impegno produttivo. Niente di niente. Sia a destra che a sinistra hanno lasciato all’estro e alle capacità dell’assessore di turno le responsabilità di amministrare la politica culturale, spesso in modo clientelare, con un occhio più attento al portafoglio elettorale piuttosto che badare alla crescita e allo sviluppo di una regione certamente difficile e sempre alle prese con problemi di occupazione, costantemente abbandonata dallo Stato centrale e in condizioni di devastante neocolonialismo culturale ed economico.

Il manifesto del festival “Isole che parlano” 2021 diretto dal chitarrista Paolo Angeli si svolge a Palau, Arzachena, La Maddalena,Luogosanto e Spargi

Certo non è stato sempre e solo così. C’è pure stata una età migliore dove si inseguiva l’avventura culturale. Si rischiava e si pensava in grande anche senza tanti quattrini. C’era voglia di confronti e di un riscatto che poi non è arrivato. La conseguenza è che ora le porte si sono chiuse. Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è. Meglio non avere sorprese e quindi sono sempre i soliti noti a fare il bello e il cattivo tempo. Autori di un compito pulitino pulitino in nome dell’intrattenimento e dell’attenzione al popolo dei turisti che, è risaputo, della cultura se ne frega. Cultura zero. Se si rovista tra i programmi si rintraccerà molta banalità, roba che non disturba nessuno. Così alla fine un grande sbadiglio ci seppellirà.

Per fortuna, accanto a quelle poche rassegne o eventi di qualità, allestiti con competenza e passione resistono anche piccole ma tenaci realtà. Rassegne dedicate alla poesia e alla musica, ma che ospitano anche momenti teatrali, come “Isole che parlano” pensata da Paolo e Nanni Angeli, da Palau alla Maddalena a Luogosanto ed Arzachena, e “Su Capudanne de sos poetas” che si tiene a Seneghe, nel cuore del Montiferru, preso di mira questa estate dagli incendiari che hanno messo a ferro e fuoco una delle più belle foreste del Mediterraneo.

Un’immagine assai simbolica del festival “Su Capudanne de sos poetas” che si tiene a settembre a Seneghe. La frase è di Paolo Nori (foto di Stefano Flore)

Quest’ultimo ha preso l’avvio nei giorni scorsi ed è giunto alla sua diciassettesima edizione. Si svolge dalla mattina alla sera ed è una vera festa dedicata ai poeti, personaggi che nell’isola sono sempre stati circondati da una aureola di sacralità. Si tiene nelle piazze di Seneghe, borgo di allevatori e agricoltori (qui viene prodotto uno degli olii più preziosi della regione) gente dassai ospitale. Stavolta la dedica del festival è alla poesia di “Un mondo a venire”, messaggio di speranza per il futuro ed è dedicata a un poeta di alto lignaggio quale è stato Franco Loi, scomparso questo anno e più volte ospite del festival. E purtroppo, un altro grande non potrà essere presente: è Jack Hirshman, esponente di punta e critico della Beat generation americana, scomparso pochi giorni fa. Hirshman avrebbe dovuto presentare a Seneghe nell’ultimo giorno della rassegna la sua raccolta “The Arcanes” volume terzo edito da Multimedia edizioni contenente i versi scritti nel periodo dal 2006 al 2016 (e comunque il festival renderà omaggio alla memoria del poeta americano con una iniziativa ad hoc).

Un festival questo di “Capudanne” che continua ad esistere per la tenacia dei suoi organizzatori, i soci dell’associazione Perda Sonadora che hanno voluto essere presenti anche questo anno nonostante le difficoltà dovute alla pandemia e soprattutto ai tagli alla cultura decisi dall’amministrazione regionale. “L’associazione ha ricevuto un decurtamento delle risorse pari al cinquanta per cento rispetto agli anni precedenti. Un taglio per noi ingiustificato e che ha messo a dura prova la tenuta dell’evento. Grazie però a tutti i nostri sostenitori, si è comunque deciso di proseguire e realizzare questa nuova edizione. Anche noi facciamo i conti con le scellerate politiche culturali regionali e nazionali. Proprio per questo siamo stati costretti a riorganizzare un festival sotto dimensionato per numero di appuntamenti e location – spiega Luca Manunza di Perda Sonadora -Il 2021 doveva essere per noi un anno di rinascita, con un’edizione speciale del Cabudanne. Un festival che sarebbe ritornato ad animare le piazze di Seneghe. Lì dove non è stata la pandemia a crearci problemi è stata la politica”.

In questa foto di Stefano Flore il grande poeta milanese Franco Loi in una edizione passata del festival di Seneghe (foto di Stefano Flore)

Questa edizione ospiterà tra gli altri Nicola Crocetti, Franca Grisoni, Laura Pugno, Franca Mancinelli, Carmen Gallo, la Casa internazionale della poesia, la poesia occitana di Frederic Fijac e Bruno Peyras, il poeta e scrittore bosniaco Faruk Šehić e l’anteprima del nuovo spettacolo del Teatro delle Albe “Siamo tutti cannibali. Sinfonie dell’Abisso”.

Il 23 agosto si è tenuta l’anteprima dedicata interamente a Nikos Kazantzakis, uno dei più grandi scrittori della Grecia contemporanea autore del poema “Odissea” tradotto da Nicola Crocetti ospite di “Capudanne” che ha raccontato l’immane opera di traduzione dell’opera di Kazantzakis che riprende il racconto da Omero e, ispirandosi a Dante Alighieri narra di Ulisse che da Itaca decide di ripartire per varcare i confini del mondo. Il 31 agosto in Sa Domo e sa Poesia (alle 18,30) si è parlato dell’Ave Maria tra devozione e popolar music in Sardegna con il ricercatore Marco Lutzu autore di una ricerca in questo senso con interventi musicali a cura di Nicola Piredda. Ma “Su Capudanne” è dal 1 al 5 settembre che entra nel vivo del programma. Ogni sera nei Giardini de Murone si tengono la maggior parte dei reading e degli incontri . Il 1 settembre alle 21,30 è il turno della poesia occitana di Max Rouquette raccontata e letta da Giséle Pierra, linguista presso l’università “Paul Valery” di Montpellier e il poeta e traduttore Franc Ducros. Oltre a raccontare l’opera di Rouquette i due rifletteranno sulle caratteristiche della lingua occitana e sulle difficoltà quotidiane per il riconoscimento di questa lingua che viene usata non solo in Provenza e altri luoghi della Francia meridionale ma anche in alcune valli piemontesi. Il 5 settembre alle 19,30 in un incontro coordinato da Mario Cubeddu si parlerà ancora di lingua occitana occasione della presentazione della rivista “OC” con Bruno Peyras e Frederic Fijac. Mentre la giornata del 2 settembre è dedicato a un tema squisitamente e politicamente locale, con le riflessioni sull’uso della lingua sarda nelle istituzioni con un dibattito che vedrà la presenza di giornalisti e intellettuali come Piersandro Pillonca autore di un volume sul tema, il 3 vedrà un robusto programma con incontri di letture per i più piccoli, l’inaugurazione di una mostra di opere di Luciano Piu e l’artista svedese Eva Måsen Duckert a sa Domo de sa Poesia. E “Filosofia de logu” è il titolo dell’incontro sul tema “decolonizzare il pensiero e la ricerca in Sardegna” con Cristiano Sabino, Alessandro Mongili e Alessandro Derrù (alle 17 Giardini de Murone). Tornando alla poesia, riflettori puntati sul “The Waste Land” poema di T.S. Eliot che è stato tradotto stavolto da Carmen Gallo in una nuova edizione intitolata “La terra devastata”. Altra importante opera poetica, un classico americano di Williams Carlos Williams è stato tradotto invece da Tommaso Di Dio. Entrambi verranno presentati alle 19 ai Giardini de Murone.

Un incontro con i poeti in una piazzetta nel centro di Seneghe durante  il festival “Su Capudanne de sos poetas” di Perda sonadora (foto di Stefano Flores)

Stesso spazio, due ore e mezzo dopo per parlare di alcune poetesse marchigiane del Trecento, che con singolare anticipo dialogano tra loro inviandosi messaggi in forma di sonetto in cui affrontano i temi del patriarcato e della condizione femminile del tempo. I versi sono stati integrati da delle “risposte” di tre poetesse contemporanee tra le più amate d’Italia: Mariangela Gualtieri, Antonella Anedda e Franca Mancinelli. Ne discutono Mercedes Arriaga Florez, Fabio Orecchini che con Andrea Franzoni sono stati i curatori del volume pubblicato da Argolibri, Franca Mancinelli e Daniele Cerrato. La mattina e il primo pomeriggio del 4 vengono dedicate alla presentazione di due libri di poesia: Areputzu/Asfodelo di Mario Cubeddu (ore 11) e “Alzheimer d’amore” di Franca Grisoni (17). Il poeta e scrittore Faruk Šehić racconterà di poesia e guerra nei Balcani. L’autore di “Ritorno alla natura “ e “Racconti a orologeria” dialogherà con la scrittrice bosniaca Elvira Mijcic, il giornalista Alessandro Di Rienzo e Ginevra Pugliese docente e traduttrice dal serbo croato e sloveno. Mario Cubeddu, Simone Cireddu, Franca Grisoni e Franc Ducros (ore 21,30) rievocano la figura di Franco Loi, e a seguire in chiusura concerto dei Sarram. Il 5 infine tra le numerose vetrine e incontri da segnalare un incontro con la poesia araba palestinese (ore 17) con la presenza dell’editore di “Q Wasim Dahmash”. Da non perdere una installazione fotografica di Lello Mazzacane. A chiudere il festival alle ore 22 nel Campo della Quercia la prima teatrale del Teatro delle Albe “Siamo tutti cannibali. Sinfonie dall’abisso” da “Moby Dick” di Melville di e con Roberto Magnani con musiche originali dal vivo di Giacomo Piermatti al contrabbasso.

L’attore e regista Roberto Magnani in una scena di “Siamo tutti cannibali” del Teatro delle Albe in anteprima a Seneghe (Foto di Marco Parollo)

Prevalentemente musica, ma anche fotografia, teatro ed ecologia nel palinsesto di “Isole che parlano”, giunto alla sua venticinquesima edizione, curato artisticamente in modo particolare dal chitarrista jazz e avantgarde Paolo Angeli, musicista conosciuto e stimato a livello internazionale che, a differenza di altri suoi colleghi curatori di rassegne, preferisce stare in disparte lasciando per intero la scena agli ospiti. La mission è quella di “navigare fra proposte culturali orientate al futuro, continuando l’indagine sul passato sedimentato della tradizione”, il tutto in un connubio tra valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico e contenuti culturali. Quindi, dal 5 al 12 settembre il programma si snoderà per antiche chiese campestri, fari, siti archeologici, scogliere sul mare, calette e spiagge e antichi forti sabaudi.

Si parte il 5 dalla imponente Tomba dei giganti Coddu Vecchju di Arzachena con il live dello Shaakti, duo formato dalla violoncellista italo-brasiliana Daniela Savoldi e dalla violinista spagnola Eloisa Manera (anche live electronics): una musica innovativa al femminile in cui riecheggiano melodie di diverse parti del mondo.

Il duo Shakti, formato da Daniela Savoldi ed Eloisa Manera è di scena al festival “Isole che parlano” di scena alla tomba dei Giganti Coddu Vecchju di Arzachena

Il 6 settembre si prosegue nella sede storica del festival, Palau, per la sezione dedicata al pubblico più giovane del festival con una rassegna ad hoc curata da Alessandra Angeli con un ciclo di laboratori artistici, uno dei quali curato da Stefania D’Amato, premio Andersen 2021, un altro da Maurizio Mantani e uno video con Vincenzo Beschi e Nicole Bolpagni e uno di produzione filmica di Girolamo Macina. In programma spettacoli di marionette e burattini di Effetto Serra e il 7 settembre il teatro disegnato di Gek Tessaro, una figura di culto, autore di performance teatrali di forte presa dove servendosi di una lavagna, l’artista si trasforma in scenografo, pittore di scena e cantastorie.

Il 9 settembre alle 11,30 nello spazio di Talmone, a Punta Don Diego di Palau, il jazz minimale e la musica improvvisata di Marcel-lì Bayer che presenta il suo nuovo album “La Filatura” . Alle 18,30 nella magnifica Punta Tegge de La Maddalena concerto al tramonto del sassofonista nuorese Gavino Murgia che nel suo solo mostrerà la sua musica ricca di aperture e mille volti che dal sound mediterraneo incontra le suggestive e affascinanti tradizioni del canto a tenores.

Una scena da “Bestiolini” uno dei magici scenari teatrali inventati da Gek Tessaro ospite delle “Isole che parlano” a Palau (foto di Valeria Tomasulo)

Nella stessa giornata verrà inaugurata la mostra fotografica “Wide Gaze” (cioè Un ampio sguardo) di Francesco Cito, che in sessanta immagini in nero e bianco e a colore va dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. L’esposizione spazia tra società, malavita organizzata, guerre (reportage in Afghanistan, Libano, Palestina e Balcani) e costume (e un focus anche sulla Sardegna). Una mostra importante pensata espressamente per “Isole che parlano” (alle 22,30 incontro con il fotoreporter).

Il 10 il festival si ferma a Luogosanto per due eventi. Il primo alle 10 in piazza della Basiclica per seguire “Di Granito #16 Musiche tradizionali tra sacro e profano” Toccos e Reppiccos in dialogo gli Amici di Matteo Campanari di Locusantu e Gavino Murgia, incontro tra jazz sperimentale e la tradizione secolare dei maestri campanari. Alle 11,30 nel sito archeologico di Palazzo di Baldu in località Santu Stevanu concerto degli Ilienses che li vede sul palco assieme ai tumbarinos di Gavoi, il canto del Tenore Murales di Orgosolo e un rock venato di gotico.

Sedilo, il gregge. Una fotografia di Francesco Cito che si può osservare nella mostra “Wide Gaze” a Palau

Al pomeriggio, si torna a Palau, a Cala Martinella (ore 18,30) per seguire l’inedito duo formato da Valeria Sturba al violino e Caterina Palazzi al contrabbasso. Si chiude dopo cena a Punta Palau in località Porto Faro per il primo dei due concerti (l’altro è il giorno dopo, 11) del trio sloveno dei Širom composto da Ana Kravanja, Samo Kutin, Iztok Koren protagonisti di una sperimentazione totale del folk d’avanguardia (ore 21,30). A seguire torna la contrabbassista romana Caterina Palazzi con i suoi Sudoku Killer (Giacomo Ancillotto alla chitarra, Sergio Pomante al sax e Maurizio Chiavaro alla batteria) per un live che supera gli ambiti del jazz per sconfinare nel noise.

Sabato 11 settembre appuntamento alla chiesa campestre di San Giorgio alle 11 per il concerto Primo Canto con le “Evocazioni e Invocazioni” del cantante e polistrumentista calabrese Davide Ambrogio (ha vinto lo scorso anno il premio Musica contro le mafie). Alle 17,30, per “Di Granito #16. Musiche tradizionali tra sacro e profano” sonorizzazione della Fortezza di Monte Altura di Palau dedicata all’etnomusicologo Pietro Sassu eil ricercatore Mario Cervo con un concerto del Tenore del Cuncordu e Tenore di Orosei e Cuncordu Bolothanesu “Tottoi Zobbe, Antoni Are”.

Il coro Su Concordu di Orosei si esibirà alla Fortezza di Monte Altura in un concerto dedicato al musicologo Pietro Sassu e al ricercatore Mario Cervo

La serata si chiude al Faro (ore 21,30) dove è di scena la Ooopopoiooo Orchestra con Valeria Sturba, Vincenzo Vasi e Giorgio Pakorig e Filippo Sala in una produzione ad hoc per il festival. A seguire alle 22,30 sono di scena i Seward un ensemble composto da musicisti argentini, venezuelani e spagnoli con i musicisti: Adriano Galante, Meritxell Neddermann, Juan R. Berbín, Pablo Schvarzman e Marcel-lí Bayer. Costoro daranno vita ad una animata performance tra ballads di Tom Waits a brani rock indie.

La domenica 12, ultima giornata di “Isole che parlano” si apre con il live dei Freak Motel con il loro genere tra post rock ed electric jazz negli spazi della cantina “La Contralta” in località le Saline a Palau (ore 11). Sul palco: Matteo Sedda, Andrea Sanna, Nicola Vacca e Andrea Parodo. Alle 18 il tradizionale concerto al tramonto a Cala Corsara sull’isola di Spargi. Protagonista il violoncellista albanese Redi Hasa e il fisarmonicista Rocco Nigro in “Stolen Cello”. Alle 21,30 il “Saluto al mare” nella spiaggia di Palau con lo spettacolo teatrale circense “Davaiii” di e con Sasha Agranov e Pablo Domichovsky. Sulla scena un gioco di rituali tra un violoncellista e un acrobata lanciatore di coltelli (tutti gli appuntamenti sono gratuiti con posti limitati e prenotazione obbligatoria presso www.isolecheparlano.it).

Un momento di “Dawaiii” spettacolo di teatro e circo di Sasha Agranov e Pablo Domichovsky che chiuderà il festival “Isole che parlano”
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