Musica

‘FABRIZIO DE ANDRÉ. IN STUDIO’. Tutto Faber in 14 dischi e in un libro inedito

12 Novembre 2015

«Le mie canzoni non sono commerciali. A parte qualche rara eccezione, le altre o le sequestrano o non vedono la luce e rimangono chiuse nei cassetti. La colpa, in fondo, è mia. Dovrei comporre cose alla portata di tutti e, invece, ogni volta che prendo in mano la penna mi ispiro ai trovatori provenzali, tipo Rudel, Rambaldo. Adoro tutto ciò che proviene dalla Francia». Era il 1968 ed il primo Fabrizio De André si presentava così alla rivista ‘Bella’ in un articolo dal titolo ‘L’idolo delle signore-bene è un impiegato di successo’. Poi quell’impiegato ne ha fatta di strada, tanto da lasciare il suo lavoro e dedicarsi, fortunatamente può ben dire il nostro paese, solo alla musica cantautorale. «Compongo versi perché mi diverto. Li canto agli amici perché so di far loro piacere. Ho inciso anche dei dischi. L’ho fatto solo per accontentare quel ristretto numero di miei ammiratori che frequentavano la “Borsa di Arlecchino”, un teatrino di avanguardia realizzato nello scantinato di un vecchio bar di Genova, dove anni fa recitavo assieme ad alcuni compagni testi di Ionesco e di De Ghelderode. Se questi dischi hanno avuto successo non è stata colpa mia: non basta scrivere una serie di ballate per attribuirsi la qualifica di cantante. Ci vuole altro. Forse sono un cantautore, più autore che cantante, sia ben chiaro. Ma anche questo è un termine vago, che non spiega nulla».

Adesso tutta la produzione in studio di Faber trova la sua giusta consacrazione in una raccolta che da domani, venerdì 13 novembre, sarà in tutti i negozi di dischi. “FABRIZIO DE ANDRÉ. IN STUDIO” (Sony Music), contiene infatti tutti e tredici gli album, incisi tra il 1967 e il 1996, che compongono la discografia di studio di Fabrizio De André, oltre al disco “I Singoli”, dedicato ai brani mai inseriti nei dischi originali. Dopo “Fabrizio De André. I concerti 1975/98” (Nuvole Production/Sony Music, 2012), questa nuova collection di 14 CD completa la discografia dell’artista. Volutamente ideata e progettata con la medesima veste grafica del cofanetto dedicato alle otto tournée di Fabrizio De André, anche la nuova pubblicazione si avvale di un libro a colori, concepito in chiave diversa dal precedente. Mentre “Fabrizio De André. I concerti 1975/98” riporta alle atmosfere live, evocate dalle fotografie scattate nei tour, con “Fabrizio De André. In studio” si entra invece in sala di registrazione per conoscere più da vicino gli atteggiamenti e il metodo di lavoro di De André durante la realizzazione dei dischi. Il nuovo volume di 196 pagine a colori, curato da Fondazione Fabrizio De André Onlus, ripercorre e raccoglie dichiarazioni di Fabrizio, testimonianze di collaboratori, rassegna stampa, testi di canzoni e suggestive fotografie e presenta in copertina una foto di Luca Greguoli Venini.

 

02_Foto Reinhold Kohl-Fondazione Fabrizio De André Onlus_b

Quattordici dischi non sono poi tanti in circa 32 anni di carriera. «Incido molto poco, è vero, almeno secondo il mio editore e le necessità finanziarie di un qualsiasi autore. Ma se non ci fosse questo editore a strapparmi i nastri di mano, inciderei ancora meno. Mai, forse. Questo perché, la mia continua ricerca della verità non approda mai ad una conclusione: appena ho fatto un testo, una canzone, ecco che vorrei cambiare, aggiornare. E appena esce il disco vorrei distruggerlo: mi sembra inutile, sorpassato». Ma scrivere era per lui un’esigenza e questo lo ho portato comunque a produrre alcune delle cose migliori che la musica italiana possa contare. «Le ho scritte così come mi hanno aggredito, per incontenibile affiorare di memoria. Di solito l’attualità che mi aveva colpito era passata attraverso un processo di metabolizzazione: magari bastavano due giorni, altre volte qualche mese. Una memoria che mi arrivava già distorta quindi, proprio come la volevo, altrimenti mi sarebbe servita tutt’al più per la stesura di un articolo di cronaca. Talvolta il ricordo mi arrivava da molto lontano, dai balli a palchetto nelle campagne astigiane degli anni ’50 dove un paio di labbra impasticciate di viola, la cucitura di una calza di seta che scompariva nella “terra promessa”, il balcone dipinto di verde della casa di mia nonna diventavano i particolari di una memoria diversa e più recente, dalle labbra di Bocca di rosa alla disperata attrazione per la stanza semibuia della graziosa di Via del Campo».

Da Volume 1 ad Anime salve, il libro ricostruisce la genesi e la lavorazione degli album, dando a vita a un dialogo a più voci incentrato sull’attività di studio di Fabrizio De André. Un racconto per parole e immagini che accompagna l’ascolto dei dischi riproponendo riflessioni e scritti di Fabrizio De André oltre a testimonianze già edite, tratte da libri o interviste video, dei suoi collaboratori: Gian Piero Reverberi, Franz Di Cioccio, Nicola Piovani, Francesco De Gregori, Massimo Bubola, Mauro Pagani, Ivano Fossati e Piero Milesi. A queste si aggiungono ricordi e aneddoti, raccolti per l’occasione, di altri amici e collaboratori di Fabrizio De André, come Lucio Salvini (suo discografico), Cesare G. Romana (che curò le note di copertina dei primi tre album), Giuseppe Bentivoglio (coautore di Non al denaro non all’amore né al cielo e Storia di un impiegato), Franco Mussida (che collaborò alla lavorazione di diversi dischi di De André), Luca Greguoli Venini (che realizzò il servizio fotografico di Volume 8), Oscar Prudente (che con Mark Harris curò gli arrangiamenti di Fabrizio De André (L’indiano), scritto con Massimo Bubola), Vincenzo Mollica (autore di diverse tra le poche interviste televisive rilasciate da Fabrizio De André), Maurizio Camagna e Paolo Iafelice, che curarono rispettivamente i missaggi de Le nuvole e Anime salve.

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