Ciclismo
Esteban sorrisi e rossori
A Sant’Anna di Vinadio, il 28 maggio 2016, Esteban Chavez perse il Giro. Vincenzo Nibali, nella tappa perfetta per coraggio, forza, lavoro di squadra, superò in classifica il colombiano nel penultimo atto di quel Giro.
Quel giorno Esteban Chaves sorrise. Si complimentò con il rivale che lo aveva battuto e sorrise. In qualche modo Esteban quel giorno era stato derubato di una vittoria: ma evidentemente la pensava come Pier Paolo Pasolini che, in Che cosa sono le nuvole faceva cantare a Domenico Modugno “il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro”.
https://www.youtube.com/watch?v=gK7WQTqqx08
Disse poi Esteban che essere arrivato quel giorno secondo non gli aveva procurato dolore, ma invece gli aveva dato la certezza che in futuro avrebbe potuto arrivare primo.
Oggi, 31 maggio 2019, a San Martino di Castrozza, Esteban Chaves ha vinto la diciannovesima tappa del Giro e in conferenza stampa a parlato ancora una volta dell’importanza di arrivare secondo. Due giorni prima, ad Anterselva, era infatti arrivato dietro al vincitore, Nans Peters, ma era felice come se fosse arrivato primo. Il suo entourage, compresi il padre Jairo e la madre Carolina al seguito, l’aveva festeggiato come un vincitore e lui aveva sorriso.
Quel podio, dopo un periodo non facile, tormentato da una forma di debilitante mononucleosi, gli stava dicendo che Esteban il sorridente stava per tornare. E oggi è tornato.
Non appena è entrato in sala stampa, piccolo, leggero, sorridente, Chaves ha distribuito allegria: qualche divertito scambio di battute, un modo sveglio ed educato di rispondere alle domande. Ha paragonato gli ultimi suoi anni difficili, dopo il secondo posto al Giro del 2016, alla salita di oggi: ha provato e riprovato a staccare gli altri e alla fine costanza e dedizione l’hanno premiato.
Ma resta il sorriso l’arma vincente del piccolo luminoso Esteban. Un’arma contagiosa: tutti sono contenti, amici e avversari, quando vince il piccolo colombiano dal largo sorriso. La parola sorriso, in spagnolo, ha qualcosa di più affascinante: è femminile, sonrisa.
La sonrisa ancha, il sorriso largo, aperto, come cantava Victor Jara.
Mentre tagliava il traguardo anche il piccolo, sorridente Esteban avrà pensato, come Amanda, che “La vida es eterna en cinco minutos”
Anche le Pale di San Martino oggi al tramonto sorridevano nascondendo l’emozione dietro l’enrosadira. Invano, perché, come scrive Gabriel Garcia Marquez, colombiano come Chaves, “Maledizione, com’è sleale il rossore!”.
Fonte
Gabriel Garcia Marquez, Memoria delle mie puttane tristi, Mondadori 2005
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