Musica

Un pizzico di follia per essere liberi: gli Elmoor lanciano “Freak Out”

19 Aprile 2024

Gridano alla libertà, gli  Elmoor con “Freak Out”, il loro nuovo singolo. Ma cos’è poi la libertà? Il brano esprime una condizione di costrizione psicologica da cui nasce questo desiderio di rompere le catene, di riprendersi la propria vita. La canzone trae ispirazione dall’esperienza del lockdown e dalle conseguenze psicologiche della pandemia. Descrive con esasperazione la necessità di libertà e di espressione dell’essere umano. Rispetto al precedente brano il sound è più introspettivo e nonostante si mantenga lo stile british rock vengono aggiunti elementi elettronici. Il risultato è un brano originale e dal sapore internazionale. In questa intervista la band si racconta esprimendo profonde riflessioni sulla musica, la società e il loro ruolo di artisti.

 Nel brano denunciate una condizione di costrizione psicologica: cosa secondo voi l’ha provocata nella società in cui viviamo?

L’impossibilità di espressione e la repressione dell’individuo può essere riconducibile a qualsiasi mezzo tecnologico che venga abusato o anche al particolare clima sociale odierno (non a caso ad ispirare il testo è stato il periodo del lockdown) che può portare ad un isolamento dell’individuo e ad una difficoltà di relazionarsi non solo con gli altri, ma anche e soprattutto con se stessi; può sembrare retorica ma è la prigione che ci scegliamo ogni giorno senza accorgercene a creare queste barriere invisibili. In Freak Out volevamo dare questo senso di “claustrofobia” e in seconda battuta di “liberazione”.

 Chi sono i ‘freaks’ di cui si parla alla fine del brano?

Vogliamo lasciare libera interpretazione. Si potrebbe, per dirne una, associare la parola alle persone che finalmente, una volta liberate dalle proprie costrizioni, si sentono libere di sfogare la propria ispirazione senza freni, che poi è ciò che ci rende dei “folli” agli occhi degli altri. Fare una pazzia, uscire dall’ordinario che era, appunto, diventato una scatola in cui ci si sente intrappolati.

Quanto è difficile oggi fare rock e distinguersi nel panorama musicale?

Distinguersi è sempre una sfida in qualsiasi contesto, nella musica ed in particolare, negli ultimi anni, è molto raro riuscirci. Noi abbiamo trovato il nostro sound lasciandoci andare e unendo le nostre diverse influenze senza pensarci troppo, sappiamo cosa ci piace e cosa non ci piace, siamo costantemente alla ricerca di nuovi stimoli e questo per noi è stata la chiave per creare qualcosa che fosse nostro ed identificabile il più possibile.

Un grido di libertà: cos’è per voi la libertà?

Accettare se stessi e poter essere se stessi, vedere il mondo con i propri occhi, senza imposizioni esterne in piena consapevolezza significa essere liberi o, quantomeno, sulla strada giusta per diventarlo.

Ritenete che oggi la musica possa definirsi ‘libera’?

Premettendo che il concetto di libertà è molto soggettivo e relativo, non c’è dubbio che la diffusione e le possibilità di accesso all’ascolto di musica siano aumentate molto rispetto a qualche anno fa, vi è quindi sicuramente una libertà di ascolto maggiore da parte del pubblico, di contro, però, questa libertà nasconde l’altra faccia della medaglia, cioè la perdita di valore della musica in quanto arte. Tutto è in mano alle piattaforme e la musica non si compra più, con la conseguenza che non le si attribuisce più un valore e questo penalizza chi la musica la crea. In conclusione, diciamo che il contesto attuale vede una libertà controllata da pochi grandi soggetti che gestiscono il mercato a proprio piacimento e senza riconoscere il vero valore di quello che gli artisti creano.

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