Musica
E Springsteen ritornerà a San Siro
Alla fine dell’ultimo concerto a San Siro, il 3 giugno 2013 un video proiettato sugli schermi aveva lasciato intendere che quella di Springsteen alla Scala del calcio sarebbe stata l’ultima volta: era un collage delle immagini migliori dei cinque concerti che dal 1985 a quel giorno avevano portato i fan italiani alla dichiarazione d’amore iniziale: “Our love is real” con una coreografia a sorpresa che aveva commosso l’italo irlandese del New Jersey.
E invece eccoci di nuovo qui, per la sesta volta, a San Siro, il prossimo 3 luglio, dopo un balletto dissimulante di improbabili luoghi annunciati dal promoter italiano, Claudio Trotta, che, in fondo, conosce le ansie degli estimatori italiani e un po’ ci gioca: prima la voce che aveva iniziato a circolare su una possibile data di Imola, poi, addirittura, il Campovolo di Reggio Emilia, presto smentito.
Alla fine ha prevalso l’equa spartizione tra Roma e Milano per il The River tour che celebra i 35 anni del capolavoro che in una nuova edizione è stata impreziosita dagli outtakes e da un documentario (mandato in onda anche da Sky) in cui Springsteen racconta la genesi di quello straordinario lavoro.
Un concerto di Springsteen – chi vi ha assistito almeno una volta lo sa – è una sorta di messa laica. Un rito collettivo in cui ci si ritrova, se non si è alla prima volta ci si conosce e ci si riconosce, in cui si celebra il desiderio, comune a chi sta sul palco di celebrare la vita. Se è vero che è Nebraska l’album di snodo di tutta la carriera di questo artista, il cuneo “buio” piantato dentro al racconto dell’America degli ultimi da Nebraska occorre partire per comprendere tutto il resto, dalla Mary di The River ai pompieri dell’11 settembre di Into the fire fino alla donna che con il suo vestito rosso esce a fare soldi facili in Easy money.
Nebraska è il rischio di perdersi nel buio della depressione per Bruce, il fantasma di quel padre che ne soffriva e da cui, proprio con la musica, ha cercato di allontanarsi. E di salvarsi.
Si spiega così molto dell’amore per questo artista che, quasi settantenne, è in grado ancora di stare sul palco con una incredibile energia.
E che mai si è risparmiato nelle sue dichiarazioni di appoggio politico. Chi sosterrà questa volta? La Clinton o Sanders?
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