Musica
Dublino, homeless occupano un edificio in disuso. Glen Hansard sale sul tetto
Camminando per le strade di Dublino anche gli occhi del turista ansioso di buttarsi nel baillame di Temple bar non possono non cadere su di loro. Sono gli homeless, i senza tetto che nella città scelta dalle grandi compagnie come sede europea – Google, Linkedin, Amazon, Apple – stridono con la ripresa economica a cui si assiste negli ultimi tre anni. Li vedi il sabato sera, scaldarsi davanti alle porte climatizzate col calore di Grafton street, la via dello shopping lussuoso, mentre accolgono un thé caldo dai volontari delle charities o dalle suore di Madre Teresa.
E stridono anche con i costi degli affitti, esorbitanti, anche nel caso in cui si decide di allontanarsi dal centro storico e di andare a vivere nei distretti del nord, quelli notoriamente più popolari: una stanza, in coabitazione con altre persone può arrivare a costare 700 euro.
Il fatto: giovedì scorso un gruppo di 35 senza tetto, sostenuti dall’associazione Home sweet home Eire occupa l’Apollo House, un edificio in mano a liquidatori dal 2014 e in disuso da anni. L’Apollo si trova nel pieno centro di Dublino, Tara Street, una piccola via tra la zona di St. Stephen Garden e il Trinity College.
A detta del precedente proprietario hanno fatto bene a prenderselo i senza tetto, ma non la pensa allo stesso modo Garrett Kelleher, che ha rilevato l’edificio nel 2014.
Il 21 dicembre gli attuali proprietari hanno avuto il permesso dell’Alta corte per una ingiunzione di sgombero: la motivazione risiederebbe nelle condizioni di sicurezza per rimanere dentro l’edificio. Che non ci sarebbero.
Ma intanto l’Irlanda che da un po’ di tempo a questa parte – a partire dal Referendum sul matrimonio egualitario – sta dimostrando all’Europa che esiste ancora la possibilità di un movimento per i diritti civili scende in piazza. Nel pomeriggio del 20 dicembre Tara street, chiusa in parte dal Garda, la polizia della Repubblica, è stata teatro di un concerto sul tetto dell’Apollo. A organizzarlo il musicista premio Oscar Glen Hansard che ha riunito alcuni degli artisti più famosi del panorama musicale irlandese tra cui i Kodaline e Hozier.
Sul tetto anche il regista irlandese autore de “Il mio piede sinistro” e “Nel nome del padre” Jim Sheridan.
Hansard non fa mistero del suo attivismo politico nella Repubblica d’Irlanda. Ad un suo recente concerto nel famoso locale di Vicar Street ha distribuito gratuitamente ai partecipanti un libro sulla lotta al diritto all’acqua di Brendan Ogle , attivista per i diritti dei lavoratori, sindacalista della Compagnia nazionale dell’Energia (Esb) che sarebbe stato sottoposto a pesanti minacce per le posizioni radicali prese in questi anni.
Il video degli artisti sul tetto dell’Apollo house, che il Comune di Dublino ora dice di voler demolire al più presto colpisce fondamentalmente per un aspetto: la scelta di personaggi artisticamente popolari di supportare una causa di disperati. Diffuso in diretta live ha suscitato commozione e partecipazione in tutto il mondo.
In giorni difficili, in cui il terrorismo occupa le cronache internazionali e l’America choccata dal post Trump si chiede come riprendere a fare dell’arte una forma di protesta forse c’é chi non ha mai smesso di farlo. Per una questione di anima – la musica come canto degli oppressi – storia e Dna.
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