Musica
Dopo tre anni ritorna il Festival Beat
Dall’ultima volta nel 2019 sembra essere passato un secolo. Un motivo in più per cui oggi è grande l’emozione di tornare a riunirsi, stare insieme, ballare e assistere a concerti: da giovedì 7 a domenica 10 luglio ritorna il Festival Beat a Salsomaggiore Terme.
Non un megaraduno e neppure un normale evento culturale: come scrivevamo in occasione del venticinquennale, qui è una “questione di famiglia”.
L’atmosfera che si respira durante i giorni del festival è quella di una riunione di amici che una volta all’anno si danno appuntamento per celebrare la cultura Sixties arrivando nel cuore dell’Emilia Romagna da mezza Europa. Persone che da anni frequentano una Salsomaggiore sempre accogliente ma ormai lontana dai fasti turistici degli anni Sessanta e Settanta che però, in questa occasione, torna a sfoggiare il fascino dei suoi giorni migliori. Perché il Festival Beat non è solo una rassegna musicale, ma anche e soprattutto un’occasione di incontro, di scambio, di divertimento collettivo.
Un happening, come si diceva appunto negli anni Sessanta.
Festival Beat. Il “pool party” pomeridiano alla piscina Leoni (foto di Serena Groppelli)
Un’atmosfera unica
Gruppi e fan condividono gli stessi alberghi, si incontrano per strada, sorseggiano un aperitivo negli stessi bar o ballano assieme il pomeriggio alla Piscina Leoni dove si tengono gli ormai leggendari pool party.
Cristina Scanu, torinese, è una habitué del festival assieme al marito Mauro Maffei. «Frequentiamo il Festival Beat sin dalla terza edizione del 1995, quando era ancora a Castel San Giovanni. L’alchimia che si è creata sin dai primissimi anni è fatta di “peace and love” e voglia di divertirsi in un’atmosfera unica in cui si ha l’opportunità di trovarsi a tu e per tu con i propri idoli, in cui anno dopo anno si cementano rapporti di amicizia non soltanto con altri fan come noi, ma anche con gli organizzatori, gli albergatori e i ristoratori. Un’atmosfera impossibile da ricreare altrove».
Una simbiosi totale che non è venuta a mancare neppure negli anni in cui la rassegna non si è tenuta per via del Covid: la coppia si è ritrovata comunque a Salsomaggiore con un gruppo di amici, anche loro partecipanti abituali del festival, nello stesso albergo e negli stessi luoghi di sempre per trascorrere dei giorni assieme. E per portare un fiore, nel cimitero del vicino borgo di Scipione Castello, sulla tomba di Demetrio Stratos, lo straordinario cantante degli Area scomparso nel 1979 a soli trentaquattro anni.
Come Cristina e Mauro sono tanti che ogni anno attendono i primi di luglio: per loro il Festival Beat è un appuntamento irrinunciabile per incontrare amici vicini e lontani e per assistere ai tanti concerti in programma.
Le difficoltà nel ripartire nel post-Covid
La pandemia ha però rischiato di far sparire per sempre l’evento. L’organizzatore Gianni Fuso Nerini ci racconta: «È stato difficilissimo ripartire, soprattutto per l’aspetto burocratico che è diventato complicatissimo, probabilmente a causa delle restrizioni per il Covid. Abbiamo deciso di abbandonare l’area di Ponte Ghiara dove abbiamo tenuto le precedenti edizioni e che ci permetteva una grande libertà. Purtroppo quella zona, in assenza di feste ed eventi, è stata abbandonata ed è oggi ridotta a una giungla. Così abbiamo deciso di portare il Festival Beat nel cuore della città e siamo stati costretti a ridurre il programma di un giorno anche perché fino a febbraio non sapevamo se i gruppi provenienti dagli Stati Uniti avrebbero potuto prendere gli aerei, non conoscevamo quali sarebbero stati gli sviluppi del Covid, così come le relative misure governative. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto con sforzi inimmaginabili e sono contento di avere realizzato un cartellone più che degno, per certi versi superiore a quello di alcune edizioni del passato».
Nonostante le difficoltà, chi si attende un’edizione in tono minore sbaglia. Anzi, svolgendosi all’interno del perimetro cittadino, l’edizione numero ventotto del Festival Beat rischia di rendere ancor più intima e gioiosa l’atmosfera di condivisione che chi frequenta abitualmente la rassegna di Salsomaggiore conosce bene.
Ad aprire le danze, giovedì 7, saranno i Radio Days, terzetto power pop italiano il cui ultimo album, “Rave On”, ha riscosso consensi entusiastici e portato la formazione milanese a esibirsi in tutta Europa. A seguire gli MFC Chicken, party band londinese che con il suo torrido mix di rock’n’roll e garage, riesce a coinvolgere gli spettatori in una sorta di festa pagana. Il festival entrerà nel vivo nel weekend. Venerdì 8 con One Horse Band, James Leg e soprattutto con i giovani francesi Les Lullies e con gli americani BellRays, gruppo punk-soul capitanato dalla voce potentissima di Lisa Kekaula. Sabato 9 sul palco allestito al parco Mazzini saranno di scena Wasted Pido, gli statunitensi Shivas, le leggende dell’underground tricolore Not Moving LTD (che presenteranno il recente album “Love Beat”) e quelle del garage canadese Gruesomes nella loro unica data italiana. Chi si fermerà anche domenica 10 potrà invece assistere a un’infuocata esibizione dell’urlatore soul-R&B Barrence Whitfield e dei suoi Savages. Ma il Festival Beat è molto di più: oltre ai party pomeridiani alla piscina Leoni, ci saranno presentazioni di libri nel salotto buono della città, il mercatino di dischi e abbigliamento vintage e i DJ set che si terranno dopo i concerti per chi ancora avrà la forza di ballare dopo giornate così intese.
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