Musica

Domenica di Maggio

14 Maggio 2017

Mimì per gli amici. Per la famiglia forse.
Chissà se usato per esigenze pratiche legate alla lunghezza del nome o per vezzeggiarla teneramente, sebbene la tenerezza non sia stata così elargiva con lei.

All’anagrafe Bertè Domenica. Uno dei giorni più contraddittori e complessi del calendario settimanale, atteso con trepidante ansia dalle famiglie unite, un po’ meno dai soli, che per tutte le sei tappe precedenti cercano di dimenticare, intuendo consapevolmente che il dì di festa trascinerà con sé riflessioni, malumori, elucubrazioni spesso amare.
Sospesa tra fatica e riposo, in balìa di amari tentativi esorcizzanti e dolci aneliti eternizzanti; tradizionale e straordinaria, timidamente trasgressiva, istantanea di una calma dissacrante.

In quel giorno il mio immaginario avrebbe collocato la scenografia di “Spaccami il cuore”.
Una spiaggia. Banale, semplice associazione d’idee ispirata allo stesso autore di “Onda su Onda” “Una giornata al mare”. Contorni indefiniti dei mille sofferti sorrisi, tutti diversi.
Affondava i piedi nella sabbia, girando su se stessa, posando per qualche scatto, rassicurante carezza di precarie illusioni: un video al mare su quelle note lo girò davvero, forse proprio in una Domenica di maggio, non esattamente estiva… Primavera inoltrata. Il mese delle ultime lacrime; dopo “Le lacrime di marzo” e aprile, quelle di giugno almeno non le piangerà più.

Eppure è ancora così presente e così… Mia, nostra. Di chiunque rimanga incantato e turbato dalla sua impacciata presenza. Ci mancherai e così ci farai compagnia. Appartieni a chi ti percepisce, inafferrabile e accattivante.

«Bella da dire e da tentare, ma non da offrire».

Con l’inappagata curiosità di sapere se davvero saresti riuscita a perdonare i subdoli carnefici armati di maldicenze.

«E mi riscoprirò capace a perdonare chi si è preso il tempo mio
  Si è preso le carezze di cui ho bisogno anch’io
 Si è preso le incertezze… Ma forse ho perdonato già»

Assillata dal rumore assordante di zelanti infondatezze, ormai quiescenti, t’immagino abbandonata fra le braccia di un sonno spensierato.

«Fai la nanna, bambolina, Barbablù sta dormendo oramai».

Atmosfera onirica, parzialmente inspiegata. Vele leggere di una sospensione psichica, mentale, emotiva. Confusa e felice, volerai sul cavallo del re?
Reminiscenza del disperato amante narrato da De André, che «senza corona e senza scorta, bussò cent’anni ancora alla tua porta»

Ma il destino non è il sogno. E la memoria è presente nell’unico punto di contatto con la realtà del cono bergsoniano, in quell’infinitesima intersezione si coglie, forse, la tua evanescente verità.

«E se sarà dura, la chiameremo sfortuna». Maledetta sfortuna.

 

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