Musica
Danza e musica, il cocktail fiorentino di Fabbrica Europa
La parola d’ordine? Meticciato. Cioè contaminazione, incontro tra saperi e culture differenti anche di paesi e luoghi diversi, incrocio tra tradizioni, ricerche e sperimentazioni. La finestra su quanto accade di questi tempi la offre il festival Fabbrica Europa, giunto alla sua XXIX edizione, atteso a Firenze dal 2 al 25 settembre con un carnet pieno di eventi nella danza, nelle arti performative e nella musica. Ma anche l’intreccio tra tutti e questi con soluzioni originali in spettacoli, concerti e workshop. Il tutto si terrà in dodici spazi diversi dentro la città, con la presenza di ben 120 artisti provenienti da tutto il mondo (ben ventiquattro Paesi) con tre progetti di cooperazione internazionale. Questi gli spazi prescelti: Parco delle Cascine e PARC Performing Arts Research Centre, Giardino dell’Istituto Agrario, Teatro Studio di Scandicci, Teatro Cantiere Florida, La Compagnia, Teatro Puccini, Lumen, Murate Art District, Chiostro Accademia Belle Arti, Parco Villa Demidoff, Giardino delle Rose.
A dare il via alla rassegna, il 2 settembre al Teatro Studio lo spettacolo del collettivo internazionale Fieldworks in “Gone here (yet) to come” di Heine Avdal & Yukiko Shinozaki. Lo spettacolo rivelatosi ad Ice Hot, la piattaforma della danza che si tiene ad Helsinki è “un’indagine sulla matericità del buio e sul suo rapporto con lo spazio” e si interroga su “quali realtà, incontri, connessioni diventano possibili nella penombra?” . Lo spettacolo “plasma e scolpisce lo spazio e l’aria che lo riempie, trasforma il tempo, mette in evidenza ciò che si trova al di fuori: i suoi margini e i suoi bordi e ciò che si riversa attraverso le crepe e i varchi nei confini che lo definiscono”. “From interstellar to calore” è il titolo della performance di Sabrina Mazzuoli che “attraverso parole chiave come micro, macro, meditazione, interstellare, umano, memoria, natura, geometria, esplora la dicotomia ma anche la connessione tra intimo e universale, neutrale e affettivo, in una danza che esprime come ci sia un calore che a volte pervade tutti” (il 3 settembre al Parco di Villa Demidoff e il 9 al Giardino delle Rose).Sono pensate come danze per spazi differenti, le cartografie di “Echoes” di Cristina Kristal Rizzo e dialogano con il luogo che le ospita.Per Fabbrica Europa, il luogo scelto è la grande sala bianca del Parc, alla mattina a luce naturale. Cinque corpi danzanti disegnano e ricompongono una partitura di movimenti. Una ripresa in live streaming viene attivata dal vivo dagli stessi danzatori, per fornire un punto di vista interno che avvicina lo sguardo al dettaglio. (Il 4 settembre al PARC)
A consegnarci una visione originale sul magico mondo dei pupi siciliani sono le due performance del danzatore palermitano Giuseppe Muscarello che il 4 al Cantiere Florida, presenta “I Pupi – Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori” in cui si confronta con una delle tradizioni spettacolari più antiche e popolari della Sicilia. Con un originale tributo: il danzatore cioè entra nella “forma del pupo, ne fa propria la postura, si muove in autonomia pur rimanendo mosso da altro: è dunque sia puparo che pupo di se stesso”. Questo avviene durante la ricerca compiuta sul filo ideale della storia dell”Orlando Furioso”.
E “Il Furioso” si intitola l’altro lavoro che Muscarello presenta l’indomani, 5 settembre al PARC. Qui il personaggio di Orlando “s’aggira nella foresta inseguendo qualcosa che non sapeva di cercare: più scopre, più si perde. Nello smarrimento è la storia a farsi corpo, tra paesaggi che compaiono e scompaiono, tra substrati comici e drammatici che si manifestano”. Al termine della performance, un incontro con l’autore durante il quale vengono proiettate le immagini dell’artista Chiara Colasanti create osservando il lavoro del coreografo.
Potenza ritmica e ironica leggerezza caratterizzano sono gli ingredienti di “Groove” progetto della performer francese di origini malgasce Soa Ratsifandrihana, già protagonista a Fabbrica Europa 2020 di “Violin Phase” di Anne Teresa De Keersmaeker. Questa nuova creazione prende forma da un collage di riferimenti di danze che hanno in vario modo attraversato la sua vita, citati e poi trasformati. (il 5 settembre al Teatro Studio).
E’ all’insegna del jazz l’appunto previsto il 6 settembre al Giardino dell’Istituto Agrario. Di scena il duo voce e pianoforte composto da Camille Bertault & David Helbock due tra gli artisti più talentuosi del panorama jazz europeo. I loro viaggi nella musica improvvisata sono sempre avventurosi, giocosi ed emozionanti. Lei è la nuova stella del jazz vocale francese, lui, di origine austriaca, è uno dei pianisti più talentuosi della scena attuale.
Un altro duo, stavolta di danza. E’ formato dallo spagnolo Igor Urzelai e dal sardo Moreno Solinas, sotto la sigla Igor x Moreno, con “Idiot-Syncrasy” rivendicano il potere della danza come fattore di cambiamento. Un pezzo divertente ed energico pieno di variazioni inaspettate, un’asserzione politica sull’attivismo e sulla perseveranza, una tenera esplorazione dell’identità maschile e delle relazioni (il 6 al Cantiere Florida). Igor x Moreno tornano anche il 10 settembre al Parc con il Collettivo Mine in “Beat Forward”, lavoro in forma di studio in cui si interrogano su cosa significhi far parte di una generazione cresciuta con un senso di opportunità infinite, partendo dai limiti personali e dalle aree di incompetenza come stimoli creativi e indagando la possibilità di attraversarli con gioia, spudoratezza, intraprendenza.
Ancora un duo musicale, quello formato da due straordinari musicisti: il maestro di kora maliano Ballaké Sissoko e una delle personalità più interessanti della scena free jazz e black internazionale, la flautista statunitense Nicole Mitchell che in “Beyond Black” si uniscono sul palco per un incontro originale tra suoni etnici e musica improvvisata. Il 7 settembre al Giardino dell’Istituto Agrario.
Ancora il 7 settembre un appuntamento al PARC: la sharing/installazione “Attivare la sguardo” è una tappa del progetto “Crisol – creative processes” che si è sviluppata attraverso residenze e scambi tra Italia e Singapore. Un Open Studio, condotto da Daniel Kok / Dans Nucleus che unisce alcune delle pratiche che Fabio Novembrini e Roberta Racis (Italia), Albert Garcia (Macao/Filippine) e Jereh Leung (Singapore) hanno estratto dalle loro ricerche individuali e rimaneggiato in una partitura condivisa in relazione al macro tema “Activating the gaze. Male gaze and femal gaze in performing arts”.
Sempre il 7 settembre, ma al Teatro Studio la compagnia di danza francese Futur Immoral dei coreografi Paola Stella Minni e Kostantinos Rizos presenta lo spettacolo “Kill Tiresias” . Partendo dalla figura mitologica dell’indovino reso cieco dalla collera di Era ma ricompensato da Zeus con il dono della divinazione lo spettacolo “indaga la cultura capitalista dell’immagine e mette in discussione, attraverso l’invenzione performativa, la visione e la previsione, il presente e il futuro” (il 9 settembre replica al Parco delle Cascine).
Il coreografo Michele Di Stefano è l’autore di “Bayadère – Il Regno delle Ombre” un balletto intriso di esotismo idealizzato, sia nella trama melodrammatica che nell’estetica dell’insieme. Pensata per i giovani talenti del Nuovo Balletto di Toscana, questa rilettura contemporanea di un’opera della tradizione classica, “questo nuovo Regno delle Ombre così misteriosamente carico di suggestioni al limite tra il reale e l’aldilà, si connette ai tempi che stiamo vivendo, evocando qualcosa di perduto e di possibile allo stesso tempo, qualcosa che riguarda la presenza dei corpi e l’intreccio delle loro traiettorie in uno spazio che non è più soltanto un altrove, ma è un presente che desidera essere reinventato con delicatezza e passione “(8 settembre a La Compagnia).
8 Settembre al Giardino dell’Istituto Agrario spazio a un grande protagonista della scena jazz europea, il polistrumentista e compositore inglese John Surman. Apprezzato per il suo approccio pionieristico alla composizione e alla collaborazione, che comprende lavori con ensemble di ottoni, cori, quartetti d’archi e orchestre John Surman porterà a Firenze l’essenza del suo stile minimalista e profondo, affiancato dal pianista norvegese Vigleik Storaas. In collaborazione con Empoli Jazz . La coreografa e performer Olimpia Fortuni e la sound artist Katatonic Silentio presentano il 9 settembre al Chiostro dell’Accademia di Belle Arti “X”, spettacolo in cui “suono, movimento, architetture naturali e artificiali sono strumenti d’indagine”. Suono e corpo sono visti come “il viaggio, la musicista e la danzatrice sono il tramite che accompagna gli spettatori in un luogo altro per un’esperienza sensoriale che gioca tra reale e surreale.
Francesco Marilungo in “Party Girl” riflette sul processo di oggettivazione del corpo femminile e sulle dinamiche di potere spesso associate al mercato del sesso. Un viaggio nel femminile attraverso quella figura che ne incarna gli stereotipi di genere, la sexworker. A partire da posture e movimenti capaci di innescare il desiderio nell’immaginario collettivo, le tre performer costruiscono una danza minimale, un alfabeto stilizzato, rallentato, sospeso (Al Cantiere Florida il 9 settembre).
La coreografa Irene Russolillo, il video artist Luca Brinchi e la musicista e performer italo-liberiana Karima DueG insieme ai danzatori Antoine Danfa, Mapate Sakho (Senegal) e Ilyes Triki (Tunisia) sono gli autori di “If there is no sun”. Lo spettacolo si è sviluppato, dopo una serie di residenze tra Senegal e Italia, nell’ambito del progetto Crisol-creative processes. Il titolo vuole evocare “coloro che ci hanno preceduto e che hanno acceso altri “soli”, immaginando nuove possibili umanità” (il 10 e l’11 settembre al Teatro Studio).
“Juntarte- La cadena creativa que hace la escena inclusiva” è un progetto di cooperazione internazionale tra Cuba e Italia nato dalla collaborazione tra Cospe, Asociación Hermanos Saíz (Ahs), Centro Oscar A. Romero (Oar) e Fabbrica Europa con il cofinanziamento dell’Unione Europea, propone al Festival un focus sulla situazione creativa, culturale e sociale in America Latina grazie a residenze, workshop, performance. Vengono presentati alcuni artisti della scena cubana selezionati dalla coreografa Cristina Kristal Rizzo che ne ha seguito i processi creativi: The Concept, collettivo eclettico del panorama hip hop; Daniela de Jesús Cepero de Léon della compagnia di danza contemporanea OtroLado guidata da Norge Cedeño Raffo; i coreografi Sandy Benet Hernández, Carlos A. Beckford Alarcón, Yoilan Magdariaga Hechavarria per un’indagine sugli stereotipi dell’immagine maschile (Il 10 settembre a La Compagnia, alle 17 e alle 18,30).
L’austriaco Fennesz – definito come l’ultimo tra i romantici della sperimentazione musicale elettronica per via dei paesaggi intimi e dei sublimi mondi interiori che è in grado di descrivere – presenta a Firenze il suo album, “Agora”, realizzato nella camera da letto del suo appartamento, con cuffie e attrezzature a portata di mano (Il 10 settembre al Giardino dell’Istituto agrario).
Al Cantiere Florida (11 settembre) di scena il compositore e musicista Chassol, originario dalla Martinica per presentare il lavoro multimediale “Chou”, prodotto dal Kunstenfestivaldesarts, in cui l’artista trasporterà gli spettatori tra le sfumature culturali e multietniche di una Bruxelles tutta da scoprire. “Chou” fonde immagini e suoni in un singolare ritratto musicale della città, dove jazz, pop, rock, hip-hop e musica classica si incontrano e dialogano al ritmo di sequenze abilmente rappresentate sul palco con umorismo e virtuosismo. Un’esperienza visual, sonora e scenica. In collaborazione con Lo schermo dell’arte.
“Cloud extended” di Giovanfrancesco Giannini è una riflessione sulla politica delle immagini e sulla rappresentazione mediatica dei corpi, organizzata attorno ai concetti di durata e ripetizione: la performance, che si svolge su un arco temporale espanso, è composta da ripetizioni di circa trenta minuti ciascuna; il pubblico può entrare e uscire tra l’una e l’altra. Il contenuto è il medesimo, ma il corpo e lo spirito del performer non saranno mai gli stessi (il 13 e 14 al PARC).
“Suoni in uno Spazio Abbandonato III” è un lavoro creato per due danzatori, installazione pittorica e composizione elettroacustica spazializzata. I diversi elementi – il suono del compositore Timoteo Carbone, la danza di Emma Zani e Roberto Doveri, l’opera pittorica Federico Zurani – sviluppano forme e relazioni all’interno di una composizione/architettura comune, transitando uno nell’altro attraverso strutture del non-finito (In scena il 14, 15 e 16 settembre al PARC). Dal fortunato incontro avvenuto con “Perpendicolare” prende vita “L’universo nella testa”, una nuova creazione che sviluppa ulteriormente l’indagine tra linguaggi performativi avviata dal coreografo Daniele Ninarello, la cantautrice Cristina Donà e il compositore Saverio Lanza. La danza fa da corpo motore, mentre le canzoni di Cristina Donà “danno il sapore di una costellazione originale in un continuo rapporto tra l’infinito del cosmo e l’essere umano” (Il 15 settembre al Cantiere Florida). Il 17 e 18 settembre al Cantiere Florida va in scena “Greta on the beach” spettacolo della coreografa Francesca Foscarini e del drammaturgo Cosimo Lopalco. Lo spettacolo è dedicato a Greta Thurberg. Dicono gli autori: “Ogni tempo ha la sua voce che ne esprime urgenze, angosce, orrore, bellezza, contraddizioni. Il nostro tempo ha quella di Greta Thunberg, una voce chiara, forte, che erompe nelle nostre coscienze. È una voce che se annuncia la catastrofe, risuona tuttavia come desiderio di redenzione nel timbro incorrotto e incorruttibile, nella sensibilità che non conosce il compromesso, nel coraggio di chi ama il coraggio e i suoi orizzonti. È da questa voce che il progetto prende forma, respiro, posizione e si rivela, lentamente, come il mare che si offre calmo e seducente alla vista del bagnante, per trasformarsi con l’arrivo di un vento inatteso in onda impetuosa, tempesta, furia, tragedia, forse salvezza”.
“The Very Last Northern White Rhino” si interroga sulla possibilità stessa della felicità di fronte al caos del mondo. L’assolo, creato da Gastón Core per il performer ivoriano Oulouy è ispirato all’osservazione degli ultimi due esemplari femmina di rinoceronte bianco. La pièce offre, attraverso diversi stili di danza urbana, l’immagine dell’uomo che balla perché, come dice Paul Valéry, abbiamo “troppa energia per i nostri bisogni”: la danza come eccesso e celebrazione della vita. Danzare fino allo sfinimento perché forse non c’è più nulla da fare. Spettacolo rivelazione di Aerowaves, piattaforma della danza europea (Il 18 settembre al Teatro Studio). “Where” di Giulio De Leo/Menhir è un progetto di ricerca con l’obiettivo di “scavare nella carne, nelle memorie, nel sapere, per lasciare emergere ciò che, al di là dei desideri, influenza il subconscio, la creatività, lo stare insieme. Raccogliere i cocci dell’umanità per rimetterli insieme, senza nascondere le suture, ma colandovi oro per evidenziarle e creare pezzi unici” (il 20 settembre al Cantiere Florida).
Pietro Pireddu in “Panimundu” concetti come “spazialità, sensazioni, energie si modulano attraverso ripetizioni che divengono possibili con l’emergere di uno scarto rispetto all’attimo appena esauritosi. Scarto che segna una svolta nelle relazioni tra le performer e con il pubblico” (il 20 e 21 settembre al PARC).
“Un discreto protagonista”di Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi è il racconto di un istante. L’istante che va fuori dai cardini, o, prima ancora del tempo, l’istante in cui equilibrio e simmetria si rompono per dare inizio al tempo. “Resti e frammenti tentano di ricomporsi, generando relazioni sempre diverse”. In scena, insieme a Damiano Bigi, il danzatore polacco Lukasz Przytarski (In scena il 21 settembre al Teatro Studio). Il 22 settembre a Lumen, per il Festival au Désert è di scena la formazione franco marocchina Bab L’Bluz fondata da Yousra Mansour (voce, awisha, percussioni e guembri) e il francese Brice Bottin (guembri, chitarra, percussioni e cori). Il gruppo mescola elementi di rockì, blues e psichedelia ispirandosi alla musica tradizionale Gnawa e Hassai.Arriva dal Mali la straordinaria Oumou Sangaré. La sua musica antica e attuale porta un messaggio di libertà e di speranza per i popoli e le culture della propria terra. Lo scorso aprile è uscito per World Circuit/BMG il nuovo album “Timbuktu”, un lavoro che crea intime connessioni sonore tra gli strumenti tradizionali dell’Africa occidentale e quelli legati alla storia del blues, in particolare il kamele n’goni e i suoi lontani eredi, il dobro e la slide guitar (Per il Festival au Désert al Teatro Puccini il 23 settembre). “Wanna play?” è un progetto aperto alla partecipazione libera di danzatori, performer, musicisti, pronti al confronto con l’improvvisazione, in dialogo con il suono estemporaneo di Francesco Giomi. Un singolo musicista con strumenti acustici ed elettronici può coinvolgere una pluralità di partecipanti in una connessione imprevedibile, costruendo una relazione di “intimità artistica” tra performer, linguaggi e campi espressivi anche completamente differenti (il 24 e 25 settembre al PARC).
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