Musica
Cose viste, cose dette, cose sentite – 1 maggio 2019
Sono passati quasi quindici giorni, due settimane, da quando Vinicio Capossela ha pubblicato il primo singolo del suo nuovo album. Era il mercoledì prima di Pasqua, il 17 aprile. E il venerdì santo di quella canzone è stato pubblicato anche il video. Io avrei voluto scrivere subito, poi non sono riuscito, ho dovuto ascoltare varie volte, cercare di capire chi fosse quel povero cristo a cui era dedicato il brano, se una figura trasfigurata, se altro. Nel frattempo ho consigliato di ascoltarlo a varia gente, e nuovamente mi sono detto di ascoltarlo meglio. E ho continuato a farlo passare nelle orecchie, per capirne i suoni, ma sopratutto il messaggio, per portarlo in profondità, capire chi fosse quello che era sceso dalla croce e perché, e chi quell’uomo che diceva a cristo spostati, e che aveva altro da fare. L’unità, i pezzi frantumati dell’uomo, due aspetti che non sono conciliabili, specie quando l’unico istinto possibile è quello di affogare i propri simili. E lui, il povero cristo, lì, morto in sacrificio, mentre prova a incontrare l’uomo con tutto il casino che porta dentro, e poi se ne torna sulla croce, perché quello che chiede all’uomo è oltre l’umano, ama il prossimo tuo come te stesso. E nessuno che ami il prossimo suo come se stesso, nemmeno io, e ci ho messo un attimo a capire che quel povero cristo stava parlando anche a me, e al casino che ho dentro, ama il prossimo tuo come te stesso, ma noi tutti siamo uomini e bestie, e quello che sta per uscire il 17 maggio ‘Ballate per uomini e bestie’ potrebbe essere non solo un disco, ma un supplizio, una lama a forma di specchio, in cui guardandoci dentro c’è quel povero cristo insieme ad altri esseri che urlano per la nostra incapacità di comprendere il comando e la legge fondamentale, e mestamente se ne tornano sulla croce. E così sia.
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