Musica

«Ci ho creduto oltre ogni cosa e sono rinata». Intervista a Bianca Atzei

11 Luglio 2022

Studiare, sperimentare ma soprattutto crederci, oltre ogni cosa. Certo, ci vuole anche un pò di fortuna ma il segreto per riuscire a fare la cantante è questo per Bianca Atzei. O meglio, per Veronica, che lo desiderava fin dall’età di tre anni. E il suo ultimo album, arrivato proprio quest’anno dopo una lunga pausa, si chiama proprio Veronica, il suo vero nome. Il disco è composto da undici tracce, quasi tutti duetti. È un progetto eterogeneo, cantautorale, che spazia da un genere all’altro, pur restando pop. È il frutto dell’esigenza di raccontare e raccontarsi, non arrendersi all’idea di “aver lasciato correre” e di rinnovarsi e ritrovarsi, nel senso più profondo. Di stare bene.

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A poche settimane dall’uscita del disco, Veronica (mi piace chiamarla così qui) ha pubblicato Playa Nera, una collaborazione internazionale, in cui la produzione di Get Far fonde il suo timbro originale alle voci dei Bombai, per un brano estivo, spensierato e passionale che evoca un amore travolgente nato sulla spiaggia. Un altro pezzo del puzzle del suo percorso artistico e musicale, ricco di sfumature. L’abbiamo intervistata.

È appena uscito il tuo nuovo singolo, Playa Nera, con Bombai e Get Far (ndr; Mario Fargetta). Com’è nato? E come mai dopo l’uscita di un album come Veronica hai deciso di uscire con un singolo spudoratamente estivo?

Questo brano in realtà c’è da diverso tempo, da quando sono nate anche le altre canzoni dell’album. Non siamo riusciti a inserirlo nell’album solo per ragioni di tempo, essendoci di mezzo una collaborazione con la Spagna, altrimenti anche Playa Nera sarebbe stato all’interno di Veronica. Così, abbiamo deciso di farlo uscire in estate, perché comunque le sonorità sono prettamente estive. L’idea di fare questa canzone con Bombai è stata un’idea molto bella che ha avuto il mio manager, loro sono molto forti e lui ha una voce molto sabbiosa, molto calda e dà proprio l’idea di Playa Nera.

E con Get Far come è stato collaborare?

È stato bellissimo, è una persona stupenda, un grande professionista, ha veramente tanta esperienza. E umanamente è stato meraviglioso. È stata una mia idea perché è sempre stato un mio desiderio poter lavorare e collaborare con lui.

Ti ho ascoltata in concerto al Blue Note a Milano. Hai una voce molto potente, ricca, che si presta a diversi generi e interpretazioni. Veronica è un album pop ma eterogeneo. È questa la vera Bianca Atzei?

È una bella domanda, perché io sono molto istintiva. Ho sempre seguito la mia percezione, il mio intuito, sono molto di pancia e ho sempre cercato di sperimentare negli anni. Però sono sempre stata me stessa, non avrei fatto e non farei una cosa non mi piace, non mi va di fare e non sento mia. In questo momento ho cambiato direzione perché avevo l’esigenza di farlo. Ho iniziato ad ascoltare musica che non ascoltavo, come il nuovo indie, proprio per un tipo di scrittura che era diverso dal mio. Una scrittura più libera, diretta, decisa e semplice ma sempre cantautore. Di sicuro ci sono dei punti di incontro con il passato ma ho sperimentato e giocato come non avete fatto prima.

I pezzi spaziano tra un genere e l’altro, hanno sonorità diverse…

Esatto, non esiste un genere, in quest’album esistono proprio le canzoni e la melodia, esiste la scrittura, non c’è un genere. E poi probabilmente il fatto di duettare sempre con artisti diversi mi ha stimolato tanto e fatto cambiare modi, ha dato molto a me e al disco.

Veronica è piaciuto. Che riscontro hai avuto da parte del tuo pubblico e di quello nuovo?

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Ho avuto una sensazione molto bella, perché è stato apprezzato molto questo lavoro, soprattutto interiore, profondo, della mia persona, più che della cantante o del personaggio. Questo si nota e sono felice che arrivi molto alle persone. Io ho voluto fare proprio un lavoro su me stessa e questa cosa arriva oltre che al mio pubblico di sempre, che non vedeva l’ora di ascoltarmi in cose nuove e mi sostiene, anche al pubblico nuovo. È stato importantissimo e soddisfacente, gratificante arrivare anche a persone nuove. È stato bello magari far ricredere qualcuno, perché no… è una bella vittoria.

Studiare, cambiare direzione, andare avanti, giocare e trovare un equilibrio e un adattamento premia. Adattarsi al genere, al periodo che stiamo vivendo è importante e non tutti possono o riescono a farlo. Devi anche essere fortunato. È stato un grande lavoro per me.

Quando è uscito Veronica hai scritto sul tuo profilo Instagram, ringraziando tutte le persone che ti sono state accanto, che per te scrivere quest’album è stato come fare una lunga seduta di psicoterapia perché prima non ti sentivi in qualche modo a posto, a tuo agio. E finalmente ti sei liberata. Cos’è cambiato?

Beh, sì, è cambiato che ho fatto quello che desideravo fare da tanto tempo e quando passa troppo tempo poi in qualche modo è come se perdessi quell’attimo, quei momenti belli. E dopo averli persi, ho avuto grazie a Dio una forza incredibile di non fermarmi e ho voluto sfruttare un momento, quello del lockdown. Avevo bisogno di scrivere e di non lasciare andare ancora. Mi sentivo di aver perso troppo tempo, desideravo fare un passo importante e avevo bisogno di dare tutta me stessa, ed era più un fatto privato, interiore.

Forse perché in questi anni hai fatto anche molte altre esperienze che riguardavano direttamente la musica? Penso alla tv.

Avevo l’esigenza di ritrovarmi e ritrovarmi in quella che è la mia essenza vera. Poi sicuramente le altre esperienze mi hanno aiutata tanto, non posso dire il contrario, popolarmente mi hanno aiutata a farmi conoscere ma sentivo la necessità di esprimere qualcosa di più profondo di me.

E adesso quali sono i suoi programmi?

Allora, adesso inizia il tour, quindi sicuramente tutto agosto e settembre sarò molto occupata in diverse zone dell’Italia. Non vedo l’ora di salire sul palco in diverse parti dell’Italia. Addirittura il palco. E poi ovviamente continuo a scrivere canzoni.

Il tuo percorso nel mondo della musica è stato ricco, non lineare, fatto di esperienze diverse. Se tu dovessi dare un consiglio a chi si approccia a questo mestiere, quale sarebbe?

Il mio è stato un percorso anche molto faticoso, devo ammetterlo. Non è facile perché all’inizio ci sono molte più difficoltà che soddisfazioni. La differenza penso che stia nel crederci fortemente. Non è una frase detta così banalmente ma è molto profonda. È un crederci che va oltre ogni cosa. Io non immaginavo dall’età di tre anni di voler fare altro nella mia vita se non diventare una cantante. Certamente è una cosa anche un pò innata ma devi crederci, studiare fino a realizzare quella passione che senti fortemente dentro. Ho avuto la fortuna di avere il supporto, l’appoggio dei miei genitori che ogni volta che cadevo mi aiutavano a rialzarmi ma poi col tempo ho imparato a rialzarmi da sola. È un continuo dare e anche se ricevi poco quel che ricevi ti basta per cinque anni, provi emozioni fortissime. Anche se sono pochi quei momenti di gratificazione, soddisfazione e bellezza hanno talmente tanta energia e forza che sovrastano tutto il resto. Bisogna crederci.

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