Musica
Babylon (Radio 2), la conclusione di una meravigliosa avventura
In questi giorni seguiti all’annuncio della chiusura di Babylon su Rai Radio 2 stavo (ri)guardando Neon Genesis Evangelion. In una della prime puntate viene citato il Dilemma del Porcospino di Schopenhauer, dove le persone non riescono mai a capirsi e a trovarsi fino in fondo per via delle rispettive differenze, facendosi male, paradossalmente, più si avvicinano.
Stavo pensando a cosa mi ha lasciato Babylon dopo 9 stagioni, una marea di puntate, e il dilemma di cui sopra ha giovato alla risposta: un linguaggio per parlare di musica e di come essa sia una delle soluzioni per unire gli esseri umani senza farsi male. Quante volte è difficile trovare punti d’incontro con persone nuove, sconosciute, amici con cui hai detto tutto quello che potevi dire. Quanto facile è far iniziare una chiacchierata partendo da un disco o da un concerto?
Carlo Pastore e la clique, Gianluca, Marta, Elisa, han dato ad un intero paese un linguaggio, un modo di parlare di musica, capace mettere assieme generi underground e mainstream, trasmettendo in maniera semplice e comprensibile i tratti distintivi di ogni sound. Una babilonia immaginaria dove suoni, culture e confronto avvenivano naturalmente nell’arricchimento costante.
Ora, senza tirare la sviolinata di turno, esiste un pre e dopo Babylon nella comunicazione radiofonica, rendendo Rai Radio 2 in determinate fasce orarie allo stesso livello della BBC inglese o della KEXP di Seattle.
Il programma della BellaMusica ® mi ha accompagnato, nel senso letterale della parola, moltissime volte, e nella testa si affollano ricordi. Ho scoperto questo mondo quando ero ancora in forze alla radio universitaria di Padova: un sabato sera col socio di programma di allora eravamo in auto post cinema, mise su Radio 2 e stavano passando gli Eagulls con Tough Luck, era il 2013. Ricordo quanto lavoravo nel 2014, durante le feste di Natale, in un centro commerciale, di quelli aperti fino a tardi, e facevo le corse per terminare alle 9.30, arrivare in auto e ascoltare, rilassandomi, Babylon. Nel 2015 invece vidi dal vivo il programma a Milano alla Fabbrica del Vapore, durante i giorni del Festival delle Radio Universitarie. Nel 2016 scrissi tante pagine della tesi magistrale con i podcast nelle orecchie. In questi ultimi anni invece ha dato supporto a molte serate passate a casa a finire di scrivere progetti per lavoro.
Non potrei non citare le interviste ai Ministri, a Marracash, ho scoperto Godblesscomputers e ho trovato l’unica voce sull’etere che mandava in onda trap e indie/it-pop, i due sound che stanno rivoltando come un calzino la musica italiana, prima che tutti se ne accorgessero, anche Radio Deejay stessa, spesso citata come la prima a trasmettere la nuova wave a livello main. No signori, è stata Babylon.
Mentre sentivo dire da Carlo che avrebbero concluso la loro avventura con la puntata del 30 giugno, il concetto di tempo si inseriva nei miei pensieri, mi chiedevo se fra 20, 30 anni parleremo di Babylon come di altri grandi programmi radiofonici che hanno fatto la storia, come Planet Rock, e la risposta è stata “si, eccome”. Spero la Rai, nei tempi degli archivi digitali accessibili ma volatili, conservi tutto questo background. Ora torna in mente di quando andavo nel vecchio sito di Babylon a spulciare le tracklist per segnarmi i brani.
Il tempo, secondo l’Interstellar di Nolan, è reso modificabile unicamente dalla forza della passione, ed è questa che, forse, oggettivamente, rende dei percorsi, delle esperienze, tangibili, e le fissa nei ricordi senza nostalgia ma come se fossero appena accadute. Incidere, lasciare un segno, condividere buona musica e innovare la comunicazione nell’etere. Unire le persone, gli ascoltatori. Babylon.
Scrivevo nella mia immaginazione queste righe e riflettevo sul fatto che non avrebbe avuto senso puntare il dito sulle scelte dell’emittente di riferimento, lo stesso Carlo rivolge già lo sguardo, dritto, al futuro. Non c’è nostalgia ma solo la speranza, amore per questa cosa che è la musica, in certi momenti totalizzante tanto da chiedere qualsiasi buco, far credere possibile tutto, esprimibile in tantissime diverse vie, tra cui la radio. La speranza, la stessa, che mi ha smosso, dopo un periodo di pausa, a tornare, e mi smuove da due anni ad andare in onda su Radio Sherwood a Padova, col mio socio, Salvatore, rappresentano e condividendo quello che per noi è la BellaMusica (un saluto ai ragazzi dell’Italian Occult Psychedelia!), facendo nostre le “lezioni” di Babylon, ma pure di MU (Matteo Bordone, chiuso), Musical Box (Raffaele Costantino), Radio2 InTheMix/Records (Lele Sacchi), il servizio pubblico nelle sue più alte espressioni. Perché nei giornali “dopo la sezione cinema, c’è la radio, e dopo la radio, la morte”, e di radio che si sono annacquate e accartocciate su sé stesse fino a scomparire ne ho viste. Siamo (a nostro modo e nel nostro piccolo) la Resistenza.
(Se volete, è stata aperta una petizione per far tornare Rai Radio su suoi passi)
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