Musica
Arriva “Aham”. La chitarra di Corrado Rustici tra sperimentazione e riflessione
Venerdì 24 giugno uscirà “AHAM” (Sony Music/Sony Classical Italia), il nuovo album del chitarrista e produttore musicale CORRADO RUSTICI. Il disco è stato anticipato in radio dal singolo “Alcove of stars”, brano che vede la straordinaria partecipazione di ANDREW STRONG, cantante e star del film “The Commitments”. Il titolo dell’albumi in sanscrito significa “Io sono” e prelude ad un viaggio musicale e sonoro di uno dei musicisti più interessanti sulla scena internazionale.
«Questa parola, “Aham”, è stata la chiave con la quale ho iniziato a indagare, seriamente e profondamente, sulla natura del mio essere e, di conseguenza, sull’essenzialità di ciò che percepisco come “Musica” – racconta Corrado Rustici – Quando ho iniziato a concepire e a comporre le musiche per questo mio nuovo album, ho deciso di esplorare sonorità e contesti musicali avvalendomi della chitarra come unica fonte sonora e come unico campo di sperimentazione nel quale scoprire fino a che punto questo meraviglioso strumento, e io, saremmo potuti arrivare».
Ricerca, riflessione e sperimentazione. Queste sono le caratteristiche di “Aham”, un progetto discografico che arriva a distanza di 10 anni dall’ultimo album da solista in studio di Corrado Rustici e che pone al centro di tutto la chitarra come unica fonte sonora. Emblema di una continua ricerca incentrata su dove la musica possa arrivare, “Aham” riesce esprimere la profondità dell’essenza di Corrado, sia come persona sia come musicista. Nove brani in cui Corrado Rustici racchiude il suo concetto di musica “Transmoderna”, integrando diversi stili musicali in un unico contenitore che include e trascende le proprie radici.
«Durante sei anni di lavoro e di sperimentazione, ho individuato alcuni limiti sulla gamma di suoni che la chitarra può produrre, ma sono stato anche incredibilmente sorpreso dalla sua versatilità e dal suo potenziale sonoro, quasi totalmente non sfruttato, o per lo meno abbastanza ignorato fino ad ora. Infatti, man mano che andavo avanti con il lavoro, ero sempre più entusiasta ed eccitato dai piccoli/grandi segreti che lo strumento continuava a svelarmi».
Originario di Napoli, CORRADO RUSTICI abita ormai da anni a San Francisco, dove ha trovato la giusta dimensione per accogliere la sua musica e la sua continua ricerca e sperimentazione. Da sempre diviso tra la carriera di chitarrista e quella di produttore, Corrado Rustici ha saputo destreggiarsi tra chitarra e studio di registrazione, diventando uno dei produttori più apprezzati nel mondo, nonché l’uomo che ha saputo portare il sound e l’approccio americano nel mercato discografico italiano.
«Nei brani si alternano (come nel caso di “Roots of progression” che è un mio tributo ai vari generi che hanno contribuito alla mia formazione di musicista) diversi riferimenti musicali, dal rock progressivo, al jazz-fusion, dalla musica ambient, al pop e musica classica. Tutto ciò che si sente nell’album, da ciò che sembra batteria, basso, archi, fiati ed addirittura voce (come nel caso del brano “Aham”) è stato creato usando soltanto ed esclusivamente chitarra elettrica e/o acustica, trattata attraverso pedali analogici e plug-in digitali i».
Rustici ha lavorato con nomi del calibro di Herbie Hancock, Whitney Houston, Aretha Franklin, George Benson ed Elton John, ed è stato produttore per artisti come Zucchero, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Ligabue, Elisa, Andrea Bocelli, Negramaro e Francesco Renga, contribuendo a più di 20 milioni di dischi venduti. Parallelamente, oltre a essere stato il fondatore di due band rock prog italiane diventate poi leggenda, i Cervello e i Nova, ha pubblicato anche 3 dischi da solista (2 in studio e 1 live).
«Alla fine non è così importante la modalità con la quale si costruisce un’opera musicale, ma soltanto se, ed in che modo, un musicista riesce a creare quello spazio emotivo e – da sempre – virtuale nel quale, sia l’artista che l’ascoltatore, trovano il modo per condividere le gioie, i dolori e la ragione stessa di questo nostro “Esistere”. Spero che in questi miei sei anni di lavoro e di ricerca, io sia riuscito a descrivere un primo piccolo contesto musicale nel quale si odono i vagiti di quella che mi piace chiamare “Chitarra Transmoderna” ».
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