Musica

Amore e furto: De Gregori e le cover di Dylan, la scelta più naturale

3 Novembre 2015

A me piace. Più lo ascolto “Amore e furto” piu’ si rafforza la convinzione che sia un gren bel disco. Le rampogne che girano in rete non mi toccano. Ci sono quelli – suvvia ammettiamolo – che vorrebbero De Gregori solo grandi successi, imprigionato come una cariatide a quello che lo ha reso celeberrimo.

Ma De Gregori ha una produzione musicale sconfinata e sono certa che in una prossima vita saranno in molti a riscoprire perle nascoste nei suoi dischi. All’ultimo concerto a Milano la scorsa estate ha aperto con “Lettera da un cosmodromo messicano”. Me la sono cantata tutta tra sguardi attoniti di gente che era lì solo per Alice e Buonanotte fiorellino. E nella scaletta ha infilato altre sconosciute e non meno belle come “La testa nel secchio”.

Chi lo critica oggi non si ricorda che agli inizi dei 2000 il Principe si imbarcò in una avventura musicale che definire ostica era poco: un disco di canti popolari con Giovanna Marini.  Di fronte all’operazione traduzione Dylan il vero azzardo era questo.

E allora godiamolcelo questo Amore e furto, questo omaggio musicale a colui che più lo ha ispirato negli anni. Che poi questo lo sapevamo già. E per questo ci sembra, questo disco, la cosa più naturale che potesse fare. Nel bel pezzo di Paolo Vites su Il Sussidiario ( Paolo è uno dei massimi esperti italiani di entrambi gli artisti) e nel documentario in onda su Sky arte viene spiegato il lavoro di traduzione e di adattamento all’italiano fatto da De Gregori. Un lavoro difficile e complesso, che il musicista ha presentato con molta onestà.-

Inoltre, De Gregori ha annunciato di voler fare un concerto con una scaletta intera di queste canzoni. Lo aspettiamo. Consapevoli che oggi è un vero privilegio, per la bellezza degli arrangiamenti, per l’armonia con la band e per lo stato di grazia di cui gode da alcuni anni, assistere a una sua esecuzione.

 

 

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