Musica
Allegramente Drammatica combatte con la musica il bullismo – Intervista
di Alessandra Savino
Allegramente Drammatica è Tamara Basile. Coltiva fin da piccola il sogno di diventare una cantante. Il suo primo palcoscenico era un letto sul quale con una spazzola come microfono si improvvisava cantante. La passione per quest’arte è cresciuta con lei e una volta diventata grande si è dedicata allo studio del canto, con il supporto di diversi maestri, e di diversi strumenti musicali tra cui pianoforte e ukulele. Tamara muove i suoi primi passi in questo mondo militando in alcune band locali per le quali scrive le linee vocali e i testi in inglese. Le sue influenze musicali sono state tantissime dalle sigle dei cartoni quando era piccola fino ai tempi di MTV con il britpop e R&B. Un ruolo importante nella sua formazione musicale va anche ai genitori che l’hanno avvinata alla musica rock degli anni ’70 e ’80. Intorno al 2016 cresce in lei il bisogno di farsi sentire. Butta giù sul foglio le prime idee strimpellando la chitarra e nascono così le sue prime canzoni. Nel 2021 Tamara supera le proprie insicurezza e rinasce come Allegramente Drammatica. Lo scorso 25 maggio è uscito il suo nuovo singolo “Il primo trauma non si scorda mai”in cui affronta il tema del bullismo di cui è stata vittima. Ne parla in questa intervista.
Come nasce il tuo originale nome d’arte?
Il mio nome d’arte nasce assolutamente a caso e non da me. Ero nel mio studio e stavo ascoltando varie preproduzioni con mia moglie, ad un certo punto lei si gira e mi dice:” Certo che i tuoi brani sono veramente particolari, allegramente drammatici. È incredibile come tu riesca a coniugare questi due aspetti”. È stata una folgorazione, ho adorato da subito questi due termini accostati. E così è nata Allegramente Drammatica.
Attraverso la tua musica affronti un tema molto delicato quale il bullismo. Che messaggio vuoi dare ai giovani che ne sono vittima oggi?
Vorrei dire a tutti e tutte che, anche se al momento può non sembrare, tutto questo renderà loro più consapevoli e forti e che spero comprendano presto che sono stupendi e stupende così come sono. Vorrei dirgli che non sono soli e sole e che ci sono persone che possono aiutar loro e che sicuramente il mondo può offrire loro qualcosa per cui valga la pena vivere.
Cosa rappresenta per te la musica e quanto è stata importante per superare momenti difficili?
La musica mi ha letteralmente salvato la vita. Nelle mie giornate passate in completa solitudine tre cose mi hanno tenuto compagnia. Disegnare, doppiare tutti i miei cartoni preferiti e chiaramente cantare per tantissime ore. Poi sono arrivati anche i videogiochi ma è soprattutto la musica ad aver placato le mie ansie e la voglia che avevo, ogni tanto, di sparire.
Il nuovo singolo è caratterizzato da un tema profondo ma una musica frizzante, pop: come coniughi le due dimensioni apparentemente contrastanti?
Sono una persona a cui piace sdrammatizzare, ed è una consapevolezza che ho acquisito da quando scrivo brani. Credo di passare un po’ come una pesantona, un po’ idealista e fin troppo ligia al dovere e ai propri principi. In realtà sono molto spiritosa e giocherellona. Cerco di far ridere e star bene tutti, quando sono a mio agio. Quindi forse gli opposti fanno parte della mia personalità. Mi viene naturale.
Cosa bisognerebbe fare, secondo te, per limitare episodi di bullismo tra i giovani?
Occorre fare un lavoro sociale molto forte con persone formate. A scuola per esempio ci si preoccupa molto dell’istruzione intesa come concetti da passare ed insegnare. Troppo spesso ci si dimentica che a scuola si vive! È letteralmente una seconda casa, se non addirittura la prima, in cui si formano relazioni sociali che determinano gli adulti che saremo. È inaccettabile per me che le persone preposte all’insegnamento non abbiano una formazione anche in tal senso o comunque che non se ne preoccupino. Dico questo perché ascolto le storie di pedagogisti ed educatori che conosco e la situazione è preoccupante. L’educazione sociale viene prima di tutto il resto. La cosa positiva però, è che rispetto a quando ero adolescente io, il problema esiste, è riconosciuto e preso almeno in considerazione.
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