Musica
Alla ricerca del senno perduto
Leggo sempre più perplesso di questa nuova moda tutta ventunesimo secolo di cambiare la Storia secondo nuovi criteri, inevitabilmente di origine statunitense, ossia di un paese che ha una storia brevissima e pure discutibile e ciò che non ha se lo deve inventare per darsi importanza. Alcuni punti di vista possono essere interessanti, anche perché è vero che la Storia la scrivono i vincitori. Ma da qui a considerare tutto bianco o tutto nero (e mai come in questo caso il bianco e il nero giocano un ruolo fondamentale) passa un abisso. Un paese incapace di analizzare la Storia, pur con qualche scintilla, ogni tanto, di innovazione riflettuta. Ma il rischio che anche queste scintille vengano travisate è altissimo perché la razionalità sembra un’attitudine obsoleta.
Francamente questa moda che pretende di assumere un atteggiamento assolutista mi sta scocciando parecchio perché è talmente irrazionale, talmente arrogante, talmente stupida che verrebbe voglia di prendere a schiaffi tutti codesti imbecilli dalla testa infarcita di orgogli razziali vari spinti spesso e volentieri verso una polemica sterile e inutile. Sono soprattutto donne (si può ancora dire o si rischia di essere denunciati per sessismo e incarcerati?) le protestatarie, a volte femministe assolute e irragionevoli, che qualsiasi manifestazione che ci sia oltre alla sfera dal raggio di mezzo metro in cui sono rinchiuse la vedono come un attacco maschilista, razzista e sessista. Io, probabilmente, a codesti occhi apparirei come un mostro schiavista e sessista, unicamente perché non sopporto la mediocrità e la stupidità di simile attitudine angloamericana, peraltro infestante.
L’ultima uscita è del soprano Angel Blue, un nome coloratissimo il quale contiene in sé già una tinta che, nella lingua inglese, possiede anche una connotazione di tristezza. La tristezza viene dal fatto che colei ha pensato bene di fare una protesta a suo modo nientedimeno che contro l’Arena di Verona perché, nella sua testa si aggira un fantasma che le fa vedere ovunque attacchi razzisti anche dove non ce n’è. Ma, si sa, basterebbe studiare meglio la Storia, oggi non basta essere di pelle colorata e sentirsi dalla parte giusta solo per quello.
Colei era stata scritturata per cantare il personaggio di Violetta Valéry, e nessuno le aveva chiesto di sbiancarsi la pelle, perché si sa che Violetta era bianchissima, a dispetto del nome purpureo. Sarebbe già un controsenso che una donna di pelle nera canti allo specchio, emaciata e in fin di vita, “le rose del volto già sono pallenti”, cosa vuoi pàllere? Dove starebbe l’aderenza al testo? Ovviamente, su queste sottigliezze ci si passa sopra perché sennò passi per un razzista, e la tradizione lirica per fortuna consente a cantanti di ogni gruppo etnico (e di voci divine) di cantare qualsiasi ruolo. C’è sempre il pericolo che un giorno di questi qualche cantante di etnie diverse da quelle europee si rifiuti di cantare un ruolo da cameriera, come Susanna o Despina, perché una negra o una latinoamericana non possono e non devono essere collegate al ruolo di serve o schiave. Probabilmente possono interpretare unicamente delle regine, magari solo Didone, dignitosa regina d’Africa.
Il rifiuto di Angel Blue di far parte dei cast stellari all’Arena di Verona di quest’anno proviene dal fatto che colei non è d’accordo con la direzione del teatro veronese per il fatto che delle cantanti europee o comunque dalla pelle chiara debbano tingersi il volto e le mani di nero per interpretare il ruolo di Aida, che, nell’originale, sarebbe una principessa etiope ridotta in schiavitù nell’antico Egitto.
L’Arena non è nuova a questo tipo di proteste. Già nel 2019 Tamara Wilson, statunitense anche colei, proprio per il ruolo di Aida, in un allestimento in cui si prevedeva il trucco scurente, insorse contro la direzione del teatro dicendo che il black face era ormai l’età della pietra del teatro e che lei non si sarebbe truccata di nero. Poi si è scurita la pelle lo stesso, meno nera del previsto, perché probabilmente le avranno detto che avrebbe dovuto pagare chissà quale penale o chissà che prezzo contrattuale per ostentare il suo candore, e lei si dev’essere convinta obtorto collo e ha cantato, minacciando però che non avrebbe più cantato quel ruolo. Peggio per lei. Comunque care Tamara e Angel, il testo è quello, studiate: bedde mie, Aida l’hanno cantata Maria Callas e Renata Tebaldi, Leontyne Price (nera, ma ha cantato anche Tosca, Leonora e molti altri ruoli) e una schiera di altri soprani stellari che hanno lasciato il segno e che non hanno mai protestato. Un direttore come Toscanini avrebbe detto alle signore di rompere meno i maroni e di pensare a cantare perché lì di razzista non c’era nessuno, tanto meno Verdi e Ghislanzoni.
E se si ambientasse l’opera su un altro pianeta e quindi magari si potesse tingere Aida di blu come Diva Plavalaguna nel Quinto Elemento, si potrebbe urlare al razzismo verso gli alieni? Gli etiopi sono di pelle scura. Perché non si dovrebbero tingere di nero? Bisognerebbe forse affidare la parte unicamente a soprani di pelle nera, e magari etiopi e non nigeriani, senegalesi, capoverdiani o francesi o afroamericani? E se i soprani di pelle nera non fossero all’altezza del ruolo, bisognerebbe rinunciare a sentire O cieli azzurri o Ritorna vincitor! ? Perché il ruolo è difficile assai, signore care, e la maggior parte dei soprani in giro in grado di cantare codesto ruolo non sono tutte di pelle nera. Summertime, la soave ninna nanna da Porgy and Bess, cantata da una mamma nera, bisognerebbe vietarla a tutte le cantanti con una pelle diversa? Non sarebbe un razzismo al contrario?
E, a questo punto, perché far cantare Violetta a un soprano di pelle colorata? Così come Angel Blue canta Violetta così Anna Netrebko canti pure l’Aida, e, se l’allestimento prevede un arredamento Antico Egitto rivisitato da Pierre Loti, il regista la tinga pure di nero, o zebrata, o in un burka, o come vuole lui. Angel Blue e Tamara Wilson si diano una regolata e pensino a cantare, perché vestire i panni del mâitre-à-penser non sembra essere il loro forte.
Cari amici, familiari e amanti dell’opera,
sono giunta alla spiacevole conclusione che quest’estate non canterò La Traviata all’Arena di Verona come previsto. Come molti di voi sanno, l’Arena di Verona ha recentemente preso la decisione di utilizzare il trucco nero per la produzione dell’”Aida”. Voglio essere assolutamente chiara: l’uso del black face in qualsiasi circostanza, artistica o meno, è una pratica assolutamente sbagliata, basata su tradizioni teatrali arcaiche che non trovano posto nella società moderna. È offensivo, umiliante e apertamente razzista. Punto e basta. Non vedevo l’ora di debuttare all’Arena di Verona cantando una delle mie opere preferite, ma non posso in coscienza associarmi a un’istituzione che prosegue questa pratica. Grazie per la vostra comprensione e a tutti coloro che hanno dimostrato sostegno e sensibilità nei confronti miei e dei miei colleghi artisti di colore.
– Angel
Verrebbe da risponderle: Cara Angel, I will survive.
Il testo della sua lettera è semplicemente imbarazzante. Colei vede il razzismo anche dove non c’è. Perché, se avesse studiato seriamente, avrebbe notato che nell’Aida ci sarebbe il conflitto tra amore e ragion di stato, dove l’eroe Radames, di puro sangue egizio (che non è bianco ma africano, e non ci sono molti cantanti egiziani o discendenti dagli antichi egizi in grado cantare tutti i ruoli non etiopi, così come non si sono molti etiopi per cantare Aida e Amonasro), s’innamora della principessa dell’Etiopia resa schiava ed è pure disposto a morire per lei. Verdi e Ghislanzoni, in un’epoca in cui i drammoni orientalisti erano molto in auge, al razzismo evocato da Angel Blue proprio non ci pensavano né, d’altro canto, ve n’è traccia, anzi, al contrario. Se proprio avesse studiato meglio, Angel Blue (e Tamara Wilson) avrebbe capito che dietro ogni trama, dietro ogni dramma, dietro ogni rappresentazione teatrale si annidano diversi livelli di lettura. A parte il fatto che, pur lavorandoci da sempre, le due signore non hanno capito che il teatro è il luogo del travestimento, della dissimulazione, della ricerca di un’altra dimensione, della metafora. Nulla, tabula rasa, per loro è black face e basta.
Nel caso dell’Aida c’è una tematica cara a Verdi e alla sua epoca, ossia un conflitto di poteri, militare e religioso soprattutto, dove trova posto la storia d’amore tra l’eroe militare e la schiava, l’oppressore, costretto dal suo ruolo e dalla sua classe dirigente a sterminare i nemici etiopi, e l’oppressa: l’imperialismo e il resto del mondo. E Verdi accettò anche il libretto di Un ballo in maschera, dove il Primo Giudice dice di Ulrica, l’indovina cieca, di essere “dell’immondo sangue dei negri”, verso che ha creato in età moderna dei terribili mal di pancia a chi vuole essere paladino del politicamente corretto e non scontentare un pubblico di etnie diverse che potrebbe risentirsi udendo codesta frase, magari decontestualizzata. No, cazzo, se Antonio Somma e Giuseppe Verdi hanno scelto quel verso e lo hanno messo in bocca al Primo Giudice era proprio per mostrare come l’indovina fosse di etnia afroamericana, peraltro in un periodo in cui esisteva la schiavitù, operata soprattutto da inglesi e olandesi, e, di conseguenza, l’orrendo pregiudizio razzista di colui. E infatti, subito dopo, il paggio Oscar (che appartiene all’etnia bianca, anche se magari il soprano che la interpreta oggi potrebbe essere di un’altra etnia) protesta e prende le difese di Ulrica, chiedendo a Riccardo, il Conte, di rispettarla e di non stare a sentire i vaneggiamenti del Giudice che vorrebbe condannarla.
Turandot e Liù dovrebbero essere cantate solo da cinesi? È un peccato razzista truccare delle europee da cinesine cogli occhi a mandorla? Cio-Cio-San dev’essere cantata per forza da una giapponesina di quindici anni, minutina minutina, anche lei magari non più inkimonata e non più geisha perché la donna geisha non va d’accordo col politicamente corretto né ci va la donna bianca travestita da geisha giapponese? Eppure, chi è senza peccato scagli la prima pietra: Tamara Wilson, così preoccupata del black face, non ha esitato a farsi tingere la faccia di bianco, come se le avessero passato il ducotone in faccia, e farsi truccare gli occhi alla cinese. Il peccato mortale è visibile su youtube, in una serie di rappresentazioni al Four Seasons Centre for the Performing Arts, Toronto, in settembre e ottobre 2019. In questo caso si tratterebbe di un white face. No, Turandot e Butterfly vanno cantate unicamente da soprani cinesi e giapponesi, Wilson, chiedi scusa a Cina e Giappone per aver fatto la parodia della donna orientale.
Ma andate a quel paese tutte quante, per favore? Pensate solo a cantare e a farlo bene, e studiate, studiate, studiate. Poi, forse, potrete esprimere quacosa di sensato, altrimenti cantate e basta.
Ricordo la cara Raina Kabaiwanska che prendeva in giro la figura del cantante lirico tout court, in una buffa intervista di Piero Chiambretti: “Lei fa domande troppo difficili per una cantante lirica“. E la Kabaiwanska era una vera intelettuale dell’opera, una diva consapevole e coltissima.
Bisogna cambiare la trama della Ciociara perché i soldati goumiers che stuprano madre e figlia sono soldati africani affamati di sesso e questo non va bene perché si danneggia l’immagine degli africani che sono, senz’alcuna ombra di dubbio, anche altro? Ma se durante la seconda guerra mondiale quei soldati nordafricani hanno violentato le donne italiane che trovavano sul loro percorso non bisogna dirlo? Benedetto Moravia! Non bisogna dire, sempre e comunque, che i fascisti e i nazisti erano dei criminali asserviti a un disegno perverso? Così anche dall’altra parte i crimini sono stati commessi, e la Storia è piena di crimini, spesso a carico delle donne.
E Otello, allora? Tutta la questione e il gioco di scambi di significato tra bianco e nero, al fatto che forse il Moro di Venezia, che si distingueva per nobiltà e dignità, non fosse un africano subsahariano ma un berbero, un arabo di pelle scura, ma che per far identificare gli afroamericani è stato spinto in quella direzione? Ma ci si pensa a come attori inglesi sublimi, bianchissimi, candeggiati e biondissimi, si fossero tinti di nero per interpretare l’infelice e tragica vicenda veneziana, dove i valori bianco-nero, purezza-abiezione, vengono continuamente ribaltati? E l’Otello di Domingo, e quello di Tamagno, e quello di Del Monaco? Quanti altri tenori bianchissimi sarebbero dovuti diventare il Bianco di Venezia per far piacere a Angel Blue o a Tamara Wilson e alla loro ossessione per il black face tutta ventunesimo secolo? Ma Angel Blue, ti rendi conto del tuo sciocco atteggiamento? E Shakespeare è parte della tua cultura letteraria, cazzo, e studia!
Anche la vicenda immaginaria di Aida e Radames è piena di crimini, ma loro, nella finzione scenica sono i due amanti, i due eroi che lottano contro le proprie origini che esigerebbero una barriera razziale insanabile tra loro. Bisognerebbe forse cambiare il finale e farli vivere rivoluzionando tutto? Scriviti la tua Aida resuscitata e così ti fai contenta, Angel Blue, ma con musiche e libretto scritti da te.
Queste sottigliezze sono troppo sottili per la sottile intelligenza dei politicamente corretti di oggi. Ma la Nasa, anziché chiamare chiamare Apollo tutte le sue missioni, perché non le ha chiamate Astolfo, il paladino che andò a recuperare l’ampolla col senno di Orlando sulla Luna a cavallo dell’Ippogrifo? È lì che stanno tutte le ampolle col senno perduto degli odierni americani, le cerchino bene, magari qualche meteorite cadendo sulla superficie lunare ne avrà distrutta qualcuna, ma si spera di trovarne altre intatte, col nome e cognome, e le restituiscano ai proprietari inconsapevoli. Non solo per tutti questi vaneggiamenti ma per parecchi altri, tutti provenienti dalla medesima attitudine di darsi un tono di democratici, cosa che molti statunitensi non saranno mai perché la democrazia negli USA è solo uno specchietto per le allodole, a dispetto della costituzione più bella del mondo. Pensino, Angel Blue e Tamara Wilson, che già farebbero parte di una intellighenzia privilegiata, a combattere per una sanità più equa, per evitare che i presidenti possano arrivare agli estremi di Trump, che ne ha combinate di cotte e di crude, nel suo paese e nel mondo, pensino alle corti supreme che cancellano, quelle sì, decenni di libertà delle donne, e ai divieti sessuali che vigerebbero nelle legislazioni di alcuni stati dell’unione, pensino alle armi che ogni cittadino tiene in casa e che basta svalvolare un momentino per scaricarle sui vicini di casa o su chi risulta antipatico, anziché fermarsi all’innocente trucco nero di Aida, che alla cultura del black face è totalmente estranea.
Angel, sienteme, studia meglio, l’Università di Los Angeles da cui provieni evidentemente ha delle falle o, forse, hanno cacciato gli insegnanti che consideravano le ultime cancellazioni un abominio. Perché è così che si ragiona oggi in America: non sei allineato, sei un nemico. Sei contro la cancel culture? Allora sei un nazista, un barbaro colonizzatore, un criminale. Anche se magari si circoscrivono e si contestualizzano le cose, no, non va bene lo stesso. Magari fa’ una full immersion in ambienti meno malsani degli Stati Uniti, dove si galoppa sempre più rapidamente verso l’abisso dell’insensatezza. Se la Storia dell’Opera Europea, perché l’Opera è un prodotto storicamente europeo e non statunitense (così come forse oggi s’insegna a Los Angeles), è uno scoglio troppo grande per accettare – senza comprenderli – i libretti scritti nel corso dei secoli, canta i gospel nei tuoi USA o solo Porgy and Bess tutta la vita e soddìsfati. Se invece era un modo per far parlare di te e te l’ha consigliato il tuo agente o il tuo ufficio marketing, sappi che è un passo falso, almeno in Europa, ti hanno preso in giro. Così viene solamente il dubbio che tu voglia solo farti pubblicità. Se, ancora, tutto questo atteggiamento è meditato e sincero, beh, consulta uno bravo perché sei nei guai e potresti peggiorare. Se, alla fine, avessi voluto che il ruolo di Aida fosse stato dato a te perché, in quanto soprano dalla pelle nera, secondo te ne avresti diritto e avessi montato con questi mezzucci una polemica inutile, allora saresti proprio inqualificabile. Negli USA (e getta) probabilmente ti faranno un monumento e lo metteranno al posto di quello atterrato di Cristoforo Colombo, noto razzista storico internazionale, qui sei solamente ridicola e ridicola è un dolce eufemismo. Peccato, perché canteresti molto bene.
Teatri italiani, per favore, prendete le distanze da simili artisti. Fanno del male all’arte, umiliano l’opera e il teatro con parametri totalmente estranei alla loro natura. Lasciateli cantare nel Far West tutto quello che vogliono. Potremo fare a meno di loro anche se cantano bene, ce n’è molti altri di più colti e più seri, anche nel loro stesso paese.
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