Musica
“A piedi scalzi”, una dedica al piccolo Kirill: intervista a Matteo Palermo
di Alessandra Savino
Le strade e i palazzi di una città improvvisamente sono invasi da una immensa nube nera che porta con sé frammenti di tutto ciò che ha spazzato via. Una bimba con una bambola in braccio, a piedi nudi, vaga da sola in cerca di ciò che ha perduto. Immagini che sembrano quasi rievocare i servizi giornalistici degli ultimi mesi dedicati alla drammatica e ‘surreale’ situazione vissuta dell’Ucraina. In realtà, si apre così il videoclip dell’ultimo singolo di Matteo Palermo, intitolato “A pieni scalzi”, prodotto e arrangiato dallo stesso cantautore e distribuito da ONE RPM. Un brano edito da PA74MUSIC e firmato dall’etichetta FLY UP RECORDS di cui testo e musica sono stati scritti dal rocker pugliese immaginando di poter dialogare con la Pace. In questa intervista, Matteo Palermo racconta il ruolo che la musica deve avere nella società a partire dall’educazione dei più piccoli.
“A piedi scalzi” è un titolo che da un lato esprime una sensazione di libertà, quella di camminare a piedi nudi sull’erba ad esempio, dall’altra è sinonimo di povertà…cosa significa per te camminare a piedi scalzi?
Per me a piedi scalzi, significa “nella stessa condizione”. Una condizione di uguaglianza e di forza. Una prospettiva di libertà da qualsiasi costrizione. Nel video clip i piedi scalzi della piccola protagonista, camminano sulla neve, attraversano il buio della guerra, sono più forti di tutto il resto e giungono a depositare la speranza, simboleggiata dalla bambola di pezza, nella culla, luogo di protezione e di candore.
Hai scelto di affrontare un tema molto forte come quello della guerra e soprattutto della terribile perdita di un bambino a causa di questa barbarie, scrivere canzoni per te è un po’ un atto di denuncia?
Per me la musica deve avere un valore sociale e deve stimolare dei sentimenti mirati al miglioramento di se stessi, all’autocritica dei propri comportamenti e alla bellezza che possiamo generare. La musica è un linguaggio e come tale deve procurare dei sentimenti, a volte gioiosi, a volte tristi.
Hai tre figli e due di essi hanno partecipato con le loro vocine alla registrazione del singolo. Come reagiscono i bambini, i tuoi in primis, al racconto di quello che la guerra provoca ai loro piccoli coetanei?
In prima battuta è stato come un gioco, l’esperienza di cantare e registrare in uno studio faceva sorridere. Dopo la pubblicazione, Giada, la più grande, ha cominciato a farmi domande riflessive: perché a piedi scalzi, chi è Kirill, ma perché esiste la guerra e cose di questo tipo. Le ho parlato con estrema sincerità, come stessi parlando con un adulto, alla fine lei ha concluso che sarebbe stata sempre dalla parte della pace, anche con i suoi amichetti di scuola!
Per la prima volta hai scelto come videoclip un video d’animazione: come è nata questa idea e cosa raccontano le immagini?
Il video d’animazione è una tecnica artistica che mi ha sempre affascinato. Per questo brano mi sembrava la più indicata. Avevo la necessità di trasmettere sentimenti fortissimi che potessero arrivare a chiunque anche ai più piccoli. L’animazione sicuramente ha questo potere. Inoltre la contrapposizione dei colori in un video clip d’animazione è più forte e più evidente. Avevo proprio la necessità di creare contrapposizione tra luce, colori della vita e il nero, il buio della guerra. Il video è una specie di viaggio attraverso la nostra parte più buia che ad un certo punto incontra la luce ed i colori. Il percorso della piccola nel video, è il nostro percorso. Ho provato a mettere l’ascoltatore davanti a se stesso e raccontargli che la parte dei colori e della luce è la strada.
E’ il tuo primo brano in italiano, a livello di scelte musicali, del sound, è cambiato qualcosa rispetto ai tuoi precedenti brani?
Sicuramente per la discografia italiana ho dovuto ammorbidire gli arrangiamenti ma il sound è personale, difficile allontanarmi molto. Nasco come chitarrista e penso che nelle mie produzioni si senta. Le chitarre hanno sempre un gran ruolo. Sulla melodia dell’inciso, certo, ho avuto un approccio diverso dai brani precedenti, ma non poteva che essere così, essendo appunto il brano in italiano. Questa è una grande novità, è un percorso artistico che mi entusiasma e continuerò con altri brani in italiano.
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