Musica

A metà tra un sorriso e una lacrima

3 Novembre 2022

Nel 1966, appena compiuti 18 anni, Jackson è uno della marea di ragazzi di Los Angeles che frequenta il Troubadour e gli altri locali della musica West Coast, ed ama tutto… è nato in Germania, dove suo padre era di stanza come militare, ma quando aveva tre anni i suoi lo hanno mandato dai nonni in California, e lui ha vissuto l’adolescenza nel luogo e nel tempo più belli della storia umana, tentando di imparare ad andare sul surf, truccando il motore di un catorcio che altrimenti lo lasciava continuamente per strada, facendo la corte a ragazze distratte da ben altri giovanotti, facendo crescere i capelli e studiando chitarra e piano.

In quell’estate, finito il liceo, lui fa un’audizione con gli eroi della Nitty Gritty Dirt Band, che sono in tour ed hanno perso un chitarrista per una ferita da pallavolo sulla spiaggia: polso rotto a lunga pausa. Jackson è talmente bravo che la band inizia, a fine spettacolo, a suonare canzoni di quel ragazzino che, come diceva David Lindley, “sembra sempre che l’hai colto a metà tra un sorriso e una lacrima”. Occhi profondi e intelligenti, una voglia di vivere infinita.

Naturalmente suona anche al Troubadour, davanti a tutti gli eroi della sua adolescenza, che dopo il concerto gli fanno i complimenti e gli dicono che dovrebbe lavorare sulle sue canzoni, che sono veramente buone. Detto, fatto. Nella sala di prova di Stephen Stills registra tre canzoni, e si discute di aiutarlo a cercare un contratto per lui, e fargli trovare dei musicisti con cui andare in tour.

Le foto per la stampa del disco registrato quando Jackson Brown e Nico erano una coppia, a New York

Ma il destino ha deciso altrimenti. Una mattina, in sala prove, arriva Nico, la modella tedesca di Andy Warhol, che ha recitato ne “La Dole Vita” di Fellini e canta con i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale. Lei si innamora di Browne e se lo porta via, al Greenwich Village, e lui diventa il chitarrista ed arrangiatore del suo primo album solista, poi inizia a frequentare Tom Waits, Iggy Pop, David Bowie ed è perduto per la sua gioventù californiana.

Ma gli amici di Los Angeles non l’hanno dimenticato, ed hanno venduto alcune delle sue canzoni a diversi artisti della West Coast, il che permette a Jackson di vivere agiatamente a New York dove, racconta lui, “faceva un freddo tremendo, tutti si drogavano fino all’incoscienza, e Warhol era solo un arrogante pezzo di merda”.

Quando, nel 1972, decide di mettere fine alla relazione con Nico e di tornare in California, è senza una lira, e viaggia ancora sul vecchio catorcio d’auto di sei anni prima. Attraverso Joan Baez conosce il produttore David Geffen, e lui lo porta alla Asylum, dove Jackson registra un album d’esordio che nessuno compra. Esce con una fotomodella conosciuta a New York, Phillys Major, che si suiciderà a 30 anni, nel 1978, perché Jackson le ha intimato di smettere con l’eroina, altrimenti le avrebbe sottratto il figlio che avevano insieme.

Sul palco con le amiche di una vita: Emmylou Harris e, al centro, Joan Baez

Incoraggiato da Geffen, Joan Baez e dai ragazzi del Laurel Canyon, Jackson scrive nuove canzoni e la Asylum decide di registrare l’album dal vivo, perché solo sul palco il ragazzo è veramente strepitoso. Gli mettono accanto i migliori musicisti della costa: Danny Krotchmar e David Lindley alla chitarra, Craig Doerge al piano, Leland Sklar al basso, Russ Kunkel alla batteria – gli stessi che da anni girano con Joan Baez, Stephen Stills e Graham Nash.

Metà delle canzoni viene scritta durante il tour, che ha un successo travolgente. “The road”, che in italiano conosciamo in una brillante di cover di Ron (“Una città per cantare”) arriva in classifica come singolo prima ancora che il disco sia stato finito. Ma la canzone che traina tutto è quella che dà il titolo all’album, “Running on empty”, correndo nel vuoto (o correndo col serbatoio quasi vuoto). Parla del catorcio, di Nico e Phillys, degli anni volati via andando incontro alla vita con cieca fiducia ed una velocità che non lascia spazio a riflessioni. Come “Summer of ‘69” di Bryan Adams, è lo splendido epitaffio di una generazione, ed è una canzone che ancora oggi è tra le più suonate dalle radio della West Coast.

“Una canzone triste e nostalgica non deve essere per forza lenta e monotona”, dice Jackson. Che dice di essere sempre stato allegramente triste, come nella descrizione di David Lindley – a metà tra un sorriso e una lacrima. A proposito: durante il tour ha incontrato l’attrice Daryl Hannah, che è stata la sua compagna per molti anni. Sempre volando su un catorcio col viso nel vento che ti viene incontro.

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