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Dentro tunnel e dighe: con Cyclopica la mostra diventa un’esperienza
Un viaggio dentro la maestosità delle grandi opere e l’ingegno e la forza di chi le ha realizzate attraverso un’esperienza multisensoriale, fatta di suoni, luci, immagini, installazioni. Questa è Cyclopica la mostra prodotta dal Gruppo Salini Impregilo che aprirà i battenti il prossimo 1° Maggio alla Triennale di Milano, con la promessa di racontare l’epopea dei lavoratori nel settore delle costruzioni insieme alle opere grandiose da essi realizzate in patria e all’estero, tenendo alto il prestigio della tradizione ingegneristica italiana. Non a caso il sottotitolo della mostra è “The Human Side of Infrastructure”, il lato umano delle infrastrutture.
L’allusione ai ciclopi, giganti con un occhio solo, rimanda oltre che alle dimensioni delle opere anche all’occhio unico della fotocamera impugnata dai grandi fotografi che in oltre un secolo di storia hanno immortalato le opere delle varie imprese poi confluite nel Gruppo Salini Impregilo. I materiali arrivano infatti da un ricchissimo archivio composto da 1.200.000 foto e 600 video. La stessa fotografia, accompagnata da effetti speciali e installazioni, diventa così il simbolo dello sviluppo della tecnica e delle conquiste dell’uomo.
Mostra per tutti, grandi e piccini che troveranno nelle installazioni un motivo di stupore, Cyclopica vuole cantare il lavoro dell’uomo, e il lavoro manuale in particolare: sudore e ingegno, passione e innovazione tecnologica. Come un ciclope contemporaneo, l’uomo arriva così a progettare e a costruire gigantesche dighe, tunnel chilometrici per il trasporto delle acque o far viaggiare i treni sotto le montagne o nel sottosuolo delle grandi metropoli.
Per accedere alla mostra, sviluppata in due sale della Triennale, si attraversa un tunnel che riproduce un vero e proprio cantiere sotterraneo.
Il visitatore arriva così sotto il crinale di una grande diga immerso tra video e immagini ed effetti speciali, vivendo un’esperienza multisensoriale. L’installazione è lunga 22 metri e alta più di sei e introduce alla storia di Salini Impregilo ma soprattutto del lavoro dell’uomo e delle sua abilità artigiane.
Il racconto parte da 40 album che appartengono alle origini di Salini Impregilo ripercorrendo l’attività dell’impresa Girola, una delle società delle origini, poi confluita nel Gruppo. Il percorso qui spazia dalla fine dagli anni ’20 alla fine degli anni ’50. Gli album fotografici sono ognuno dedicato a un cantiere diverso. Quelli precedenti alla seconda Guerra Mondiale sono realizzati dal fotografo Antonio Paoletti, successivamente da Guglielmo Chiolini, altro importante fotografo in grado di immortalare il lavoro di operai capaci di sfidare natura e tecnologia nei grandi cantieri. Paoletti fotografa lavoratori appollaiati su carrelli sospesi nel vuoto e riprende gesti concreti del lavoro manuale da cui all’epoca dipendevano ancora tutti i processi produttivi.
Cyclopica però ci porta anche in Africa e sul Nilo. Il reportage di Gunter R. Reitz ci racconta l’impresa dei templi di Abu Simbel sezionati e spostati con l’aiuto di tagliatori specializzati provenienti dalle cave di marmo di Carrara. Una delle foto scattate da Gunter R. Reitz vinse il World Press Photo nel 1965. Ma questa è solo una delle molte storie africane che ci restituisce l’archivio Salini Impregilo. L’avventura dei lavoratori in Africa è il racconto del lavoro ma anche dell’uomo che viveva la propria vita totalmente dentro e intorno ai cantieri delle mastodontiche infrastrutture che realizzava con dedizione e passione. Il viaggio della mostra si conclude poi con gli anni ’90 del secolo scorso.
Molti fotografi hanno scattato in un solo cantiere, altri hanno seguito gli interi lavori in diversi luoghi di un paese, ciascuno cogliendo un momento di lavoro, un pezzo di storia che forse è sfuggita ai manuali ma non alla vita materiale dei popoli. Un esempio è Armin Linke che ha seguito alcuni cantieri in Cina e Pakistan tra il 1994 e il 2000. Più recentemente Edoardo Montaina ha viaggiato a lungo a Panama durante i lavori per l’ampliamento del Canale; Moreno Maggi ha immortalato il Centro Culturale Stavros Niarchos ad Atene, Filippo Vinardi le dighe, fra le più grandi al mondo, realizzate dal Gruppo in Zimbabwe.
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Cyclopica. The Human Side of Infrastructure è una mostra immersiva multimediale composta da millecinquecento immagini e un centinaio di fotografie stampate, quaranta video, diapositive, audio, effetti speciali, proiezioni che ci raccontano mondi diversi modellati e resi migliori dal lavoro dell’uomo, il vero protagonista.
Triennale di Milano
1° Maggio – 3 Giugno 2018
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