Letteratura

Viveur

17 Agosto 2019

È un uomo distinto con i capelli bianchi e sta seduto ad uno dei tavolini del caffè.

Ad un certo punto riconosce una signora che sta nel tavolino accanto al suo e che ha ordinato un’insalata. Comincia a parlarle dal suo tavolino, poi “trasloca” per non costringere l’amica a stare con la testa girata.

Ordina al cameriere un bianco “fermo, leggero” e inizia a raccontare.

Racconta di quando c’era la guerra e lui era un bambino.

“Mio padre non aveva nessuna tenerezza per me”, dice, “Niente di strano che io preferissi restare attaccato alle gonne di quella stronza della mia matrigna”.

Si esprime proprio così.

Nonostante questa infanzia, apparentemente dickensiana, descritta con due crude pennellate, l’uomo non sembra provato.

Ha piuttosto l’aria di uno che ha viaggiato, visto cose interessanti e incrociato persone stimolanti, probabilmente grazie alle sostanze ereditate dal padre: “Un uomo bellissimo ed elegantissimo, che mi trattava malissimo, ma che ha avuto il buon gusto di lasciare che fossi io a dilapidare le sue sostanze”.

Ma la storia che più mi diverte ascoltare (insisto: non origlio, quando il volume è così alto è più appropriato dire che… assisto impotente) dicevo la storia più interessante è quella del film al quale ha partecipato come comparsa quando aveva 8 anni.

Il film è “Fatto di Cronaca” di Pietro Ballerini con Luisa Ferida e Osvaldo Valenti , girato nel 1944 negli studi della Giudecca, quando il cinema di regime si era trasferito in laguna.

“Poveretti!”, dice dei due attori, “lei era bellissima e lui era un uomo molto gentile”.

Poi passa ad altri argomenti: la musica lirica che non è più quella di un tempo (“a chi ha sentito la Callas e la Sutherland, queste nuove interpreti cosa possono dire? preferisco le canzonette!” ) le donne che si fanno i ritocchi estetici ( “patetiche, mia sorella ha sett’anni ed è ancora bellissima” ) Milano, dove ha vissuto per vent’anni, le dive del cinema che ha conosciuto e visto da vicino (“quasi tutte pigmee, tranne Sophia Loren che è sempre stata un bel pezzo di donna”).

Quando me ne vado, verso le due, dopo un’ora e mezza passata a quel tavolino, non ho ancora toccato il quotidiano che mi ero ripromesso di leggere e l’interlocutrice del viveur è ancora alle prese con la famosa insalata…

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