Letteratura

Vivere in un’isola

28 Maggio 2020

Avete mai vissuto in un’isola?
Non un’isola grande come la Sicilia o la Sardegna.
Parlo di un’isola piccola, di quelle in cui puoi andare da un capo all’altro a piedi in poche ore.
Oppure in un quarto d’ora se sei in macchina o in mezz’ora se sei in bici…
Insomma un’isola come quella in cui io ho vissuto per 14 anni: il Lido Di Venezia.

Il Lido è lungo 11 chilometri e in certi punti è così stretto che dal mare alla laguna c’è giusto una striscia di terra di 7/800 metri.

Ho vissuto in quell’isola negli anni in cui lavoravo a Roma.
Ci tornavo quindi per i week end o per le ferie per ricongiungermi con la mia famiglia che abitava lì.
In pratica ci passavo, con moglie e figli, tutto il tempo libero che avevo (ad un certo punto avevo anche pensato di trasferire l’intera famiglia a Roma: progetto poi accantonato per tutta una serie di motivi).
E cosa si fa in una piccola isola quando si ha del tempo libero?
Ve lo dico io, anche se sospetto che lo immaginiate: si fanno sempre e soltanto le stesse cose.
Ci pensavo tempo fa.
Andato al Lido per un impegno, ne avevo approfittato, dopo aver fatto quello che dovevo fare, per fare un giro nell’isola e rivedere tutti i miei “posti delle fragole“.
E cioè: il baretto dove andavamo a mangiare le polpette, il mercato del pesce e quello della frutta, la biblioteca comunale, le due o tre trattorie che frequentavamo, il campetto da calcio del Nettuno dove assistevo alle partite di mio figlio, la spiaggia che vedevo dalla finestra della camera da letto, proprio dall’altra parte della strada, la chiesetta dove accompagnavo mia figlia a messa, la piccola libreria, il negozio dei giocattoli davanti al quale partivano ogni volta le trattative con mia figlia (cedevo sempre, naturalmente).

Nel rivedere quei luoghi (constatando, tra l’altro, che molti di essi avevano cambiato destinazione) pensavo che in quel posto avevo trascorso alcune delle ore più belle della mia vita.
Beandomi del fatto di vivere in un luogo gradevole, ordinato, pieno di verde e di fiori, senza neanche un semaforo. E sempre afflitto, la domenica sera, all’idea di doverlo lasciare. Ma forse, anche senza mare intorno, molti hanno vissuto (o vivono ancora) in un’isola. In un mondo dove i giorni sono tutti uguali e le cose da fare sono sempre le stesse. Senza alcun desiderio di essere altrove, anzi con l’angoscia di potersene o doversene andare.

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