Letteratura
Vinicio Capossela e le sue ballate per uomini e bestie – Danza macabra
E’ una riflessione sull’anarchismo. E sulla paura. Questo rappresenta il quarto brano del disco di Vinicio Capossela recentemente uscito. Si intitola ‘Danza macabra’ e a danzare è la paura per antonomasia, quella della morte, la sola cosa davvero uguale per tutti (forse). Fa notare Vinicio che nella società anarchica non è vero che non esistono regole, semmai non esistono regole pensate per fare rispettare altre regole, perché tutti rispettano le prime, quelle di base, e non serve esercitare alcuna forma di coercizione per garantire una convivenza pacifica. Così come non serve separare il cerchio dei vivi e dei morti. La morte, sostiene Capossela, fa parte della vita e non dovrebbe suscitare alcuna paura, è un concetto naturale, quanto bere e respirare. Sta nella rottura di questo cerchio di fiducia tra la vita e la morte e poi tra gli uomini chiamati a una convivenza pacifica il meccanismo alla base di ogni forma di paura, compresa quella più ancestrale. Perché la paura è da sempre uno degli strumenti più utilizzati da chi detiene il potere e chi ha paura rinuncia anche a pensare (tutto il disco parla di questo, della nuova peste che stiamo attraversando che è il pensiero dominante, che è il fatto di uniformarsi ma sempre verso il basso). Esiste poi una paura che ci fa perdere il contatto con la realtà, perché sembra situarsi fuori dal cerchio della vita, è la paura più grande di tutte, quella del memento mori medievale che fece fiorire tutta una serie di danze macabre come quella di Vinicio, quella che sta al quarto posto di questo disco davvero inedito (e pauroso, con cui nel frattempo Capossela si è guadagnato anche la Targa Tenco).
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