Letteratura
Uno di voi mi tradirà – Racconto del Giovedì Santo
“Uno di voi mi tradirà”.
La testa del traditore ci mise poco per avvicinarsi al suo petto, dopo avere intinto nello stesso piatto.
“Uno di voi …”.
“Sono forse io?”.
“Oppure sono io?”.
“Chi mai Signore?”.
“Colui che ha messo con me la mano nel piatto è colui che mi tradirà”.
La testa del traditore si era fatta morbida, docile, inutile, appoggiandosi alla spalla di colui che avrebbe tradito. Trenta monete d’argento sembravano essere una buona consolazione per tutto quel lavoro che ci sarebbe stato da fare.
“Uno di voi!”.
La notte si era fatta scura fuori dal cenacolo, il vino sembrava non bastare, e le mani continuavano a prendere dal piatto posato al centro, passandosi tra loro ciò che restava ancora da addentare. I capi dei sacerdoti ne approfittarono anche loro per riunirsi a festeggiare la consegna infame del dio fatto carne.
Poi la testa aveva levato e lentamente si era allontanato da quella scena, per immergersi in un altro fotogramma, grave quanto il primo e torbido quanto una notte senza luna. Era andato a dire chi era colui che avrebbero dovuto prendere, lo avrebbe indicato con un bacio, e il segno gli sarebbe restato, trasformando quel gesto di baciare in qualcosa che nessuno avrebbe più potuto reinventare. Fuori la luna era assente, il cielo terso, lei assente.
“Quello che bacerò è lui, arrestatelo!”.
“Salve Rabbì”, aveva detto con voce spezzata e suadente.
Il soldato che stava estraendo la spada dal fodero ebbe solo il tempo di constatare che sulla lama della sua arma non si rifletteva niente. La luna dove era andata a finire, in una sera primaverile così, in una notte d’incanto come quella? Nessuno avrebbe potuto oscurarla, e la luna non c’era. Guardò bene in cielo, niente, niente di niente. Non era a destra, né a sinistra, non stava di fronte, né dietro. Semplicemente era stata cancellata.
E la voce del tradito commentò: “Amico, per questo sei venuto”.
Al soldato sembrava di impazzire, non c’era, ma doveva esserci.
La testa cominciò a girargli talmente forte che dovette tenersela con le mani, la spada cadde a terra, nessun riflesso su di lei.
“Amico per questo sei venuto”.
Il soldato aveva già sognato varie volte quella scena, la testa che girava, la luna che non c’era, le mani sulle tempie, la spada che cadeva. Si sentì solo, abbandonato, le forze sembravano venirgli meno. Vide lì vicino un pozzo, una struttura a cui avrebbe potuto reggersi, si avvicinò barcollando. Le mani ci mise sopra, sentì il muschio dei mattoni tra le dita, abbassò la testa come chi ammette di avere tradito. In fondo al pozzo, nel baluginare di quella poca acqua che c’era, vide una chiazza bianca, un cerchio chiaro.
“Amico per questo sei venuto”.
Una lacrima scese dal suo occhio nel pozzo, fino a quella luna laggiù in fondo. L’immagine della luna si sformò, prendendo a curvarsi secondo la fisica elementare di un’acqua più piccola che cade dentro un’acqua più grande. Il soldato restò a guardare finché tutto non fu ricomposto, poi sollevò la testa, cercò nuovamente la luna nel cielo e vide che lei era là. Sentì voci di gente, capì che lo stavano portando via, gli sembrò di avere un cuore più leggero.
“Uno di voi”, pensò.
Non io, non io.
Devi fare login per commentare
Accedi