Letteratura

Un Gramsci non convenzionale

24 Marzo 2020

“Il libro di Lo Piparo su Gramsci ha ottenuto il premio Viareggio, forse in riconoscimento del fatto che si trattava di un’opera di fantasia”, è il giudizio tranciante di chi non ama che siano messe in discussione, come invece ha osato fare uno studioso serio come Franco Lo Piparo, le verità ufficiali.

Questo giudizio liquidatorio, che volutamente abbiamo riportato ad incipit del nostro pezzo, è stato espresso in occasione della pubblicazione del saggio sulla prigionia di Gramsci che, lo studioso palermitano, aveva scritto, qualche anno fa, e nel quale si insinuavano dubbi sulle versioni “ufficiali” che fino ad allora circolavano, accreditate dal mondo comunista e da Togliatti in particolare.

Un giudizio, questo, insieme a tanti altri, più o meno dello stesso tenore, che non hanno intimidito Lo Piparo nel proseguire il suo percorso di ricerca, convincendolo a desistere dall’occuparsi di Antonio Gramsci,  di cui il problematico saggio – dal titolo, questo sì poliziesco – “L’enigma del quaderno”, edito da Donzelli, è il risultato.

Anche in questo nuovo e prezioso lavoro Lo Piparo insinua dubbi, stavolta sulla corretta gestione degli scritti di Gramsci, tanto da arrivare – una deduzione frutto di un’attenta analisi del materiale disponibile – alla conclusione che ci sia stato un tentativo, peraltro riuscito, di offrire una versione emendata del pensiero dello stesso Gramsci, di cui la scomparsa di uno dei quaderni costituirebbe la prova più evidente.

Per trattare di questo libro, a mio parere di notevole rilevanzae che ha, peraltro, il pregio di non trascurare il lato letterario della narrazione, ho ritenuto opportuno dare la parola al diretto interessato, all’autore che, alla domanda su come sia nato il suo interesse per la vicenda gramsciana, con una sollecitudine di cui gli sono grato, mi ha così replicato, per iscritto.

 

< I miei interessi, scrive Lo Piparo, iniziano nella seconda metà degli anni settanta del secolo scorso. Nel 1975 era stata pubblicata l’edizione critica dei Quaderni curata da Gerratana. Dalla lettura appresi che l’ultimo Quaderno, il Q 29 (1935), era interamente dedicato alla nozione di grammatica. Lo trovavo strano e il fatto non si inseriva bene nel contesto di notizie che si sapevano della biografia politica di Gramsci. Utilizzando alcuni suggerimenti di De Mauro cominciai a studiare la questione. Scoprii l’importanza della formazione linguistica di Gramsci (era stato a Torino l’allievo prediletto del linguista Matteo Bartoli, trascrive e cura la dispensa universitaria di Glottologia dell’anno accademico 1912-13, compie i primi passi della carriera universitaria come glottologo) e quanto la nozione di egemonia (nell’accezione di Gramsci che nulla ha a che fare con Lenin) fosse radicata nella linguistica dell’epoca. Il risultato di queste ricerche fu il libro Lingua intellettuali egemonia in Gramsci, pubblicato da Laterza nel 1979.>

 

Altra domanda che mi sono posto, e che ho posto all’autore, riguardava il fatto che in questo suo saggio, tranne un accenno alla visita del fratello Carlo, non si parli dei fratelli e sorelle di Antonio Gramsci, come se lui stesso appartenesse tutto alla sua famiglia russa e al partito al quale apparteneva.

 

< Grosso problema – risponde Lo Piparo – quello che poni. Sull’argomento si sa abbastanza ma non tutto. La famiglia russa di Gramsci aveva come figura dominante la cognata Eugenia, bolscevica ortodossa e segretaria della moglie di Lenin. Tra Eugenia e Antonio c’era stata una relazione erotica, successivamente l’interesse del giovane dirigente italiano si indirizzò verso la bella Giulia. È una storia affettivamente intricata. Eugenia detesterà il cognato e lo considera la causa dei tanti problemi incontrati dalla famiglia Schucht a Mosca. Esistono tanti particolari interessanti. Te ne dico due. (1) Eugenia si fa chiamare mamma dal primo figlio di Gramsci, Delio. Gramsci se ne dispiace molto. (2) Le sorelle Schucht nell’autunno del 1925 raggiungono Gramsci a Roma insieme con Delio. Eugenia impone a Giulia di non convivere con Antonio per motivi di sicurezza. Nonostante questa restrizione, Giulia rimane incinta e, quando le sorelle Schucht decidono di tornare a Mosca, Giulia vorrebbe rimanere a Roma accanto ad Antonio. Eugenia glielo proibisce. La terza sorella Schucht, Tania, è la più conosciuta perché ha il compito di fare da tramite tra il detenuto Gramsci, il partito e la famiglia russa. Fa una misteriosa morte di cui ha raccontato qualche particolare interessante il nipote di Gramsci, Antonio Gramsci jr.>

 

Non poteva mancare una domanda su come sia nato a ll’autore il sospetto che la versione ufficiale della storia non corrispondesse a quella reale. Ed ecco la risposta, chiara e puntuale, buona a soddisfare la mia, come la vostra curiosità.

 

<Il sospetto sul Quaderno assente – scrive Lo Piparo – mi viene casualmente. Posseggo la copia anastatica dei manoscritti dei Quaderni. L’avevo comprata per affezione. Per tanto tempo ha occupato uno scaffale della mia biblioteca ma non l’avevo mai granché consultata. Avevo pure abbandonato per anni gli studi su Gramsci. A cavallo degli anni Dieci del secolo scorso per una serie di circostanze casuali (inviti a Congressi e sollecitazioni varie) riprendo il mio vecchio lavoro del 1979. Cerco di recuperare le nuove informazioni che in trent’anni si erano nel frattempo accumulate. Come sai, i Quaderni li citiamo nella numerazione attribuita da Gerratana. La cognata Tania, che dopo la morte di Gramsci era stata la depositaria dei manoscritti, aveva classificato in maniera diversa i Quaderni. Avendo la copia anastatica dei quaderni a casa ho provato a capire se nella catalogazione Tania avesse seguito un qualche criterio. A questo fine mi sono costruita una tabella rudimentale della corrispondenza tra la catalogazione di Tania e quella di Gerratana. Con mio stupore mi accorsi che c’erano dei salti nella numerazione di Tania e una etichetta attribuita a Tania non mi sembrava scritta da Tania. Non credevo ai miei occhi. Mi consulto più volte con De Mauro, gli mando la tabella con le mie considerazioni. Mi dice: il tuo ragionamento mi pare convincente ma non so dirti altro. Aggiungo questa ipotesi con molta cautela e prudenza in due carceri di Gramsci. Da lì nasce L’enigma del Quaderno.>

 

Ce n’è, dunque, abbastanza per eccitare la curiosità, e leggere il saggio che, come anticipavamo, è impreziosito da una cifra di scrittura particolarmente intrigante e da un corredo di documenti, anche fotografici, illuminanti, può abbondantemente soddisfare il più esigente e attento lettore, parlo soprattutto di coloro che vogliono alzare il velo sulle tante mistificazioni, supportate da un certo conformismo del mondo intellettuale, che l’egemonia culturale comunista ci ha a lungo propinato.

 

 

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