Letteratura

Un giorno in cui nulla accadrà

27 Luglio 2021

 

Questa donna una volta era fatta di carne

fresca e solida, mani allegre capaci di voli.

E le gambe robuste, le labbra robuste anche loro,

aperte a parole di quarzo: passava per strada

con un passo sicuro e sapeva godere gli istanti.

Negli anni finiti non ebbe altro bene

che quel corpo: materia di ossa, di pelle e sudore.

Non è bello guardarla, ha perduto ogni forza;

intristita, sperduta, non comprende più il sole.

Quanta vita è trascorsa. E’ ingrassata, incurvata.

Il suo uomo la guarda annoiato la sera, e poi esce.

A lei non importa se lui la tradisce, per noia o vendetta.

Ha imparato a star zitta. Con dura fermezza

fa ogni cosa, e nasconde a se stessa il suo ambiguo sorriso

o la ruga improvvisa. Pulisce la casa, respira

la nebbia di fuori. Ogni giorno la breve finestra

s’apre immobile all’aria che tace. E campagna

oltre i vetri, erba e terra. In distanza: cascine, automobili

che si sentono appena. Abbaiare di cani, anche, a volte.

Sta seduta, la donna, in un secco silenzio.

I mattini trascorrono chiari e deserti. Li conta paziente,

non sa cosa sperare: torna a guardare le cose con occhi lavati.

Da quanto non piange, non ride. Ha avuto dei figli

che più non ricorda, lontani in città, in fabbriche grigie.

Si sistema la gonna, e poi liscia pensosa i capelli

biondo-ruvido, simili alle bucce d’arancia

sparse in terra. Se avesse coraggio uscirebbe

il mattino, e sedersi al caffè. Non cercare nessuno.

Ma il cielo si chiude nella calma stupita del giorno,

e lo sa, la donna, e  non prova più rabbia. La lentezza dell’ora

è spietata, come i gesti del vano dolore. Domani

tornerà l’alba tiepida con la diafana luce

e sarà come ieri e mai nulla accadrà.

 

 

OMAGGIO A CESARE PAVESE, rileggendo Lavorare stanca

In Omaggi, Einaudi, Torino 2017

 

 

 

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