Letteratura
Un alibi chiamato Ulisse
Il vecchio professore si aggiustò gli occhiali sul naso, si schiarì la voce, bevve un sorso d’acqua, poi si riavvicinò al microfono e concluse così
il suo lungo intervento:
“Cos’è uno stereotipo se non una sbrigativa chiave di lettura della realtà?
Un modo veloce e comodo per classificare una persona, un modo di agire, una situazione?
L’uomo che vaga a lungo prima di rientrare a casa?
Ecco lo stereotipo di Ulisse.
Che è consolatorio per la donna che lo attende, assolutorio per lui.
Attribuisce allo zuzzerellone un’aura eroica.
Non si trattiene lontano da casa per desiderio di vagabondaggio.
Ha solo sete di conoscenza.
Non va a trovare la maga Circe.
“Capita” lì.
Insomma è semplicemente…vittima di un infortunio.
Della serie “poveretto, capitano tutte a lui!“.
Non torna a casa quando è quasi vecchio perchè è stanco di sbattersi in giro per il mondo, ma solo perchè…non ce l’ha fatta prima!!!
Come se gli si fosse inceppato il navigatore…..
Non è attratto dal canto delle sirene perchè è un pervertito che smania per le donne-pesce, è solo uno studioso di etologia sui generis.
Ma, parliamoci chiaro, Ulisse non è solo una figura mitologica o uno stereotipo maschile.
È un gigantesco alibi.
Dietro ad ogni Ulisse -con poche eccezioni che confermano la regola- c’è un furbacchione (o, se vogliamo assolverlo ancora una volta, un “uomo di multiforme ingegno” che “città vide molte, e delle genti l’indol conobbe” ).
Chiudo con due domande dalle cento pistole:
– Quanti uomini si sono vestiti dei panni di Ulisse per fare le vittime mentre affrontavano il mondo a mani nude (mentre in realtà erano ben felici di starsene fuori casa)?
– Quante donne, nel constatare l’irrequietezza dei loro uomini, hanno preferito chiudere gli occhi e immaginarli sulla tolda di una nave piuttosto che nell’alcova di Circe?”
Il pubblico applaudì a lungo.
Una signora si avvicinò al tavolo del conferenziere per farsi firmare una copia del suo libro, “Un alibi chiamato Ulisse”.
“Posso sapere come si chiama?”, le chiese con un sorriso il professore, aprendo il libro.
“Mi chiamo Ginevra, ma vorrei far leggere il libro anche a mio marito…Nella dedica può mettere Penelope?“
Devi fare login per commentare
Accedi