Letteratura

twittervista con nadia terranova

31 Gennaio 2015

terranova

Nadia Terranova ha appena pubblicato un romanzo per Einaudi stile libero. Si intitola “Gli anni al contrario” e a me è piaciuto molto. Le ho fatto un’intervista su Twitter: a parte aver invaso un po’ di bacheche altrui, ne è venuta fuori una conversazione che Guia Soncini ha definito “il romanziere spiega – parodia guzzantiana”

Quello che segue è il risultato dell’esperimento

mi faresti un picht in 140 caratteri de #gliannialcontrario?

ragazzi in provincia cercano il loro posto nel mondo, s’innamorano, si perdono.

hai avuto un’ottima accoglienza di pubblico e critica. altro che al contrario! tutto sembra andare per il verso giusto, no?

vero, la storia che ho raccontato ha ricevuto parole molto belle, ma anche le sue critiche, com’è giusto che sia.

oltre che nel titolo, anche nel testo ripeti “al contrario” in un paio di occasioni. perché questi anni sono al contrario?

figli bambini che si prendono cura dei genitori, gli anni della piazza che finiscono a tarallucci e 80’s, l’amore che sembra poter tutto e invece è fragile, il sogno che diventa allucinazione, la voglia di spaccare tutto che diventa autodistruzione

i protagonisti de #gliannialcontrario sono giovanni e aurora. 140 caratteri solo per lui (che ti è venuto molto bene)

eroe/errore, con lancinanti generosità e fulminei spegnimenti, terrorizzato e spaccone, fa i conti sempre con l’inadeguatezza.

lo sapevo che dicevi eroe/errore (ti piace un sacco, eh?). e 140 per aurora?

mi son trattenuta dall’aggiungere eroina e continuare la pippa etimologica solo per via dei 140! aurora è una vecchia bambina. a una quotidianità adulta (le bollette) non corrisponde la maturazione del personaggio, ed è il suo dramma.

eppure lo sai che io l’ho compatita molto?

meno male! Io ho avuto spesso pietà di entrambi, ma bisognava anche infierire, quindi la mettevo da parte e tiravo avanti.

tornando alla storia: perché la scelta del romanzo storico? e perché gli anni 70?

tu quindi lo definiresti “romanzo storico”? perché su questo punto ho idee che non vanno d’accordo fra loro.

ha un’ambientazione storica. in effetti il tuo è più un romanzo con una sospensione. sono giovanni e aurora che convincono

volevo essere la “povera amica che narravi 10 anni in poche frasi” gucciniana. scherzi a parte, credo che i conti con i ’70s siano ancora aperti, e mi piaceva scrivere una storia di 20enni anche per i 20enni di ora, che ne sono quasi i nipoti.

solo una battuta sulla pietà che citavi prima: diresti che la scrittura richiede più sadismo o pietà?

è un sano esercizio sadomasochista, no? torturare i propri personaggi è importante, quando fanno la cosa più sbagliata e tu fai in modo che chi legge si strugga “no, no, non farlo, dai, tutto ma non questo”. (una maestra è Jane Austen).

#gliannialcontrario: romanzo sospeso nel tempo, ma anche nel luogo. messina città babba sembra un luogo metafisico, vuoto, un quadro di de chirico

questa me la rivendo!

dai, però è vero, la bellezza la vedi altrove, l’etna, pantelleria…

vero, certo. la bellezza di messina è essere falce malinconica sul mare, asserragliata di fronte al continente con i suoi brutti palazzi post-terremoto, la sua decadenza. “messina non esiste” ha scritto Consolo, come dargli torto.

scrittura da documentario l’ha definita elena stancanelli su Repubblica eppure tu vieni dalle favole. smettiamola con questa storia dell’esordio.. perché prima de #gliannialcontrario hai scritto il bellissimo “bruno” e “le mille e una notte”

aggiungo: ho lavorato a questa storia per 7 anni, semmai intanto esordivo con i libri per ragazzi.

lo dicevi ieri a graziano graziani a fahrenheit raccontando la gestazione del romanzo. per questo è venuto così breve?

volevo che la prima parte fosse sincopata, gli eventi dovevano bombardare il lettore così come frastornavano i protagonisti. E mi piaceva l’idea di condensare un arco attraverso i fatti essenziali, distendendolo poi nelle lettere, o in una vacanza.

le parti della corrispondenza funzionano molto, danno uno specchio interiore alle 3 figure. perché c’è anche mara. anzi lo sai che io il finale non lo avrei affidato a lei? dici la verità, ti eri troppo affezionata a quegli occhi…

nelle riscritture è venuta fuori come terzo personaggio; prima era solo la neonata muta, invece era giusto farla crescere. sull’epilogo molti la pensano come te. Io stessa ho avuto dei dubbi, ma la mia editor è stata categorica, bisognava tenerlo, e oggi penso che aveva ragione. (C’è sempre stato, fin dalla prima versione).

(Dalle retrovie interviene anche Elena Stancanelli: @nadiaterranova @vinsgallico mo’ lo dico, anche se non si dovrebbe mai: io l’avrei tolto, l’epilogo).

scrittura documentaristica/memorialistica, personaggi che crescono e commuovono. il paragone potrebbe essere un modiano pop-favolistico. ci stai?

la modiano buddace! Ci sto a tutto, per forza: io il libro l’ho scritto, ora è di chi lo legge.

 

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