Letteratura
Tutto questo tempo: il romanzo che dice l’amore, anno dopo anno
“Che cos’è l’amor/chiedilo al vento/che sferza il suo lamento sulla ghiaia” cantava Vinicio Capossela. Dire l’amore è una ricerca perpetua, un tentativo di cristallizzare l’impalpabile, una vera aporia. Quello che sappiamo, al di là di ogni tentativo di definizione, è che l’amore accende le persone, le attraversa, le trasforma, le libera, oppure le distrugge e le rende schiave e cieche. Proprio l’amore è al centro di Tutto questo tempo, il romanzo di Alberto Bellini che uscirà per Fernandel il prossimo 21 aprile. Fernandel è una casa editrice indipendente, nota per dare spazio a voci emergenti e per aver scommesso su Grazia Verasani, oggi amata dal grande pubblico soprattutto per il personaggio di Giorgia Cantini (Quo vadis, baby).
Adesso, Giorgio Pozzi, l’editore, punta su questa epopea moderna dei sentimenti. I protagonisti si chiamano Irene e Daniele e fanno coppia da un pezzo: sono cresciuti insieme, le loro esistenze, apparentemente destinate a sfiorarsi appena, collimano dopo un evento tragico. Li conosciamo più che trentenni, sull’orlo di un precipizio emotivo, finché viaggiamo con loro all’incontrario, anno dopo anno, attraverso le esperienze che li hanno avvicinati o allontanati, come le estremità di un elastico in balia delle correnti della vita (“Erano di nuovo loro due, stesi sull’erba ancora tiepida, sotto la volta stellata del cielo: erano di nuovo Ire e Dani. Dopo un funambolico salto attraverso il tempo e lo spazio, e dopo essersi persi e ritrovati, e perso e ritrovati di nuovo, eccoli, uno accanto all’altra, insieme, uniti. Interi”). Ogni capitolo coincide con un momento (estate 2013, giugno 2012, settembre 2009 e così via, sempre più indietro), ogni momento è la descrizione di gesti, pensieri, parole. Una specie di diario narrativo che riguarda due persone, con i loro modi di essere. (“Dammi retta. Se mai dovessi sposarti, non fare figli. Irene rise. Shona non poteva essere seria”). Dentro le parole accurate, i dialoghi veloci, le atmosfere compresse di Alberto Bellini ci siamo anche noi, non più ragazzi ma neanche adulti fatti, alle prese con una precarietà sentimentale quasi strutturale, perché meno disposti a mettere punti e a dire per sempre.
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