Letteratura
‘Tutti gli indirizzi perduti’, il nuovo romanzo di Laura Imai Messina
‘Tutti gli indirizzi perduti’, la recensione del nuovo romanzo di Laura Imai Messina, edito da Einaudi
‘Tutti gli indirizzi perduti’, il nuovo romanzo di Laura Imai Messina, edito da Einaudi, è una bellissima fiaba contemporanea sul senso della memoria e dello scrivere, doti che ogni giorno, sempre più, rischiamo di perdere. Al centro del racconto ci sono delle lettere, tantissime lettere scritte a mano, tutte quelle che non hanno un destinatario preciso. Quante volte da bambini abbiamo scritto missive o cartoline senza inserire la via, il numero civico, presso cui il nostro messaggio doveva essere recapitato? Io, che non ricordavo mai i civici delle strade in cui abitavano i miei compagni di scuola, infilavo nella cassetta postale cartoline in cui, oltre al nome dell’amico a cui stavo scrivendo, fornivo una descrizione sommaria del punto della via in cui il mio amico viveva, accanto alla tabaccheria, di fronte al supermercato Despar, oppure in fondo alla strada alberata, convinto che questi elementi fossero sufficienti per il postino al fine di portare a termine il suo delicato lavoro.
A colpire, in questo romanzo, prima di tutto è l’ambientazione. Siamo su una piccola isola in Giappone, Awashima, nel mare interno di Seto, e siamo dentro un ufficio postale molto speciale: l’Ufficio Postale alle Deriva. Qui arriva tutta la corrispondenza che, da ogni parte del Giappone e del mondo, viene imbucata ma non è possibile recapitare al destinatario, perché Awashima è l’indirizzo che ha preso in carico tutti gli indirizzi perduti della terra. Su quest’isola arriva Risa, una ragazza che si è offerta di catalogare le tantissime lettere arrivate in dieci anni in quell’ufficio lontano da tutto e da tutti. Risa porta con sé un mistero legato alla figura materna, una donna intermittente, a cui le testa sembra funzionare a corrente alternata, incapace di vivere con la figlia un rapporto normale, ma desiderosa comunque di scriverle e di comunicare con lei attraverso alcune lettere finite, insieme a lei, sull’isola di Awashima.
Le lettere in cui si imbatte Risa nel suo lavoro di catalogazione sono di tantissimi tipi: chi scrive al marito che non c’è più, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventerà, augurandosi di saper trasmettere ai propri figli l’allegria ricevuta. Risa sembra esserci nata dentro tutte quelle lettere. In fondo, è stata spinta a compiere quel lavoro per ragioni che riportano continuamente alla sua famiglia, sicuramente alla madre, ma anche al padre, un postino in pensione, un uomo che ha lavorato tutta la vita affinché neppure una lettera andasse perduta, imparando da lui la dedizione e la tenacia con cui ci si può prendere cura delle cose e delle persone.
Se per Risa il legame con il padre è stato eccezionale, quello con la madre è stato viscerale, formandola in tutta la sua interiorità, così come l’utero dentro cui è stata portata per nove mesi. Dalla bocca di sua madre Risa ha sentito uscire parole magiche capaci di evocare le creature del bosco, ma dai suoi occhi ha appreso come può essere fatto il triste ritratto di un’assenza. E saranno quelle sue improvvise assenze, così difficili da portare, a spingerla fino all’isola dell’Ufficio Postale alla Deriva, alla ricerca di un segreto che solo le lettere sanno contenere. ‘Tutti gli indirizzi perduti’ è un libro sul potere salvifico della parola, un testo che dovrebbe portare a riflettere sull’importanza di scrivere e di scriverci, un invito a prenderci un po’ più di tempo per noi, perché è nel tempo che ci sappiamo dedicare che possono crescere le relazioni e l’amore per le persone che ci circondano.
L’autrice del libro rivela, ancora una volta, il suo amore per il Giappone e la cultura giapponese. Laura Imai Messina, nata a Roma e laureata in Lettere all’Università la Sapienza, si è trasferita a Tokyo a ventitré anni per perfezionare la lingua. Da allora abita stabilmente in Giappone. Ha ottenuto un master biennale in Culture Comparate presso l’International Christian University con una tesi sulla scrittrice giapponese Ogawa Yōko e ha conseguito presso la Tokyo University of Foreign Studies un PhD con una tesi comparativa sul tema della materialità nella letteratura giapponese ed europea. Attualmente è docente a contratto di lingua italiana in alcune delle più prestigiose università della capitale. Nel marzo 2011 ha fondato il blog “Giappone Mon Amour” e la relativa pagina Facebook divenuti, nel tempo, punto di riferimento per gli appassionati del Sol Levante e finestra sulla vita quotidiana nella metropoli giapponese.
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