Letteratura
“Trudy”: nel Nord raccontato da Carlotto la violenza è abitudine, la felicità impossibile
Con Trudy, pubblicato da Einaudi, Massimo Carlotto ci riporta nel suo mondo fatto di violenza travestita da sicurezza. Questa volta siamo a Lecco, non proprio il suo nordest. Ma anche questa volta la provincia ricca e tranquilla mette paura
“Trudy” per le generazioni più attempate è un personaggio Disney: la moglie sovrappeso e piuttosto tonta di Gambadilegno, l’arcinemico di Topolino. E’ il nomignolo sprezzante con cui i soci del ramificato Novo Security Group hanno battezzato l’ex commessa, Ludovica, oggetto di pedinamento su richiesta di un importante politico locale. Il suo facoltoso marito – detentore di carte, segreti e intrallazzi di mezza Lombardia – è svanito nel nulla, abbandonando studio, macchina e conti correnti. Il capo della Nsg – l’ex commissario di polizia Gianantonio Farina, passato al più remunerativo settore privato e dotato di moglie arrampicatrice sociale – è convinto di perdere il suo tempo. Ma in quel business il cliente ha sempre ragione, così disloca una squadra a tenere d’occhio la ragazza, rifugiatasi a Cesenatico per sfuggire alle malelingue. Già, perché il caro Federico, l’irrintracciabile, era un fedifrago seriale, al punto che le amiche del paesello la chiamavano tra loro “la piccola cornuta” e non dubitano che sia fuggito con l’amante di turno.
La provincia di Carlotto è lontanissima da quella di Andrea Vitali, lecchese di Bellano, e non solo perché la prima è contemporanea e la seconda ritratta sotto il fascismo. Vitali sciorina, sulla scia di Piero Chiara, vizi e virtù dei Campanili, gelosie e miserie, liti e rancori, ma con una prosa velata se non di affetto almeno di umana empatia. Carlotto, invece, esplora i meandri di un mondo feroce – dalla Lombardia al Veneto delle storie del suo “Alligatore” – dove alla sopraffazione fa da contraltare la rassegnazione, e per i deboli non c’è speranza né giustizia. Vittime sono le prostitute di strada, alla mercé di chiunque le carichi, o le stagionali, vendute e rivendute dai caporali, ma anche i sindacalisti che osano lottare per qualche diritto infastidendo gli imprenditori che producono e arricchiscono il Paese.
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