Letteratura

Tra cugini

Anni 70, Lido di Venezia. Due cugini che non si sopportano si trovano a convivere per una breve vacanza al mare in casa dei nonni.
Alla fine la situazione esplode. Il tutto viene raccontato in una lettera

16 Gennaio 2025

Caro Giorgio, perché non sei venuto al mare quest’anno?
Lo so che stai chiuso in casa tutto il giorno a studiare per quel concorso, ma almeno un fine settimana potevi venire qui al Lido.
Quando ho deciso di accettare l’invito dei nonni ero convinto che avrei passato queste settimane con il peggiore dei miei cugini, l’uomo più strafottente del mondo.
Invece mi fai arrivare fin qui da casa di Dio, dove abito, per poi sentirmi dire dalla nonna, la Grande Giustificatrice di noi tutti : “Giorgio quest’anno non verrà, poveretto, deve studiare per passare il concorso, sai quanto ci tiene tuo zio” eccetera eccetera, vale a dire un sacco di considerazioni su quanto sei bravo, dotato e brillante.
Capirai come sono rimasto.
Non potevi farmelo sapere prima, cuginastro, che non saresti venuto?
A quel punto trovavo una scusa anch’io e andavo da un’altra parte.
Certo, constatata la tua assenza, mica potevo dire ai nonni che ero venuto qui solo perché contavo di andare in giro a divertirmi con mio cugino e che, visto che avevi dato forfait, anch’io me ne tornavo a casa!
Ma non è finita!
Credendo di darmi una buona notizia, la nonna mi ha detto che sarebbe venuto al Lido anche nostro cugino Salvatore .
Un nome, una garanzia.
Lui, che è arrivato due giorni dopo di me. è esattamente come me lo ricordavo (era cinque anni che non lo vedevo e anche prima non è che ci fossimo granché frequentati).
Avresti dovuto vederlo, con i suoi vestiti da elegantone di sempre, i suoi baffetti alla Errol Flynn, la solita faccia impunita da castigatore di femmine.
Indovina cosa mi chiede subito?
Come sto?
Come stanno i miei?
Come procedono i miei studi?
Nooo.
Tira fuori un portasigarette in argento che, come poi mi spiega, gli ha regalato una delle sue tante fiamme, una signora sposata di Livorno, prende una sigaretta senza filtro, la sbatte due o tre volte sul coperchio della scatola come avrà visto fare ad Humphrey Bogart, se la piazza all’angolo della bocca, poi, mentre accende, mi dice con il suo solito fare da lumacone:
“Allora, Ciccio, com’è qui il giro?”.
Sai quanto detesti essere chiamato Ciccio.
L’unico che lo fa ancora è Salvatore e lo fa per il semplice fatto che ricorda benissimo benissimo quanto la cosa mi dia fastidio.
Nel pomeriggio non posso fare a meno di portarmelo in capanna, in spiaggia.
Lo presento agli amici.
Lui, naturalmente comincia a fare il bellimbusto con le ragazze.
Alcune lo guardano con ironia, altre con divertimento, io forse mi illudo che il sentimento prevalente sia il primo.
La mattina dopo la nonna  ci dà una lista di roba lunga un metro da andare a comprare.
Salvatore è contentissimo perché il nonno, anche se non molto volentieri, come mi è sembrato di capire, è costretto a dargli le chiavi della Mercedes.
Si mette al volante, come se per tutta la vita avesse guidato auto di gran lusso, tira indietro il sedile, regola lo specchietto retrovisore, abbassa il finestrino laterale, mette il braccetto fuori e parte sgommando come un fanatico.
Con la coda dell’occhio mi sembra di vedere il sobbalzo del nonno, che sta in giardino a leggere il giornale e che ha per questa automobile un attaccamento maniacale.
Arrivati al supermercato, comincia a fare il gallinaccio in maniera indecorosa.
Chiede consigli sui detersivi spacciandosi per uomo che deve provvedere da solo alle più elementari necessità, suggerisce l’acquisto di prodotti che ha sperimentato con successo. Fa complimenti spropositati su abiti, scarpe, foulard, lancia occhiate che crede tenere o romantiche (e invece sono semplicemente allupate), fa volteggiare il carrello come se stesse manovrando una cappa da torero, insomma fa quello che gli ho sempre visto fare: si mette in mostra e dispone la sua enorme rete, incurante del fatto che poi tirerà a riva solo qualche pescetto insignificante.
Alla fine combina con una commessa dall’aria vistosa, dalla quale riesce ad avere un mezzo appuntamento per l’orario di chiusura.
Uscendo mi confida che è rimasto colpito da una frase di devastante volgarità che la commessa aveva detto ridendo ad un collega che le aveva fatto un complimento un po’ pesante.
Il Bellissimo è fatto così.
Un vero romantico.
Comunque, per fartela breve, dopo un po’ avevo raggiunto un decente livello di convivenza con Salvatore.
Ci incrociavamo abbastanza poco.
Non appena aveva cominciato a tirare a riva un po’ di pesce, era praticamente sparito dalla circolazione, lo si vedeva solo a pranzo e a cena. Con mio grande sollievo non mi aveva più chiesto di venire in capanna.
Una volta, accennando alle persone che gli avevo fatto conoscere se ne era uscito con un’espressione sprezzante.
“Un branco di scialbe liceali”, aveva detto.
La notte, purtroppo, rientrando da chissà dove, si sentiva in obbligo di svegliarmi e di farmi un resoconto dettagliato delle sue avventure amorose. Io lo ascoltavo pensando a quanto sarebbe stato bello che tu fossi qui con il tuo disarmante e micidiale sarcasmo. Lo avremmo messo in mezzo senza che, stupido e vanesio com’è, neanche se ne accorgesse.
Comunque, nell’ordine, le sue vittime sono (o sarebbero…) state: la commessa del supermercato, della quale ti ho parlato, una barista, la dottoressa del pronto soccorso della spiaggia (gli avevano detto che era una bella ragazza così ha simulato un colpo di sole per farsi visitare), l’infermiera di quest’ultima (di questo fatto dei due piccioni con una fava ovviamente si vanta in maniera intollerabile),  la titolare di un tirassegno del luna park e qualcun’altra che ora non ricordo.
Ma, a parte questo piccolo e irritante pedaggio notturno, non avevo altre scocciature.
Senonché una mattina il Bellissimo si presenta in spiaggia.
Io me ne stavo in riva con Lisa, una ragazza molto carina che conoscevo da un po’ e con la quale mi sembrava di essere a buon punto per avere una storia
Mentre gliela presento noto che si riavvia i capelli, come è solito fare tutte le volte che c’è in giro qualcuna che lo interessa…cioè quasi sempre.
Tra me e me penso: “Questa mica ti sembra una scialba liceale!”.
Infatti è così.
Non si preoccupa minimamente della mia presenza e, non potendo pretendere di abbagliarla sul piano intellettuale, la butta immediatamente sul lato fisico.
Propone una nuotata e si fa ammirare per la perfezione del suo crawl, ci porta in barca e impugna i remi esibendo l’asciutta perfezione dei suoi muscoli.
Poi fa lo splendido, cosa che non succede quasi mai perché è attaccato alla lira come nessuno, e ci invita al bar a prendere l’aperitivo.
Mi tiene a bada con affettuosa condiscendenza, facendo pesare i quasi dieci anni di differenza che esistono tra noi, racconta i suoi viaggi esotici (Singapore, San Francisco, mai Civitavecchia o Livorno, dove invece so che scende più spesso).
Lei non sembra indifferente all’assedio.
N
on appena mi rivede nel pomeriggio mi chiede:
“E tuo cugino dov’è?”
Quando le rispondo che non ne ho la minima idea, mi dice con tono sognante :
“Immagino che sarete molto affiatati, è un ragazzo così straordinario!”
Le eliche mi girano ad una velocità pazzesca e sto per dirle che se non sta attenta quel ragazzo straordinario la mette incinta in quattro e quattr’otto anche se ha appena diciotto anni ed ha solo da poco smesso di essere una bambina .
Poi mi trattengo, perché mi sembra una meschinità, ma rimango ombroso tutto il pomeriggio .
La sera, mentre siamo a cena, squilla il telefono.
Il nonno che è stufo di rispondere alle telefonate del Bellissimo, gli dice:
“Fammi una cortesia, va a rispondere tu, tanto a quest’ora è solo te che cercano”.
Salvatore va all’apparecchio, poi torna e, con una strana sfumatura d’imbarazzo nella voce, mi dice :
“E’ per te”.
Vado a rispondere ed è Lisa che mi dice, anche lei con una voce un po’ strana, che quella sera non possiamo vederci perché ha un impegno con i suoi.
La saluto e torno in sala da pranzo, dove Salvatore è in trattativa con il nonno per farsi prestare la Mercedes.
Il nonno è scocciato e si vede lontano un miglio che vorrebbe mandarlo a quel paese, ma la nonna continua a bersagliarlo di occhiatacce, così alla fine lui cede e gli lancia il mazzo di chiavi di malavoglia.
Finita la cena, prendo la moto e, visto che non ho di meglio da fare, faccio un giro.
Inevitabilmente capito davanti alla casa di Lisa.
Ronzo lì intorno come un moscone, senza decidermi a sgommare, quando dal vialone vedo sbucare il Mercedes del nonno.

Mi nascondo dietro un albero con moto e tutto e vedo Lisa uscire dal cancello, vispa come un grillo.
Va incontro al Bellissimo senza un filo di imbarazzo, anzi con il più radioso dei suoi sorrisi.
Puoi immaginare come ci rimango.
Aspetto che se ne vadano, poi comincio ad andar su e giù per l’isola a tutta manetta cercando di farmi venire in mente un’idea.
Mentre giro come un pazzo, rivedo il Mercedes fermo davanti al Caribe, sai quel bar sulla spiaggia dove andavamo sempre anche noi con il gruppo.
Quando escono dal Caribe, Lisa appare di ottimo umore anche se un po’ incerta sulle gambe, mentre lui sembra perfettamente padrone della situazione .
Continuo a seguirli a distanza.
Arrivati alla spiaggia degli Alberoni, lui la pilota verso le dune. Io sempre dietro, sperando che gli eventi mi diano ispirazione sul da farsi.
Quando sento il primo urlo, scatto come una molla, scalo velocissimo una montagnola di sabbia e mi trovo in mezzo ad una situazione inaspettata e sconvolgente.
Cosa mi aspettassi te lo dico in due parole. Speravo di trovare lei, seminuda e piangente, nell’atto di difendersi disperatamente dalle insidie dello Sciupafemmine e immaginavo di sottrarla a tali insidie, conquistandomi la sua eterna riconoscenza e forse qualcosa di più.
Ero, insomma, pronto a recitare la mia parte di rappresentante buono e nobile della famiglia.
Non disturbarti a scrivermelo, è come se ti sentissi:
“Quanto sei fesso, caro cugino!”. (non mi hai detto altro per tutta l’estate scorsa, ma ti assicuro che non me lo sono mai meritato come l’altra sera).
Infatti dietro le dune non c’è la scena che avevo immaginato, ma una specie di Arancia Meccanica, ci sono due individui che tengono fermo il Bellissimo ed un terzo che si dà da fare con Lisa.
Ho in mano il casco e la prima cosa che mi viene in mente di fare è stata di calarlo con tutta la forza che ho in corpo sulla testa del tizio che sta attentando alle virtù di Lisa.
Il colpo è talmente forte che lì per lì penso di averlo seccato.
Il fatto certo è che non si muove più. Credo anche che tuttora, a distanza di quattro o cinque giorni, accusi dei forti mal di testa.
Gli altri, a quel punto, si buttano istintivamente contro di me e per un attimo allentano la presa sul Bellissimo, che, per fortuna, si ricorda che i muscoli non sono soltanto un ornamento del corpo e spara un calcione terrificante al basso ventre di uno dei due, che si accartoccia per terra con un urlo.
Il terzo non ci pensa due volte e se la dà a gambe tra le dune.
Nel frattempo spunta gente da tutte le fratte circostanti.
Arriva perfino un ragazzo dal baretto della spiaggia, il quale si qualifica come un carabiniere e chiama subito la caserma che sta lì a due passi.
Ci interrogano tutti e tre nelle due ore successive e la versione dei fatti che con gran prontezza di spirito il Bellissimo si inventa sui due piedi è che siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia in tre (io, lui e Lisa) e che mentre chiacchieravamo da buoni amici, contemplando la notte stellata, sono arrivati quei tre energumeni dai quali siamo stati costretti a difenderci.
Nel frattempo in caserma sono arrivati anche, completamente stravolti, i genitori di Lisa, i quali non fanno altro che darci delle pacche sulle spalle e dirci che siamo stati coraggiosi ed eroici.
Avrei tanta voglia di dire che sono l’ unico salvatore di Lisa e che l’ho salvata doppiamente, una volta dagli energumeni e l’altra dal Mandrillo che ho la sfortuna di avere per cugino, ma, non so come, mi trattengo.
Lisa per tutto il tempo mi guarda confusa ed imbarazzata.
A notte alta ci lasciano andare.
Io con il vespone, lui con la Mercedes, ci dirigiamo verso casa.
Lo precedo di qualche decimo di secondo.
Giusto il tempo per appioppargli un cazzotto sul naso nel momento stesso in cui scende dalla macchina.
E meno male che lo colgo di sorpresa, così almeno un colpo riesco a mandarlo a segno.
Furioso per l’attentato al suo Profilo, il Bellissimo non ci mette più di un paio di minuti per cambiarmi i connotati.
Non ci diciamo niente.
Entriamo in casa, io con il viso che sta velocemente assumendo un colore bluastro e lui che si tampona il nasino con un fazzoletto. La nonna, che ha il sonno leggerissimo e che ha l’abitudine di alzarsi continuamente durante la notte, ci piomba addosso e, vedendoci così conciati, sbianca e chiama il nonno che accorre in cucina in tempo per sentire il Bellissimo che descrive con toni epici le nostre Avventure sulle Dune.
“Le abbiamo prese, ma non quanto ne hanno prese gli altri” dice Salvatore tronfio come un tacchino, sottolineando che dei tre nostri aggressori due ancora corrono e un altro è in ospedale in attesa di svegliarsi.
La nonna passa dall’orrore all’orgoglio e già freme all’idea di raccontare questa disavventura a tutto il mondo. Il nonno ci guarda perplesso, cercando di capire se, in tutto questo trambusto, non sia successo qualcosa di inquietante anche alla vernice della sua Mercedes.
Ad un certo punto, anzi, con la scusa di far uscire il cane che, vedendoci tutti agitati, ha assunto a sua volta un’aria smaniosa, si dirige fuori e, facendo finta di niente, dà un’occhiatina al suo bene più prezioso, tornando indietro notevolmente più sereno e sollevato.
La mattina dopo mi sveglio che è ancora presto e vedo il Bellissimo che raccoglie le sue cose.
Faccio finta di continuare a dormire e ,dopo un po’, lo sento mentre parla con la nonna in cucina e le dice che è stata proprio una vacanza stupenda e che conta di venirla a trovare anche l’estate prossima anche se non è in grado di promettere nulla perché bisogna vedere dove sarà lui per allora.
Striscio velocemente verso la borsa da viaggio del Bellissimo e, a rischio di essere sorpreso e di beccarmi un’altra scarica di cazzotti, apro la cerniera e la inondo di liquido organico
Richiudo la borsa con cura e torno a letto.
Meschina consolazione, dirai tu dall’alto del tuo equilibrio e della tua saggezza.
Sono d’accordo.
D’altronde, come tu sai, sono quasi sempre a corto di idee brillanti e di pensieri nobili e ogni tanto mi lascio andare agli istinti peggiori.
Non sono forse in ragione di ciò, come diresti tu, il più inaffidabile degli esseri umani?
A presto, spero.
Pietro

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