Letteratura

The crown diaries / 1

25 Marzo 2020

Era passato poco più di un mese da quella festa. L’ultima giornata felice prima dell’inizio dell’incubo coronato. Jonas ripensò a quei momenti: l’ultimo compleanno della sua ultima fidanzata, con cui aveva finalmente deciso di stare, dopo mesi dei suoi consueti tentennamenti. Insieme, una festa di compleanno e una festa di fidanzamento. Tanta gente, tanti balli, tanti sorrisi.

L’inizio di una nuova vita troncato sul nascere. Ora, in triste isolamento nella sua casa sul mare, per Jonas quel ricordo restava la sola cosa bella cui aggrapparsi, da far vivere e vivere e rivivere ancora, nella sua testa. Ma il ricordo si affievoliva ogni giorno sempre più, diventava quasi un sogno. Un sogno spezzato sul nascere.

Tutte le sere si collegava a qualche radio, a qualche tv, per ascoltare il consueto bollettino dal fronte: contagiati, guariti, deceduti. E poi dibattiti interminabili in cui si ripetevano le stesse frasi, ci si ponevano le stesse domande, quando finirà? siamo arrivati al picco? il trend è in crescita esponenziale?

E ancora: la democrazia è a rischio, l’esercito ci controlla, ci hanno tolto la libertà, ma lo fanno per la nostra salute, ci impediscono di ammalarci tutti, è una situazione di emergenza sanitaria, bisogna fermare tutto, chiudere tutte le attività produttive, non si può più fare jogging, però almeno non c’è più inquinamento, mancano le mascherine, mancano posti-letto, bisogna distinguere tra morti “con” e morti “per” il virus, però in Cina è stato diverso, e anche in Corea, il modello Italia funziona, no, non funziona per nulla, i politici ne approfittano per fare campagna elettorale, niente sarà come prima, siamo cambiati dentro.

Parole sempre uguali, giorno dopo giorno. Jonas ormai non le ascoltava nemmeno più, le sentiva come un suono, un rumore in sottofondo, mentre si sedeva al pianoforte a perfezionare il suo nuovo hit: Coronablues, con un solo refrain, “The coronavirus is just a shit”.

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