Letteratura

Stephen King, Shining e la “luccicanza”

6 Aprile 2020

L’anno scorso ho letto con il grave ritardo di qualche lustro questo romanzo generazionale di Stephen King. Non so come mai sia successo, dopo aver visto il film di Kubrick non ho pensato a prendere in mano il testo originale dell’opera. Ma forse con gli occhi di oggi sono riuscito a godermi ancora di più un thriller psicologico degno di nota, che si avvicina ai temi dell’horror ma non è mai del tutto così “terrificante” come forse appare nel lungometraggio.

Danny, che dire di lui? Questa è la sua storia, o meglio, è lui a far cambiare le sorti di un epilogo scritto dalle forze che governano l’Overlook Hotel. Danny riesce a capire, a vedere, a prevedere e soprattutto riesce a farsi sentire da chi è, come lui, dotato dello “shining”, la luccicanza.
Danny è un bambino speciale, con poteri speciali, ed è forse uno dei personaggi preferiti da King stesso, che gli cuce addosso una storia fin troppo grande per la sua età.

L’Overlook hotel, dove Jack Torrance, il figlio Danny e la moglie Wendy si trovano per tenere in custodia la struttura nel periodo invernale, ha un’aura cupa, che non esista ad avvolgere i suoi frequentatori. È stato teatro di alcune brutte storie di suicidio in passato e nelle sue stanze hanno alloggiato gangster senza scrupoli. Prima di prenderne le chiavi, Jack viene messo al corrente di tutto ciò che concerne la manutenzione, delle caldaie, dei locali e della dispensa. Assieme al direttore dell’albergo, arriva anche “Dick” Hallorann a spiegare alcune cose sulla cucina dell’hotel. Questo è un passaggio fondamentale per la trama seguente: Dick conosce Danny e vede in lui i poteri di cui è dotato, lo spinge ad essere coraggioso, a non entrare mai nella stanza 217 e a chiamarlo se avrà bisogno di aiuto, con la forza della sua mente.

Non passano molti giorni da quando i Torrance si trovano isolati dalla neve. Danny inizia a vedere strane immagini di eventi passati e Jack prende la strada per il suo totale tracollo fisico e psichico, vedendo muoversi siepi a forma di animali e trovando documenti che lo fanno ripercorrere la storia dell’albergo, una storia di sangue e di pericolo.

 

Stephen King, Shining (The Shining) è un romanzo horror edito nel 1977.

 

Un pregio di non poco conto, per il libro, è quello di avere lo spazio necessario per descrivere con dovizia di particolari tutti i personaggi della storia, assieme alle loro debolezze e alle loro inclinazioni. Danny è un bambino speciale, brilla di una luce del tutto diversa da quella del padre, ex alcolizzato che sta cercando di risalire la china. Entrambi hanno delle visioni, ma quelle di Jack lo spingeranno ad incarnare il male che egli stesso ha fatto negli anni precedenti e che ha visto nella storia dell’Overlook hotel. La sua è una totale discesa verso l’inferno psicologico e materiale che Wendy e Danny tenteranno di arginare senza ottenere risultati. Sarà lo “shining” a risolvere una terribile situazione, sarà il potere di comunicare con la mente anche a migliaia di chilometri di distanza. Dick e il piccolo Torrance sono legati da una promessa e quando il bambino si troverà in pericolo, il cuoco afroamericano lascerà la sua Florida per avventurarsi nelle nevi del Vermont.

Nel romanzo di King tutti i personaggi fanno parte della storia e ne sono artefici, non semplici comprimari. Anche l’hotel, le sue siepi a forma di animali, i suoi corridoi e le sue stanze prendono vita e animano i vari capitoli. La cronaca degli eventi diventa sempre più frenetica ed incisiva, tanto da non permettere al lettore di distogliere lo sguardo dalle righe. La genialità di King è davvero superlativa, riesce a districarsi in un crescendo di pathos e movenze da brivido, fino all’epilogo, che lascio volentieri alla vostra lettura ed interpretazione.

Shining è uno di quei libri da leggere almeno una volta nella vita, se non altro per rendersi conto del perché Stephen King è chiamato maestro della paura. Ma non temete, Danny e Dick vi proteggeranno.

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