Letteratura
Solo un imbecille (pensieri segreti)
( Lei )
Lo incontro in aeroporto. Ingrassato e stempiato. Sta leggendo il giornale .
Mi metto a fissarlo finché non alza la testa e mi guarda.
( Lui)
“Daniela!” le dico, alzandomi in piedi.
La riconosco a stento.
Grazie forse al sorriso e al colore degli occhi, i più chiari che io abbia mai visto,
Ma sotto! Me la ricordavo piatta come una pista di carving e ossuta come un bastone.
Mi ritrovo davanti a distanza di tanti anni una specie di Jessica Rabbitt.
Quanto al…davanti, faccio il chirurgo plastico e al posto del collega forse avrei suggerito una taglia in meno, ma non posso certo dire che il lavoro non sembri fatto a regola d’arte.
( Lei)
Ci mettiamo a parlare dei bei tempi,
“Quindi vediamo” dice lui, “saranno almeno 25 anni che non ci vediamo o sbaglio?”
Per mezz’ora parliamo dei vecchi amici, scambiandoci informazioni su di loro e su noi stessi.
Poi lui mi fissa e mi dice : “Lo sai che sei più bella di allora?”
A quel punto non resisto e gli chiedo di quella notte al rifugio Vaiolet.
(Lui)
Lo sapevo che me l’avrebbe chiesto,
Era stata una gita molto intensa. Eravamo una decina, 4 ragazze e 6 ragazzi.
Quando arrivammo al Vaiolet, il rifugio era strapieno e il gestore ci aveva reso disponibile una stanza utilizzata come magazzino.
“Non ho più brande disponibili, ma visto che avete tutti i sacchi a pelo, sistematevi per terra”
(Lei)
Sistemati i sacchi a pelo sul pavimento e spente le luci, stavo per assopirmi quando avevo sentito Daniele che mi afferrava la mano. Daniele era allora il più carino e simpatico della compagnia e il solo fatto che mi avesse presa in considerazione mi riempiva di felicità.
Ricambiai quindi con emozione ed entusiasmo quella stretta di mano. Poi…
Poi niente…E non ho mai capito perchè.
Così gli faccio:
“Daniele, scusa me la togli una curiosità? Perché il giorno dopo la notte del Vaiolet eri così imbarazzato con me? Mi hai evitato per tutto il tempo, Arrivati al pullman ti sei messo in fondo e hai dormito fino a Padova….
(Lui)
Non so come dirglielo. Cerco invano di farmi venire in mente una qualsiasi spiegazione. Ma sono stanchissimo e a corto di fantasia. Senza contare che hanno già chiamato l’imbarco del mio volo.
Così confesso :
“Beh, sai com’è, Quella notte quando ti afferrai la mano mi sono sbagliato credevo fossi Marta”
( Lei)
Non l’ho presa bene,
“Credevi che fossi Marta? Ma sei scemo?”
“Il fatto è che hanno spento la luce troppo in fretta…” farfuglia lui.
“E quando ti sei accorta che non ero Marta?”
“Quasi subito, non appena infilata la mano nel tuo sacco a pelo…”
“E come mai?”
“Beh allora eri scarsa di pettorali e Marta aveva una quinta! Certo che adesso…”
Mi fissa il seno…
(Lui)
“Adesso non mi tirerei indietro”, sto per dirle. Ma penso che sia un complimento troppo grossolano. E poi si capisce che non l’ha presa bene….
La bacio e mi metto in coda per l’imbarco
(Lei)
Lo saluto e mentre si allontana penso a come era carino quel giorno, a come il mio cuore era scoppiato di felicità per quella mano che si insinuava nel mio sacco a pelo.
A come ero rimasta sconcertata dalla brevità di quell’approccio notturno e alla incomunicabilità successiva.
Ci sono stata male per mesi.
E lui era solo un imbecille.
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