Letteratura

Slam X: la controcultura esce dal Conchetta. Intervista a Marco Philopat

6 Dicembre 2021

Il 12 e 13 dicembre torna Slam X, festival di musica e letteratura che da 12 anni si tiene nel centro sociale Conchetta: sempre un’occasione per fare il punto sulla controcultura, un momento di incontro fra impegno politico e arte ribelle.

Così comincia il comunicato di quest’anno “Dopo le strofe per la catastrofe che l’avevano preannunciata, dopo l’ode ai pipistrelli che hanno bloccato il sistema per qualche mese, in questo nuovo anno che sta per finire c’è spazio solo per l’irrazionalità.”

Marco Philopat, esponente della cultura punk a Milano e direttore della casa editrice Agenzia X, ce ne ha raccontata la storia.

Qual è la scintilla che ha fatto nascere Slam X?
Slam X è partito nel 2009. Conchetta era sta sgomberata dal vicesindaco della Moratti, Decorato. Era stato un colpo di coda della destra milanese che aveva dominato la scena per venticinque anni di amministrazione comunale. C’era stata una grossa lotta, 10.000 persone in piazza che erano entrate in Piazza del Duomo, e questo aveva portato a rioccupare Conchetta in tre settimane. Era stato un colo anche di fortuna perché quella lotta lì aveva coinvolto molta gente anche dell’alta borghesia milanese. Lo stesso futuro sindaco Pisapia che allora non pensava nemmeno di candidarsi era venuto perché Conchetta è un posto che generazioni e generazioni di ribelli ma anche di appassionati di musica o di letteratura hanno sempre considerato molto importante. Lì dentro sono nati amori, e quante persone hanno trovato lavoro, o sono diventate amiche! È un centro culturale tra i più attivi nel mondo, autogestito, non c’è nessun padrone… È particolare Conchetta. Quindi in quel momento abbiamo raccolto i frutti.

Quindi, c’è stato lo sgombero e quella è stata un po’ la miccia…
Sì. Lo sgombero era stato a gennaio e siamo rientrati a febbraio. Si era in una situazione precaria perché il Comune ce l’aveva dovuto ridare a furor di popolo ma era molto ostile. E quindi abbiamo pensato di fare una chiamata, rivolta a tutti gli artisti che ci avevano dato solidarietà durante quel mese in cui eravamo stati fuori da Conchetta e facevamo concerti sotto alla Porta di XXIV Maggio. Facevamo questi concerti tutte le sere per protestare, gli artisti venivano, facevano un pezzo, due pezzi, poi quell’altro leggeva un brano del suo libro. E funzionava bene. Faceva un freddo pazzesco ma siamo riusciti a portarlo avanti per almeno tre settimane, artisti abbastanza famosi venivano e facevano le loro cose.
Allora io e Andrea Scarabelli abbiamo pensato di fare un festival vero e proprio che riuscisse a dare la stessa velocità che davamo in strada. Perché in strada non si poteva fare molto, un gruppo faceva due pezzi e basta. Quindi, in quella situazione un po’ precaria dei mesi successivi, abbiamo pensato di applicare la velocità che avevamo trovato in strada a un festival vero e proprio, che abbiamo chiamato Slam X.

Che è stato poi a novembre/dicembre di quell’anno.
Sì esatto. E l’idea era quella di intervallare scrittori o scrittrici, poeti o poetesse, con musicisti, uno dietro l’altro. La lettura doveva essere non più di 7/8 minuti. Poi partiva la Dance hall col dj e la gente ballava dopo aver sentito la lettura, e poi partiva un gruppo musicale che faceva un quarto d’ora. Quell’anno per esempio erano venuti Vasco Brondi e Max Casacci.
Ha funzionato perché era un format a cui nessuno aveva mai pensato, così veloce, che poi uno ballava fra un pezzo e l’altro… È piaciuto subito tantissimo.

E lo facevate all’interno.
Tutto interno, poi all’esterno magari c’era un graffitaro, sopra in archivio magari facevamo la presentazione di un video, tutto in contemporanea in tre punti diversi. Ma le cose più importanti succedevano sul palco di Conchetta. Sempre in due giorni, venerdì e sabato, e l’altra cosa importante è che si andava avanti fino alle 4 o 5. Era quasi un rave, si partiva alle 9 e si continuava fino al mattino e intanto vedevi di tutto, dallo scrittore comico a quello drammatico.

Il format è sempre rimasto lo stesso?
Sì, è praticamente sempre rimasto lo stesso. Era partito nel 2009 intitolato Alla rivoluzione servono belle parole, poi l’anno dopo La rivoluzione con le bombe di carta e c’erano anche Manuel Agnelli, Valerio Mastrandrea, e band che magari facevano un solo pezzo. Lì faceva molto l’impianto di Conchetta che era buono, permetteva cambi rapidi. Non si stava mai fermi, era sempre adrenalinico, poi Conchetta è piccolo ma c’erano 300 persone dentro e 400 fuori.
Poi nel 2012 è morto Alberto Dubito, un ragazzo che lavorava con noi, era un poeta e rapper. E quindi dall’anno dopo il Premio Dubito è entrato a far parte di Slam X. Da allora il venerdì l’abbiamo dedicato solo alla musica rap e alla poesia, mentre il giorno dopo c’erano tutti gli altri tipi di musica che non fossero rap: rock, industrial, elettronica, tutto, e poi la letteratura.

Ho il ricordo di un’edizione in cui c’erano anche stand di riviste letterarie sotto un tendone, forse era il 2011 o ’12, c’era anche Cognetti…
Sì, un anno avevamo provato, fuori nel cortile. Poi però avevamo smesso perché veniva troppa gente e gli stand, il tendone e tutto occupavano troppo spazio. Ci sarebbe piaciuto, se avessimo avuto uno spazio più grande. Abbiamo poi fatto una cosa del genere a Macao per tre edizioni, con Inedito, però a maggio/giugno e comunque è un’altra storia.

Quindi all’inizio eravate tu e Andrea Scarabelli, poi è entrato Paolo Cerruto.
Paolo è entrato nel 2013/2014, quando è partito il Premio Dubito. Perché Alberto è morto nell’aprile 2012 ma il premio l’abbiamo istituito più di un anno dopo, dovevamo un po’ elaborarla prima… E a quel punto Slam X e premio Dubito si sono uniti, sono diventati una comunità insieme anche a Tempi diVersi.
Negli anni poi siamo stati costretti a farlo sempre, non ci guadagniamo niente ed è una fatica pazzesca ma è sempre piaciuto troppo a tutti e sia per Agenzia X che per Conchetta è diventato importante, ci teniamo sempre tantissimo. Quindi è proseguito anche dopo l’uscita di Scarabelli, che nel 2018 se n’è andato e a quel punto Paolo Cerrtuto è entrato ancora di più, è diventata una presenza fissa.

E l’anno scorso siete riusciti a farlo?
Abbiamo fatto solo il premio Dubito in streaming.

Ogni anno c’è un tema diverso?
Ogni anno noi facciamo un testo di introduzione al festival (https://www.agenziax.it/evento/slam-x-2021). Sono pezzi importanti perché raccontano l’anno passato e il rapporto tra impegno politico rivoluzionario e arte, quindi si ragiona sempre su come sta andando l’immaginario direi ribelle, più che rivoluzionario. Lavoriamo su quello che sta succedendo nelle culture underground.
Nel 2019 il sottotitolo di Slam X era Strofe per la Catastrofe.

Che poi in effetti c’è stata.
Sì, che poi è arrivata. Quindi l’anno scorso abbiamo fatto un’Ode al pipistrello.

E quest’anno?
Quest’anno è City Lights Virus. È una citazione doppia. È una visione del virus come se fossimo noi il Virus. Noi punk avevamo un luogo che si chiamava Virus e nel nostro immaginario rientriamo in quel mondo lì, il mondo del virus, per aggregarci di più. È anche un tentativo di unità. E poi City Lights è un omaggio alla beat generation e soprattutto alla libreria City Lights e a Ferlinghetti che è appena morto.

Infatti nei mesi scorsi avete fatto il Ferlinghetti Corner.
Esatto, il Ferlinghetti Corner ci ha portato a intervenire nei luoghi della città che si stavano riaccendendo.

Quindi virus anche perché quest’anno avete toccato un po’ tutta la città.
Sì, siamo andati a portare qualcosa di culturale dove la città stava rinascendo, ossia nelle zone della movida. La movida è quel luogo dove la gente si aggrega, ma non si aggrega davvero: è sfruttata per la birretta. C’è solo la birra che unisce, manca il fuoco della condivisione e quel fuoco è la cultura. Quindi “pace nei tuguri e guerra nei Palazzi”: si tratta di portare un intervento culturale di rottura dentro i luoghi della movida, quindi nei Palazzi. E questa è l’idea che ci ha portati a fare il Ferlinghetti Corner e ad esplorare anche tutto l’ambiente all’interno del quale era nato il Beat: erano gli anni ’50, un periodo di riflusso, maccartismo, guerra fredda, caccia alle streghe dei comunisti, e abbiamo trovato forti similitudini nel presente, ci sembra ci sia qualcosa che ci accomuna a quel periodo di grande paranoia in cui poi è nato il Beat.
E poi c’è un appello all’unità, perché la nostra guerra ai Palazzi la facciamo dove si perpetua lo sfruttamento della socialità e del bisogno delle persone di incontrarsi.

Quindi quest’edizione di Slam X è una sorta di apice di tutto il percorso di Ferlinghetti Corner?
Esatto, di Ferlinghetti Corner e della successiva “DPCM: Situazione Anfiteatro” [DPCM sta per Diritti Persone Cultura e Musica] che è stato un tentativo di girare per anfiteatri visto che ci avevano rubato il nostro, quello di via Porlezza.

I contenuti sono legati al titolo?
Il manifesto lo mandiamo a tutti gli artisti e deve anche servire da stimolo per le varie performance e letture che sceglieranno di fare.

E quest’anno chi sono gli artisti?
Questa volta è stato difficile, la gente non si sposta facilmente, c’era il rischio di una zona gialla, quindi sarà un’edizione molto concentrata su Milano. Per il Premio Dubito ci sono due band dalla Campania e una da Firenze e già ci sono dei problemi.

E le giornate saranno sabato e domenica, non i tradizionali venerdì e sabato.
Infatti. Ma ci saranno dei preview fuori da Conchetta: giovedì 9 si presenterà il primo libro della collana Fulmicotone di Agenzia X, Nitrito di t_w_i_g, alla libreria Anarres. Poi venerdì sera saremo in Torchiera con questo gruppo che si chiama Putan Club, un gruppo rave-sciamanico-tecno-HardCore che farà dei riti e un grosso falò nel cortile di Torchiera. Sarà un rito di comunanza in qualche maniera. E lì ci sarà anche il Ferlinghetti Corner.
Invece sabato saremo in Conchetta e ci sarà la finale del Premio Dubito, poi un’associazione che lavora con giovani migranti che fanno rap: racconteranno la loro esperienza e di come il rap e comunque la poesia con musica entra nelle periferie. Ci sarà FPT che è un nostro autore e ha fatto un lavoro sulla trap e Carmelo Bene, poi ancora t_w_i_g, Arya che fa soul, Cataldo che è un famoso poeta selvaggio di poesia metropolitana degli anni ’70, che adesso avrà 80 anni è bravissimo ancora… Tantissime cose. Il dj è sempre Pablito, poi presentiamo sempre un video.
Domenica facciamo una cosa più tranquilla con una serie di riviste che stanno per uscire o sono nate da poco e verranno presentate in maniera un po’ performativa. Ci sarà anche il Boccaccio che farà vedere i suoi due lavori video, Uragano negli occhi e Colpo di scena.

Il premio Dubito si conclude a Slam X ma quando comincia?
Parte il giorno in cui è morto Alberto Dubito, il 25 aprile. Gli artisti mandano 3 pezzi con i testi, sono più di 150 band, anche poeti con un minimo di accompagnamento musicali. Ci sono 100 giurati che vedono tutto e selezionano 10 band, poi 10 giurati che ne selezionano 4 e infine questi 4 arrivano a Slam e il vincitore viene votato dal pubblico. Si vincono 2000 euro messi a disposizione dalla famiglia di Alberto Dubito in suo ricordo. Quest’anno faremo anche lo streaming perché servono 50 votanti: di solito si distribuiscono a caso 50 biglietti fra i 400 spettatori che ci sono, ora ci sono solo 60 spettatori dal vivo quindi faremo votare anche spettatori online.

L’altra cosa nuova, è che sabato tornerete sotto la Porta di XXIV Maggio.
Siccome a Conchetta i posti saranno limitati – potranno entrare solo 60 persone – diremo a chi resta fuori: aspettate perché alle undici Slam X esce fuori nelle strade! E così tutti potranno partecipare.
È la cosa più importante di quest’anno: l’uscita da Conchetta, che alle 11 chiuderà, e l’arrivo, tutti insieme, in 24 maggio dove gli artisti che vorranno ci seguiranno. Quindi ci saranno interventi degli stessi artisti in programmazione dentro Conchetta e poi faremo qualcosa anche noi. Ricordo il primo anno che avevamo fatto un falso testo di Decorato contro i graffiti, tutto abbaiato, facevamo i cani, riprendendo le sue dichiarazioni su Conchetta.

Un ritorno alle origini.
Sì, si andrà là dove Slam X è partito nel 2009.

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