Calcio
Si può parlare di calcio facendo anche cultura? Sì. Uno-Due “identity”
Quello che vi presento è un libro di storie, e nello stesso tempo è un bellissimo libro sul calcio. Storie affascinanti e meravigliose – il più delle volte pochissimo conosciute, e solo qualche volta un po’ più famose – arricchite da una notevole selezione di fotografie e illustrazioni. Immagini e testi, dunque, che sono stati messi insieme da autori bravi e competenti, coordinati e guidati dall’amore per il calcio e per l’essere umano mostrato negli ultimi tempi dai fondatori del progetto editoriale “Uno-Due” (Andrea Timpani, Matteo Cossu e Daniele Sigalot). Uno-Due è oggi alla sua seconda pubblicazione (Post-Mundial è di poco precedente). Si tratta di libri che fanno fare pace col calcio e con quel tifo cafone, abbruttito e violento (e no, non parlo degli ultras) che ci circonda e ci spinge lontani da uno sport capace al contrario (e sono occasioni come questa che ce lo ricordano) di svolgere una funzione sociale determinante soprattutto nelle situazioni ambientali più critiche, più esposte al contagio di quei comportamenti, e di quei pensieri, più distruttivi e devianti.
Chi comprerà questo volume potrà scoprire la storia dei ragazzi delle squadre giovanili dello Shakhtar durante il conflitto in Ucraina; tornerà alle origini della storia dei pirati del St. Pauli, ch’ebbe inizio nel 1986 al Millerntor Stadion, quando decine di punk sventolarono la bandiera nera con il teschio pirata, inaugurando quel percorso politico che avrebbe poi coinvolto i tifosi e la comunità del noto quartiere di Amburgo; potrà seguire l’epopea che negli anni novanta vide la nazionale giamaicana conquistare la qualificazione ai mondiali di Francia ’98, ciò che permise alla diaspora caraibica di scoprire il calcio tra dancehall e trasferte; ancora, chi comprerà il libro potrà leggere una interessante analisi della commistione tra imprese private e statali nelle società calcistiche cinesi; potrà affrontare alcune precise e competenti analisi tattiche; scoprire la storia di Luciano Vassallo: meticcio, esule e grande campione; conoscere le incredibili vicende e potenzialità del calcio libanese; apprendere con sorpresa del passato da calciatore di Albert Camus; ragionare sul classico duello del calcio spagnolo – fra Barcellona e Real – e sull’indipendenza catalana; arrabbiarsi con la strana e davvero poco trasparente storia del Latina calcio… sono solo alcune delle vicende ricostruite nel libro Uno-Due “identity”.
E poi si potranno scoprire tutti i dettagli relativi al totaal-voetbal, il calcio totale analizzato nella sua evoluzione attraverso i cambiamenti tattici e le trasformazioni culturali e storiche dall’Olanda degli anni ’60 fino ai giorni nostri: “Spesso il calcio totale è stato associato a un’idea di libertà, perché ha mosso i primi passi negli anni dei Provos, movimento anarchico olandese, precursore dell’ondata di contro-cultura poi sfociata nel movimento hippie e nelle rivolte del ’68. Tuttavia, pensare al totaalvoetbal senza considerare la disciplina e il metodo che lo compongono, significa ignorare la complessità e la tensione che lo caratterizzano”.
Ho finalmente conosciuto la storia del Club Esportiu Júpiter, la “squadra che in Spagna ha fatto la rivoluzione”, che dunque non è “il Barcellona, che a inizio ‘900 scaldava più che altro i cuori della borghesia catalana, e nemmeno l’Espanyol, la squadra vicina alla burocrazia castigliana”. I primi soci del Júpiter erano tutti anarchici e come stemma scelsero il simbolo dell’indipendentismo catalano. Sul campo de La Bota, insieme al pallone si inseguivano “gli ideali della lotta di classe, della ribellione e dell’anarchia”.
E ancora: dal sud del mondo a Pietralata, i ragazzi di Liberi Nantes [Liberi Nantes – Free to Play www.liberinantes.org] sono alla ricerca di un’identità sul campo da calcio: “Su di un campo a Pietralata, periferia nord-est di Roma, ho visto uomini danzare e incontrato giraffe e cammelli in marcia, elefanti in tenuta da anti-sommossa e tigri che mordevano caviglie. Così, laddove l’identità è migrante e si fa fluida, ho riscoperto l’identità del calcio nella sua forma più ancestrale”.
Recentemente, a seguito di una partita di calcio durata 123.790 minuti (90 sul campo e 123.700 di insulti sui social) avevo scritto di quanto mi schifasse la violenza verbale generata da una partita di calcio, anche fra amici, anche fra persone privilegiate, colte e con figli; smettendo dunque di stupirmi della violenza cui si assiste – e che si subisce – nel mondo e per strada. Ero – e lo sono ancora – sinceramente preoccupato per i nostri figli, per l’idea di calcio che, osservandoci, loro imparano e poi insegneranno. Oggi, dopo aver letto Uno-Due “identity”, sono un po’ più ottimista, e so che quando tornerò a Milano andrò a comprarne un buon numero di copie, da usare come regalo per le feste di compleanno degli amici dei miei due bambini.
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