Letteratura
Sessant’anni di poesia
Massimo Bacigalupo (Rapallo 1947), uno dei maggiori anglisti italiani, ha dedicato un corposo ed esaustivo volume a Ezra Pound (da lui amato, studiato e tradotto sin dalla giovinezza), in occasione dei cinquant’anni dalla morte del poeta americano, avvenuta l’1 novembre 1972. L’universo poetico poundiano viene esaminato dall’autore con l’intenzione dichiarata di “essere una guida alla lettura, mostrare Come leggere Pound”, facendolo apprezzare nel suo “mondo accidentato ed esilarante”, nella sua scrittura esoterica, allusiva, autoreferenziale, giocosa, magmatica, poliglotta.
Bacigalupo conobbe Pound nel 1962, accompagnando la nonna che ne era stata il medico personale a Sant’Ambrogio di Zoagli, e rimanendo folgorato alla vista del “poeta accigliato alle prese coi suoi demoni”. Delle quattrocento pagine del libro edito da Ares, più di 50 sono riservate a una documentata cronologia biografica, con un ricco repertorio di note ai tredici capitoli nei quali viene ripercorsa tutta la tormentata vicenda esistenziale e letteraria dello scrittore statunitense.
Nato a Hailey, Idaho, nel 1885, da una famiglia di tradizioni quacchere e puritane, crebbe a Filadelfia e studiò all’Università di Pennsylvania. Trasferitosi in Europa, pubblicò a Venezia la prima raccolta di poesie, A lume spento, nel 1908. Stabilitosi a Londra l’anno successivo, si impegnò in un’intensa e proficua attività di scrittura, collaborando a riviste di critica letteraria, artistica e musicale, intessendo rapporti con scrittori e artisti affermati (Yeats, Eliot, Ford, Joyce, Wyndham Lewis) ed esordienti, e soprattutto traducendo poesia di tutte le epoche, dagli antichi anglosassoni ai provenzali, dai classici latini ai cinesi e ai nō giapponesi. Iniziò a pubblicare diverse raccolte di versi, e fondamentale fu tra il 1912 e il 1913 il suo apporto (insieme agli amici Richard Aldington e Hilda Doolittle) alla nascita dell’Imagismo, che inaugurava uno stile poetico innovativo, teso a cogliere l’immagine in una pronuncia breve e oggettiva, antimetafisica, capace di esprimere una rivelazione istantanea ed evocativa, sulla base di un ritmo musicale richiamante la concisione espressiva degli haiku orientali. Famoso il distico tratto da In a Station of the Metro, manifesto canonico dell’Imagismo: “The apparition of these faces in the crowd; / Petals on a wet, black bough”.
Bacigalupo commenta minuziosamente tutta la produzione letteraria di Pound, citandone versi, brani saggistici, lettere, esplorando i rapporti interpersonali con amici e avversari anche attraverso l’evoluzione/involuzione del pensiero politico, analizzandone severamente pregi e difetti caratteriali: “insieme sfuggente, indefinito, e narcisistico, accentratore”, “timido e sventato, gaffeur ed elegante, ottuso e ipersensibile. Innamorato eterno delle proprie idee, le più trepide e le più grossolane, apparentemente del tutto acritico. Una forza di natura”.
Negli anni precedenti e subito successivi al primo conflitto mondiale, Pound sviluppò un tenace sodalizio con Thomas Stearn Eliot, che produsse importanti effetti sia sulla pubblicazione dei primi volumi eliotiani, e in particolare di The Waste Land, sia sulla svolta ironica compiuta da lui stesso nelle opere fondamentali del decennio successivo. Iniziò quindi a dar forma ai Cantos, poema epico capolavoro la cui stesura occupò l’intero arco della sua vita.
Nel 1920 lasciò l’Inghilterra per trasferirsi a Parigi, quindi a Rapallo, dove risiedette quasi stabilmente dal 1925 al 1945, celebrandone con ammirato stupore lo splendido scenario. Negli anni ’30 iniziò una nuova fase della sua riflessione teorica, finalizzata alla costruzione della seconda parte dei Cantos, e dominata dal desiderio di dare una risposta agli interrogativi sociali ed economici più pressanti posti dalla crisi finanziaria e dall’affacciarsi dei regimi autoritari: i Cantos 31-41, pubblicati nel 1934, si aprono infatti citando Jefferson e si chiudono con Mussolini, i Cantos 42-51, usciti nel 1937, partecipano dell’euforia suscitata dalla guerra italo-abissina. Si andava radicalizzando nel poeta l’interesse per il fattore economico come motore dello sviluppo della storia umana, a cui si affiancò un’esasperata riflessione sull’usura, espressione di un risentimento antisemita che lo spinse su posizioni sempre più reazionarie. Bacigalupo esplora sia i rapporti di Pound con i movimenti letterari e la stampa vicina a Mussolini, sia la sua amicizia e collaborazione con il fondatore del futurismo Filippo Tommaso Marinetti, di cui condivideva il dinamismo belligerante e antidemocratico.
Negli anni ’40 il poeta tenne a Radio Roma una serie di discorsi in lingua inglese fortemente segnati da antiebraismo e avversi alla politica di Roosevelt, nel segno progettuale di un mondo libero da interessi illeciti, restituito a un sentimento popolare vicino alle componenti rurali del fascismo. Accusato di tradimento, nel 1945 venne fatto prigioniero dagli americani e internato in un campo vicino Pisa, dove scrisse The Pisan Cantos, pubblicati nel 1948. Trasferito negli Stati Uniti per essere processato, fu dichiarato infermo di mente e rinchiuso per dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth a Washington. Qui compose altre sezioni dei Cantos, continuando a tradurre i classici. Liberato nel 1958, si stabilì nuovamente in Italia, dove visse fino alla morte, scrivendo l’ultima parte del suo poema.
Massimo Bacigalupo ci guida attraverso la selva intricata, ipnotica e spesso oscura dei versi di Pound, nel viaggio fantasmagorico che il poeta affronta nello spazio e nel tempo alla scoperta del mondo e di sé, sulle tracce di Ulisse e di Dante. L’autobiografismo si alterna con la lucida osservazione e il severo giudizio sulla società contemporanea, l’omaggio alla tradizione con l’utopia di un futuro riscattante dalla palude storica di un presente aborrito, da trasformare bellicosamente. Il percorso ancipite dal baratro all’eden oscilla fra differenti stati compositivi, passando da una tranquilla e saggia contemplazione alla furia e al caos incombenti, sempre esibendo “la potenza della voce poundiana, e anche un suo manierismo, che è la ripetizione di parole per creare sonorità e ridondanza. In Pound ha molta importanza il senso della voce che trascina, che impone la sua visione con una forza ipnotica, con un’energia che regge tutto, anche le parti apparentemente più fiacche. Siamo continuamente respinti dalla violenza della comunicazione poundiana, dalla sua illogicità, ma poi anche sedotti…”.
I Cantos sono un caleidoscopio di paesaggi incantati e agghiaccianti, di personaggi storici e mitologici santi e malvagi, di immagini e termini scurrili grotteschi blasfemi o al contrario ricercati suggestivi ammalianti, di testi stratificati e citazioni erudite, di impenetrabile tenebra e luce accecante. La proposta editoriale di Ares offre al lettore lunghi passi del poema in inglese, con traduzione e puntuale commento, poi brani di epistolari amorosi, informazioni sugli amici letterati italiani, e una galleria fotografica di ritratti e ambienti che hanno Ezra Pound come soggetto-oggetto esplicito o allusivo, con la sua straordinaria faccia su cui la storia ha segnato graffiti, e la poesia ha modellato l’impronta di una apocalittica genialità.
Massimo Bacigalupo, oltre a questo volume realizzato con passione e rara competenza, ha curato anche edizioni di Emily Dickinson, Herman Melville, F. Scott Fitzgerald, Wallace Stevens, Seamus Heaney e Louise Glück. Già professore ordinario di letteratura angloamericana nell’Università di Genova, è vicepresidente dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, e collabora a Il Secolo XIX, Il manifesto, Paragone e Poesia.
Massimo Bacigalupo, Ezra Pound – Un mondo di poesia, Ares, Milano 2022, pp. 408.
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