Letteratura

Se Gomorra e Sottomissione sono la nuova frontiera del giornalismo

16 Gennaio 2015

C’è un prima e c’è un dopo. Nella letteratura con tema la mafia c’è un prima e c’è un dopo. C’è un prima Gomorra e c’è un dopo Gomorra. Il libro di Roberto Saviano è lo spartiacque tra ciò che su questo tema si è scritto “prima” e ciò che è venuto “dopo”. Gomorra, col passare del tempo, ha assunto geometrie e latitudini inimmaginabili, surclassando la figura di Saviano stesso. Oggi questo libro è, per l’appunto, uno spartiacque del genere.

Esce in questi giorni in Italia un titolo che ha fatto discutere mezzo mondo per tanti (troppi) motivi: “Sottomissione” di Michel Houllebecq (Bompiani Editore). Un romanzo – ne abbiamo letto – che guarda al prossimo futuro della Francia e alla sua fantomatica islamizzazione, in primis politica.Cosa tiene insieme Gomorra e Sottomissione? All’apparenza nulla: due romanzi (o non fiction novel) dagli argomenti distanti, con scritture lontane, dagli autori caratterialmente e dalle biografie direi quasi opposti. Eppure vi è un collante che unisce queste due opere: l’impatto che entrambe hanno avuto sull’opinione pubblica, legandola a due temi, la camorra da una parte e l’islamizzazione dell’Occidente dall’altra, che il giornalismo ha mancato.

Sì, perché la grande forza di Gomorra e di Sottomissione, al netto di ciò che costituiscono in quanto opere letterarie, sta nella potenza intrinseca che hanno saputo sprigionare all’esterno, facendo emergere con forza dei temi scottanti, bollenti, inevasi da un giornalismo distratto o più probabilmente meno vicino al comune sentire del popolo. L’ennesima dimostrazione che la potenza della narrativa non ha confini geografici ne tanto meno temporali, alla faccia di chi crede che il libro, oggi, sia un oggetto perlopiù da arredo.

@giulio_serra

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