Letteratura
Sciascia, l’eretico
Parlare oggi di Leonardo Sciascia, letterato, saggista ma, soprattutto, intellettuale dallo sguardo lungo, potrebbe apparire anacronistico, viviamo infatti un tempo in cui alla riflessione si sostituisce molto spesso l’irragionevolezza, al dubbio intelligente le certezze dommatiche, alla cultura l’ignoranza e la barbarie vendute come strumenti di liberazione.
Nella società dell’1 vale 1, Sciascia è certamente fuori tempo.
Eppure, nonostante il pessimismo della ragione che sembra prevalere anche in chi ancora riesce ad avere l’equilibrio necessario per leggere la realtà, ho la convinzione che proprio questo sia il tempo per riproporre Sciascia, per fare tesoro della sua lezione civile.
Sono d’accordo con Felice Cavallaro, autore dello splendido “Sciascia, l’Eretico”, edito da Solferino, quando dice che “Sciascia aveva considerato la letteratura uno strumento di liberazione, un mezzo per capire come analizzare la società, i vizi e le virtù degli uomini”.
Sciascia, infatti, cerca di cogliere questo obiettivo attraverso le sue opere, molte delle quali emblematiche e sempre filtrate da quei lumi della Ragione che hanno costituito il suo sostrato culturale.
Ecco perché la letteratura di Sciascia si potrebbe definire tout court “letteratura civile”, una ricerca – attraverso la fabula, l’invenzione letteraria – della verità. Una verità, e qui un sublimale richiamo all’agostiniano “in interiore homine habitat veritas”, che cioè parte dall’uomo, dall’individuo spogliato da tutte quelle sovrastrutture che ne limitano la libertà di pensiero e di espressione.
Ecco il perché, nel discorrere di Sciascia, incontriamo la stagione dei diritti, i diritti che vanno difesi e tutelati anche quando operare in questa direzione può apparire aberrante.
In questo senso Sciascia appare un eretico, un eretico che come affermava Filippo Turati, pretendeva il diritto all’eresia.
Non è un caso che Cavallaro, impegnato animatore e promotore della Via degli scrittori, scelga proprio la parola “eretico” per aggettivare il titolo del suo originale volume che guarda a Sciascia con gli occhi della sua esperienza personale frutto di una stretta simil familiare frequentazione.
Eretico, Sì, ma bisogna intendersi sul significato di eresia.
Oggi la nostra società appare eretica, insofferente alle regole propone modelli eretici.
Ma sono modelli mediocri, superficiali, istintivi, nulla a che vedere con l’eresia sciasciana, che nasce da riflessioni profonde sulla storia e sull’uomo, che fa emergere le contraddizioni nascoste dall’ipocrisia, che porta a compimento un disegno antitetico rispetto al quotidiano ma, ad un tempo, profondamente razionale con il quale invita al confronto.
Un confronto scomodo, Sciascia stesso è personaggio scomodo, non aggiogabile, come tentarono di fare storie politiche varie, a cause che non rispondessero al suo personale sentire.
Un uomo di “tenace concetto” che, pur mite e schivo, lanciava una sfida al conformismo imperante.
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